L’OSPEDALE DELLE BAMBOLE: UNA BOTTEGA SENZA TEMPO CHE DONA NUOVA VITA AGLI OGGETTI ANTICHI
Uno dei luoghi più particolari e suggestivi della Capitale, nonché il più amato, è l’Ospedale delle Bambole: ci troviamo in pieno, centro storico, via di Ripetta.
Girovagando alla scoperta dei segreti e dei misteri di Roma, potremmo imbatterci in una zona nella quale è custodita una piccola bottega: poco evidente, lontano dal caos e dalla frenesia cittadina, tuttavia un elemento emblematico per la storia di una Città che non finisce mai di sorprenderci.
Il negozio viene fondato nel 1939 nei pressi di via Nazionale (via Magnanapoli) e ancora oggi è una delle poche attività superstiti, sopravvissute al succedersi delle epoche, al modificarsi dei tempi, degli usi e dei costumi, grazie alla famiglia Squatriti, la quale da anni di dedica con estrema cura e una vivace inclinazione alla riparazione di bambole e altri oggetti antichi, come vasi, specchi, facendone una vera e propria diagnosi, con la quale si elencano minuziosamente tutti i trattamenti e le cure che saranno eseguite. Federico Squatriti, l’orgoglioso proprietario pronto ad accogliere con il sorriso chiunque varchi la soglia di questa straordinaria officina artigianale, ha dichiarato in molte interviste che con grande passione e tenacia farà di tutto perché questa preziosa attività duri ancora a lungo nel tempo, nonostante le molte difficoltà. La clientela che frequenta “Restauri Artistici Squatriti” è variopinta e, in alcuni casi, molto particolare: si passa dai veri e propri collezionisti, provenienti da tutto il mondo, fino a persone che salutano e si rivolgono alle bambole come se fossero dotate di vita propria.
Perché le bambole possono risultare tanto inquietanti?
Sicuramente i film horror, le storie di paura ed eventi paranormali hanno alimentato notevolmente l’immaginario collettivo, secondo il quale è normale provare una sensazione di disagio di fronte ad un inoffensivo giocattolo; del resto, il vero motivo potrebbe avere origine dal loro aspetto: le bambole non sono altro che una versione in miniatura dell’essere umano e, in quanto tali, quando le osserviamo (in maggior misura quando non lo facciamo) è come se ci aspettassimo che prendano vita da un momento all’altro. Ciò che vediamo sono esseri umani senza anima, come dei recipienti vuoti: un aspetto che le rende estremamente sinistre.
Un luogo senza tempo, affascinante e terrificante allo stesso tempo, conosciuto dai romani anche con il nome di “Bottega del Terrore”, a causa dell’allestimento della vetrina, che consiste in parti troncate: teste, gambe, busti e di ogni tipo, di cartapesta, porcellana e materiali affini, appartenenti ad ogni epoca, occhi che seguono con attenzione i passanti e non perdono di vista nessuno: si tratta di bambole ormai impossibili da riparare, ma che negli anni hanno stretto un potente legame con il loro proprietario, al quale a sua volta, molto spesso, risulta difficile separarsene definitivamente. Dunque, i loro resti vengono esposti nella vetrina, che il signor Federico definisce come “Limbo”, affinché la loro “vita” si allunghi ancora un po’.
Flavia De Michetti