UNO SPETTACOLO CHE CAPITA SOLO UNA VOLTA ALL’ANNO
La Città Eterna, oltre ad essere ricca di segreti, misteri e storia in ogni suo angolo, è luogo di un grandioso avvenimento, che si manifesta una sola volta nel corso dell’anno, precisamente ogni 21 aprile: il Natale di Roma.
Il protagonista di questa tradizione, unica nel suo genere, è il Pantheon, che contribuisce alla bellezza e alla ricchezza della Capitale da più di duemila anni.
L’edificio della Roma antica, punto di riferimento per molti romani, che tuttavia non ne conoscono bene la storia e le sorprese che esso conserva, è stato fatto costruire nel 27 a.C. da Marco Agrippa (63 a.C.-12 a.C.), come testimonia la frase in lingua latina sulla facciata principale, che recita: “Marcus Agrippa Lucii filius consul tertium fecit”, tradotto in “Lo costruì Marco Agrippa, figlio di Lucio, nel suo terzo anno di consolato”. Con il trascorrere del tempo l’edificio ha subìto diversi danni ed è stato distrutto più volte, fino ad arrivare al 118 d.C., momento storico segnato dalla ricostruzione del Pantheon, voluta dall’Imperatore Adriano (76 d.C.-138 d.C.), attuando un progetto assolutamente rivoluzionario per l’epoca.
Il visitatore, entrando, viene improvvisamente avvolto da una prima sensazione di impotenza, smarrimento, effetto voluto proprio dagli antichi architetti romani per riprodurre la giusta percezione che deve avere l’uomo, per sua natura mortale, di fronte alle divinità, cui la costruzione è interamente dedicata, proprio così si spiega la sua pianta rotonda e l’origine del nome: dal greco “pan”, tutto e “theos”, dio, dunque Pàntheon hierón, tempio di tutti gli dèi. Uno spazio vuoto e immenso, sovrastato dall’innovativa cupola “forata”, chiamata “Oculus” (in latino, “Occhio”), in cui si identifica l’unica finestra: si tratta di una calotta aperta, che accoglie i raggi del sole permettendo la totale illuminazione dello sconfinato spazio interno.
“Cosa accade all’interno del Pantehon quando piove?”
La risposta è che non accade assolutamente nulla, la superficie rimane perfettamente asciutta, grazie al cosiddetto “effetto camino”: una corrente d’aria calda si sposta verso l’alto (secondo un moto ascensionale) vaporizzando le gocce della pioggia. La cupola, inoltre, è stata costruita migliaia di anni fa con un espediente geniale per gli antichi romani, che non avevano ancora acquisito le conoscenze tecniche che abbiano noi oggi: cionondimeno è stata costruita strato su strato, con un miscuglio di ghiaia e cemento, mischiati in un blocco unico, al quale, salendo sempre più in alto, sono stati aggiunti e mescolati materiali più leggeri, come la pietra pomice (la roccia leggera per eccellenza).
Come il lettore ha notato fino ad ora nulla viene lasciato al caso, neanche il significato del luogo dove sorge l’imponente Pantheon: la leggenda tramanda che Romolo morì esattamente nel punto in cui oggi sorge la costruzione e che un’aquila planò sul suo corpo per afferrarlo e portarlo in cielo, fra gli dèi.
Uno dei capolavori dell’architettura e dell’ingegneria più grande di tutti i tempi, che ancora oggi conserva i decori e il pavimento originali. Una delle cupole più grandi del mondo, sembra essere un organismo vivente, parte integrante della storia e della bellezza della Città Eterna, che ogni 21 aprile, il giorno del compleanno di Roma, sembra voler rendere omaggio alla Capitale, per mezzo di un fenomeno astronomico strabiliante: ogni anno, nel giorno di questa speciale ricorrenza, a mezzogiorno, un fascio di luce penetra dall’Oculus, colpendo la bronzea porta d’ingresso, illuminandone l’arco e il porticato esterno.
Frutto di complessi studi, questo suggestivo fenomeno, voluto dagli antichi romani, intende richiamare il collegamento diretto tra l’uomo e la divinità, senza la necessità di un sacerdote che faccia da intermediario. Un effetto scenografico che conferiva ancora più enfasi all’ingresso dell’Imperatore nell’edificio (in tempi antichi utilizzato come sala per le udienze), colpito da un teatrale occhio di bue, che ne avvolgeva l’intera figura.
Un tempio in cui è possibile contemplare un collegamento diretto tra il Sole e la Città Eterna.
Flavia De Michetti