SALTA ANCORA LA FIERA DEL RE CARCIOFO, RESTA SOLO L’AMARO IN BOCCA. LA 70° EDIZIONE PER IL SECONDO ANNO DI FILA NON SI FA.
C’era una volta la Sagra del Carciofo. Poi si è fermata all’edizione 69 e di soffiare le sue 70 candeline proprio non se ne parla. Colpa della maledetta emergenza sanitaria e dell’impossibilità di poter organizzare una fiera nazionale di questa proporzione attrattiva di romani e visitatori provenienti da tutto il Lazio. Perciò appuntamento a data da destinarsi, chissà magari al prossimo anno, si spera.
Facile farsi travolgere dalla negatività, soprattutto parlando di numeri. Perché la tre giorni di festa è in grado, storicamente, di far guadagnare intere categorie. Quelle del commercio e della ristorazione in primis, soprattutto chi offre la possibilità ai clienti di poter scegliere il menù fisso del carciofo abbinato a pesce o carne a seconda dei gusti: la “Bi-Settimana Gastronomica”. Poi c’è il mondo dei venditori ambulanti che pagano per i rispettivi banconi, anche profumatamente, ma se il bel tempo assiste la Sagra il guadagno è assicurato. C’è la categoria dei produttori locali che hanno lavorato sodo nei campi. E il Comune che ad ogni Sagra – come confermato dall’assessore al Bilancio, Claudio Aronica – ottiene circa 120mila euro dagli affitti, poi rigirando buone somme agli organizzatori.
Però i rischi sono troppi e le normative del Governo stringenti nel tentativo di limitare gli assembramenti. Complicato organizzare l’evento mettendo in moto associazioni culturali, sportive ed enogastronomiche, gestire spazi dei produttori locali e dei venditori di altre regioni italiane. E con lo spettro di una cancellazione a giochi quasi fatti, come avvenuto nel 2020, sembra non ci sia altra soluzione. «A seguito della proroga dello stato di emergenza fino al prossimo 30 aprile 2021 – annuncia Marco Milani, assessore a Cultura e Spettacoli – siamo stati costretti ad annullare anche quest’anno la nostra Sagra. È stata una scelta sofferta ma la legge non lascia spazio a deroghe o ulteriori forzature per cui cercheremo di promuovere qualcosa in streaming o comunque che non preveda affollamenti, per aiutare coltivatori e commercianti lasciati a loro stessi. Appuntamento al prossimo anno, per quella che sarà, speriamo, una grande Sagra».
L’iniziativa. A proposito di social. Al di là della buona volontà, una Sagra via internet forse non avrebbe neanche senso. Resta allora in piedi l’appello lanciato dagli agricoltori locali che invitano i cittadini a recarsi nelle loro aziende per acquistare gli ortaggi. Abbiamo sentito ad esempio Mara Zani, vincitrice dell’ultima edizione del concorso delle Sculture, uno dei momenti più attesi ogni anno. «Cercheremo di fare il possibile – parla la donna – per salvaguardare il marchio. Ci si è messo anche il tempo con la pioggia eccessiva e la grandine, qualche pianta è andata distrutta ma la qualità non si discute. Il nostro carciofo è invidiato e noi lo consegniamo anche a domicilio». Più di venti famiglie si sono attivate da tempo per ricevere nelle loro aziende i clienti. Cimaroli, braccioli, carciofini. Il processo di produzione va avanti. «Ci impegniamo al massimo – racconta Angela Seri, sempre dai Monteroni – coltivando i nostri 6 ettari di carciofi. Dobbiamo difenderci dalla pandemia, dal tempo, dagli aiuti economici che non sempre arrivano dal Governo e dai prezzi a basso costo di altre regioni. Ma i nostri carciofi ladispolani sono i migliori, hanno un sapore ineguagliabile».
Nostalgia canaglia. “Piazza dei Sapori”, con la proposta di assaggi di prodotti tipici delle varie zone della Penisola, i gemellaggi culturali e le esibizioni di ginnasti, atleti, scuole di ballo e altri appuntamenti storici, chiudendo con il gran finale: lo spettacolo di un big in piazza Rossellini e i fuochi d’artificio sul mare. Ai ladispolani mancherà ritrovarsi nelle vie del centro, rimpiangendo pure la ressa. Ai tempi delle distanze e degli abbracci mancati resterà solo un dolce ricordo.