Il 17 giugno del 2001 la Roma conquistava lo scudetto, toccando l’apice della propria storia recente. Il 17 giugno del 2019 la Roma ha toccato il punto più basso e vergognoso della propria storia. La conferenza stampa di Francesco Totti è stata la fotografia nitida del modus operandi della proprietà americana che calpesta bandiere, simboli e leggende, in nome del dio dollaro e del profitto a tutti i costi. Quando un club arriva a mettere alla porta le proprie bandiere come De Rossi e Totti solo per risparmiare qualche euro e non fare ombra al “cerchio magico”, significa che la Roma è arrivata al capolinea. Che quei pochissimi trofei vinti proprio grazie a giocatori come Totti non contano più nulla. Che la scelta di Totti di rimanere in questa città a non vincere nulla, rifiutando di andare ad alzare Coppe dei campioni e scudetti in Spagna o Germania, per gli yankee non conta nulla.
Sono gravissime e motivo di riflessioni le parole di Totti quando dice “tutti sanno che mi hanno costretto a smettere”. Un addio amaro quello del Capitano della Roma a cui gli americani hanno sbattuto la porta in faccia, infischiandosene dei tifosi e della storia di quello che resta uno dei più forti che hanno mai indossato la maglia giallorossa. Non sappiamo quale sarà il futuro di Totti, di certo non avrà problemi ad essere ingaggiato da club italiani o europei. Ma sappiamo che per la società di Pallotta si aprono tempi cupi. La tifoseria è furente per aver assistito alla distruzione dei loro giocatori simbolo. Molti atleti come Manolas, Zaniolo e Dzeko sono sul piede di partenza. Antonio Conte, che aveva fiutato la brutta aria che tira sulla capitale, ha rifiutato la panchina della Roma dove è stato chiamato un tecnico che ha vinto solo in Ucraina. Dove il campionato da anni se lo giocano due sole squadre. Lo stadio appare sempre più un sogno, ora si vocifera di andarlo a costruire fuori dal Raccordo anulare, vicino all’aeroporto di Fiumicino tra un centro commerciale e l’altro. Crediamo che gli americani si stiano prendendo una bella responsabilità, si respira tra triste sensazione che la proprietà voglia rientrare in qualche modo dei soldi spesi avviando una serie di cessioni a catena dei giocatori migliori per poi andare dalla banca e restituire le chiavi di Trigoria. Di sicuro, questa odierna non è la Roma di Francesco Totti.