HAEIC PETRUS A XSTO PETIIT: <<DOMINE QUO VADIS?>>
(In questo luogo Pietro chiese a Cristo: <<Signore, dove vai?>>)
Roma, Via Appia Antica 51: una delle prime chiese che si incontrano su questa strada è la chiesa del Domine quo vadis, di origine medievale, nonostante sia stata costruita intorno alla prima metà del 1600, ed è legata a storie e leggende incredibili.
Un piccolo luogo di culto situato tra via Appia Antica e via Ardeatina, sorto nel IX secolo e che è stato riedificato per volere del Cardinale Francesco Barberini (1597-1679), nel 1637 a causa di un temporale che l’ha rasa quasi completamente al suolo insieme alla sua canonica.
La facciata esterna, come l’ambiente interno, è molto semplice: sono presenti due lesène, risalti verticali di una parete muraria con funzione decorativa e in genere ripetuto ritmicamente, il timpano superiore, a forma triangolare, è ornato da una piccola scultura che raffigura lo stemma della famiglia Barberini, per celebrarne l’importanza e una grande finestra rettangolare, unica fonte di luce dell’interno della chiesa, nella quale si ha un’unica cappella con al centro la rappresentazione di San Francesco e alle sue spalle il panorama di Roma con le sue chiese.
Immersa nel cuore del parco dell’Appia Antica, fra catacombe e ville romane, si trova fuori dai classici percorsi turistici, anche per la sua posizione, che rende difficoltoso il raggiungimento di questa piccola chiesa, il cui colossale valore storico e culturale risiede nella leggenda alla quale è legata. Il timpano inferiore della facciata esterna accoglie il visitatore con la frase Haeic Petrus a Xsto petiit: <<Domine quo vadis?>>. La vicenda si svolge nell’anno 64 d.C. a Roma, periodo del famoso incendio che ha devastato la città, e del quale l’Imperatore Nerone ha incolpato cristiani, dando il via alla loro persecuzione (durante la quale muore anche San Paolo). Simone, detto Pietro, (uno dei dodici apostoli e che i cristiani considerano come loro primo Papa) decide di darsi alla fuga per fuggire alle terribili uccisioni ordinate dal folle Imperatore. Ormai fuori dalle mura di Roma, esattamente nel punto su cui sorge la chiesa, ha una visione: si imbatte in Gesù ed esterrefatto gli domanda <<Domine, quo vadis?>> (Signore, dove vai?). Cristo risponde <<Venio Romam iterum crucifigi>> (Vengo a Roma per essere crocifisso di nuovo) e andandosene lascia l’impronta dei suoi piedi, una copia della quale è stata posta nel 1620 all’interno della nostra piccola chiesa, intitolata a Santa Maria in Palmis (“in palmis”, per via delle impronte dei piedi credute di Gesù; in realtà si tratterebbe di uno dei tanti ex voto lasciati dai fedeli, vale a dire un oggetto offerto in voto alla divinità per grazia ricevuto o in adempimento di una promessa), mentre la pietra originale è stata spostata nella chiesa di San Sebastiano fuori le mura. Immediatamente dopo questo incontro Pietro decide di tornare indietro e di affrontare il suo martirio.
Così come lo è stato per San Pietro, ancora oggi la chiesa di Domine quo vadis è un luogo di profondo discernimento, buon senso e meditazione e, nei momenti della nostra vita in cui non sappiamo che direzione o decisione scegliere la piccola basilica è pronta ad aiutarci nella maniera più saggia.
Flavia De Michetti