ROMA, ZTL FASCIA VERDE

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UNA TECNO-GABBIA CONFEZIONATA DALLA FABBRICA…

Il primo novembre 2023 dovrebbe scattare la tagliola su migliaia di auto che non potranno più circolare dentro Roma, manco in periferia infatti la nuova Ztl Fascia verde riguarda un’area che a Nord va da Labaro e a Sud arriva all’inizio dell’Ardeatina, mentre a Ovest sfiora la Portuense e a Est la Casilina. Lo stop “sarebbe” previsto per gli euro 4 diesel ed euro 3 benzina anche se dotate di impianto gpl o metano salvo deroghe.

Il condizionale è d’uopo: su quello che succederà tra poco più di 15 giorni ancora regna l’incertezza causata dal silenzio assoluto da parte del sindaco Gualtieri & company. Non basta l’insulto alla libertà di circolazione in nome di uno pseudo ambientalismo menzognero, è anche necessario tenere i cittadini sulla corda, migliaia di madri e padri di famiglia, lavoratori e pensionati, assillati dal dubbio: il cappio al collo lo stringeranno ora, oppure l’esecuzione sarà rimandata al 2024?

Per ora sono 51 varchi d’accesso alla futura Ztl sono state montate solo una manciata di telecamere, ma i pali sono già quasi tutti pronti. Stando ad una delle ultime delibere, in teoria, sarebbero previsti un carnet di ingressi a pagamento, una nuova tecnologia – tipo scatola nera – installata nell’auto che CONCEDE un numero limitato di chilometri all’interno della ZTL, nonché esenzioni dai divieti perle auto a benzina Euro 3 e quelle diesel Euro 4.

Per quanto riguarda le vetture a gpl siamo ancora nella notte in cui tutte le vacche sono nere. Il problema però non è imputabile semplicemente a Gualtieri. Destra e sinistra servono lo stesso padrone: il grande capitale finanziario. infatti, Rocca, il presidente della Regione, non solo non ha fermato questo scempio di diritti, ma addirittura temporeggia su deroghe e modifiche alla nuova fascia verde. Fatto è che l’ex amotage di far circolare voci su presunte proroghe e la strategia del temporeggiamento, ha sortito come effetto quello di smorzare e disorientare la protesta che stava montando in primavera.

L’accanimento con cui Rocca e Gualtieri stanno portando avanti questo progetto di sto pico, che fa carne di porco dei ceti medio bassi, delle piccole attività commerciali (bar, negozi, ristoranti), e che ha come conseguenza la perdita di tantissimi posti di lavoro, ha un alibi perfetto: “ce lo chiede l’Europa”, “bisogna rispettare le direttive europee” onde evitare le multe dovute al superamento dei limiti all’inquinamento atmosferico. Una scusa del tutto infondata visto che non c’è alcun eccesso di biossidi di azoto (NO2).

“La verità – scrive l’avvocato Avv. Roberto Maurelli – è che i dati dell’ARPA certificano incontrovertibilmente che, dall’inizio del 2023, Roma ha una media di 21,92 μg/m3, ben inferiore al valore limite di 40 μg/m3 e addirittura in significativa diminuzione rispetto al 2022, quando la media era di 27,41 μg/m3”.

La realtà è che dell’ambiente non frega un tubo a nessuno, né al sindaco di Roma, né tantomeno al presidente di Regione, come si evince dallo stato di degrado in cui versa la Capitale, piena di monnezza ovunque, dal trasporto pubblico da Terzo Mondo e dal fatto che si voglia costruire un inceneritore nelle periferie, sempre più cornute sempre più mazzate.

Se il vero scopo fosse quello di abbattere le emissioni, sarebbe sufficiente incentivare il trasporto pubblico rendendolo efficiente e gratuito. La gente liberamente sceglierebbe di lasciare l’auto, senza tiranniche coercizioni. Inoltre verrebbero piazzate colonnine di ricarica per le elettriche ovunque. La realtà è che sostituire l’intero parco macchine con l’elettrico è concretamente impossibile. Il vero obbiettivo, come ho già sottolineato in passato, è quello di boicottare la proprietà dell’auto – in quanto essa costituisce un intralcio al controllo capillare delle masse – e trasformarla in un privilegio per pochi.

In un report presentato nel 2019 al Senato degli Stati uniti d’America la proprietà dell’auto viene considerata tra gli ostacoli allo sviluppo della società del controllo fondata sull’intelligenza artificiale, uno sviluppo ritenuto essenziale per la sicurezza nazionale al fine di battere la Cina sul terreno della Quarta Rivoluzione industriale.

A Sciacca, in Sicilia, nell’estate 2014 nel meeting organizzato da Google tra i vertici delle più importanti società del pianeta, una specie di Davos mediterranea, intitolata The Camp, tra i partecipanti figuravano Larry Page di Google, Elon Musk, Vittorio Colao, Ana Botin (Banco Santander), Jaki Elkann. In quella occasione Travis Kalanick, fondatore di Uber – come si legge nel Corriera della Sera – sostenne che l’auto in futuro sarebbe diventata “come l’acqua corrente: non è tua, ma scorre dal rubinetto quando ce n’è bisogno. Lo stesso per le quattro ruote: ce ne sarà una pronta quando serve, comprarla non avrà più molto senso”.

Il WEF, organizzazione di capitalisti finanziari, in un documento pubblicato a maggio 2023 intitolato The Urban Mobility Scorecard Tool. Benchmarking the Transintion to Sustainable Urban Mobillity sollecita i governi a ridurre drasticamente il numero di automobili di proprietà privata da 2,1 miliardi a 0,5 miliardi, ossia del 75% entro il 2050, veicoli elettrici inclusi, in quanto entro quella data più di due terzi della popolazione mondiale vivrà in città e le persone non avranno più bisogno di lasciare la loro residenza. l’UE sta portando avanti l’agenda verde da tempo, senza trovare alcuna opposizione significativa se non di facciata, e tra le tante nefandezze green, ha vietato i motori a combustione interna dal 2035. Anche l’aumento del costo dei carburanti lavora a favore di questo progetto pazzoide.

Pertanto, seguendo questa logica, per la quale “le persone non avranno più bisogno di lasciare la propria residenza”, non occorre manco incentivare il trasporto pubblico. il progetto è quello di controllare e rinchiudere in casa la sporca plebaglia, ghettizzarla nei quartieri di smart city/città 15 minuti. Il lock down del 2020 fu il primo mastodontico esperimento sociale per vedere se la popolazione si sarebbe piegata, in nome della “salute innanzi tutto”, ad una coercizione tanto irrazionale quanto tirannica. Dall’esperimento è risultato che la gente è docile come un agnellino, non difende con le unghie e con i denti i propri diritti, ma si sottomette, al più emette qualche belato, per ottenere qualche briciola: un green pass, un carnet di ingressi, una proroga, una deroga.

Quanto ai possessori di auto elettriche ed ibride che pensano che il problema non li riguardi, farebbero bene ad uscire da questa illusione: a Milano la tagliola sta per scattare anche sulle ibride. Verranno a prendere tutti, eccetto pochi, pochissimi privilegiati.

DI MIRIAM ALBORGHETTI