Vi raccontiamo la duttilità artistica di Rocco Papaleo, doppiatore, sceneggiatore, regista e attore. Uomo del profondo sud che ha scelto di vivere a Torino di Felicia Caggianelli
Doppiatore, sceneggiatore, regista e attore, anche se non nasconde che al primo posto nella classifica delle preferenze artistiche che gli competono mette cantautore-musicista. Lo studio non era il suo forte, almeno per quanto riguarda l’università. La musica cambia quando Rocco Papaleo, classe 1958, grazie ad un’amica, si scrive ad una scuola di recitazione iniziando a tessere i primi rapporti con importanti esponenti del poliedrico mondo dello spettacolo. Di lì in poi è una escalation di traguardi raggiunti e di esperienze formative immagazzinate che ne hanno fatto un attore amato ed apprezzato dal grande pubblico e dalla critica. Diretto da registi del calibro di Placido, Pieraccioni, Archibugi, Virzì, Veronesi e De Leo vanta al suo attivo riconoscimenti e premi quali il David di Donatello e candidature all’Oscar nel 1997 anno in cui debutta nel settore musicale con pubblicando l’album discografico “Che non si sappia in giro”, edito da BMG Ricordi, nel quale è anche autore di musiche e testi. Incasellarlo in un ruolo definito è impossibile in quanto Papaleo è un attore camaleontico in grado di vestire i panni dei personaggi più disparati siano essi comici o schizofrenici, romantici o seri, raccontati con una interpretazione sempre fedele e convincente di un fuoriclasse del settore quale è. Fedele alla sua amata passione per la musica è vincitore nel 2005 del premio della critica al Festival teatro canzone Giorgio Gaber. Manifestazione canora dedicata alla forma d’arte musicale e teatrale lanciata dallo scomparso Giorgio Gaber, che poi presenterà nel 2012, ricevendo il testimone da Enzo Iacchetti, padrone di casa per le precedenti edizioni. Nel 2009 porta in tour lo spettacolo di teatro e canzone Basilicata Coast to Coast, L’anno dopo (2010) debutta in qualità di regista nel film intitolato proprio Basilicata coast to coast, chiamando a sé attori come Alessandro Gassman, Giovanna Mezzogiorno, Paolo Briguglia e Max Gazzè, quest’ultimo al debutto cinematografico. Il film vince il David di Donatello 2011 nella categoria “Miglior regista esordiente”. Nel 2012 affianca Gianni Morandi nella conduzione della 62ª edizione del Festival di Sanremo. Nel 2013 veste i panni di un ex prete nella commedia: Una piccola impresa meridionale. Il film è ispirato dal romanzo omonimo scritto proprio da Papaleo e pubblicato da Mondadori contemporaneamente al film. E ci fermiamo qui, per adesso, anche se potremmo continuare all’infinito essendo un personaggio che merita e che ultimamente ha esordito con una divertente commedia sulla ricerca del significato della verità nella coppia con l’opera prima del regista Giuseppe Loconsole “Tu mi nascondi qualcosa”.
Rocco Papaleo col nostro vice direttore Felicia Caggianelli
I tuoi fan dicono che sei un ottimo musicista prestato alla talentuosa interpretazione, è proprio così?
“Sì. Diciamo che mi sento principalmente un cantautore che si mantiene facendo l’attore. Però, dopo trentacinque anni di mestiere mi sento anche un attore, in fondo”.
Qual è il tuo amore artistico?
“Io sono più per chitarra e voce”.
Sei stato uno dei protagonisti di spicco della scorsa edizione del festival di Sanremo. Com’è stata questa esperienza?
“Intensa. Non solo perché ho avuto modo di esprimere il mio personale giudizio quale giurato, ma perché è stata un’ottima edizione, super classe, ed io ne sono stato un testimone in prima linea. Ho apprezzato le performance del mio amico Pier Francesco Favino che ha regalato un tocco originale impreziosendo ancora di più questa kermesse dedicata alla musica italiana di ampio respiro”.
Da un paio di anni hai scelto di vivere a Torino, pur essendo un uomo del profondo sud. Come nasce questa scelta?
“Di Torino mi piacciono l’atmosfera, il verde, l’architettura, e le persone sono gentili e colte. E’ una città poco svelata, si respira una raffinatezza maggiore rispetto ad altre dove uno che fa il mio mestiere normalmente vive. Torino mi calma, puoi stare in disparte senza perdere occasione di stupirti. La prima volta, ci sono venuto con la mia ex moglie, che è scenografa e girava qui un film di Sergio Castellitto, era incinta, quindi parlo di vent’anni fa. Già allora, mi piacque. Sei anni fa, ci ho girato È nata una star, di Lucio Pellegrini, proprio con Luciana Littizzetto. È lì che è cominciata la nostra amicizia e che mi sono innamorato di Torino”.
Progetti futuri?
“Sinceramente non mi va di parlare in questo momento, ma possiamo dire che c’è qualcosa. Ci sono i lavori in corso. Ci sono cose che inizieranno a breve anche se adesso siamo tutti concentrati, me compreso, comunque c’è il film di Loconsole con “Tu mi nascondi qualcosa”. Devo confessare che mi piace molto parlare delle cose che faccio ma non dei progetti si tratta di rispetto per l’avvenimento che stiamo presentando, ovvero il film suddetto. E poi di volta in volta la promozione degli eventi che presentiamo”.