“Parole non Pietre“, un linguaggio responsabile a contrasto di ogni forma d’odio e discriminazione.
Si chiamavano Eduardo Ricchetti, Amedeo Fatucci, Leo Funaro e Pellegrino Vivanti. Giornalista il primo, tipografi gli altri 3 uomini, vennero catturati nel corso del rastrellamento a Roma il 16 ottobre del 1943 e dai campi di concentramento non sono più tornati. A loro è stata intitolata, al Portico d’Ottavia, la Panchina della Memoria domenica 1 marzo 2020 a Roma.
Presente il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoni, che mette in guardia dal riemergere dell’antisemitismo:”I segnali preoccupanti di tante famiglie europee di religione ebraica – dichiara alle telecamere della Rai – che lasciano l’Europa perchè insicure. Questo è un forte richiamo alla nostra responsabilità e alle responsabilità delle istituzioni”. “Momenti come questo – dice la sindaca Raggi – sono importanti per ricordarci chi siamo stati, dobbiamo andare avanti riscrivendo un futuro diverso”. Presenti anche Ruben Della Rocca, vice presidente della Comunità Ebraica di Romae Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah.
L’intitolazione della panchina conclude la tre giorni della solidarietà (da venerdì 28 febbraio a domenica 1 marzo) promossa dalla Fnsi, dall’Articolo 31 e dall’Ordine dei Giornalisti del Lazio, intitolata “Parole e non Pietre“, intesa a promuovere un linguaggio responsabile a contrasto di ogni forma di odio e di discriminazione.
Venerdì mattina un importante incontro nella sede della rivista La Civiltà Cattolica (via di Porta Pinciana, 1), fra i rappresentanti di diverse confessioni religiose e i rappresentanti della categoria dei giornalisti, dove si è siglato un patto contro la narrativa della paura e dell’odio.