AGENTI KILLER TELECOMANDATI DA REMOTO, MUNITI DI ESPLOSIVI, “ARRUOLATI” NELLA POLIZIA DI SAN FRANCISCO.
di MAURIZIO MARTUCCI
Automi omerici, golem per l’umanità, il testo è del 1950: “un robot è un robot. Metallo e ingranaggi, elettricità e positroni. Un cervello e una massa di ferro. Una creazione degli uomini che gli uomini possono distruggere, se necessario”. Così ‘Io, robot’, dal secondo dopoguerra libro cult di Isaak Judovič Asimov, pioniere del genere fantascientifico, padre di tre leggi della robotica che – tra uomo e robot – umanamente scelse il primo, strizzando però l’occhio al secondo, purché machina delinquere non potest:
“1) Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2) Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.”
Riattualizzato “1984” dal 2020, un po’ come la narrazione distopica di Orwell anche Asimov ha di fatto preconizzato i tempi, ma in ottica transumanista, se è vero che negli ultimi 70 anni dal metalloide Robbie – oggi Messia prometeico di Elon Musk – tra un UFO Robot Goldrake e un Jeeg Robot d’acciaio siamo finiti nella Quarta Rivoluzione Industriale senza praticamente accorgercene, come fosse un gioco, un cartone animato.
Nel 2016 l’Europarlamento si interroga sulla possibilità di far pagare le tasse ai robot e solo l’anno dopo l’equiparazione tra robot e umano finisce nel singolare status giuridico di ‘persona elettronica‘, viatico pel riconoscimento del robot come essere senziente, quasi come LamDa di Google, Intelligenza artificiale cosiddetta senziente, pel suo ingegnere dotata persino di un’anima.
Fin qui il limbo, il Mondo di Mezzo dove, stringendo all’osso, il metallo non è carne né pesce. Solo che ora, tra realtà aumentata, transistor e algoritmi, dalla California arriva la notizia dello sdoganamento del Mondo di Sopra: “i robot possono uccidere in circostanze rare ed eccezionali”.
Il democratico Consiglio delle autorità di vigilanza di San Francisco ha infatti approvato l’uso della robotica come forza mortale nella disponibilità del dipartimento di Polizia di San Francisco, agenti killer telecomandati da remoto, tutti muniti di esplosivi, esattamente come nel 2016 in Texas quando Androx Mark V A-1 in un blitz uccise un cecchino a Dallas, come poi nel 2020 in Iran un robot mitragliatore guidato da remoto in Israele fece fuori un ingegnere nucleare, né più né meno come l’Intelligenza artificiale già fa in guerra con Gnom, i robot di combattimento ucraini sguinzagliati contro i militari nemici: “Una volta autorizzato questo tipo di utilizzo – riferendosi all’uso in ambito civile – può essere molto difficile tornare indietro”.
E ancora: “non si riesce a credere a quello che sta accadendo… questo tipo di strumenti aumenteranno le disparità nell’infliggere una forza mortale alle comunità”, il commento critico dei più attenti osservatori americani. Ai quali, però, deve esser sfuggita l’ultima invenzione di Palmer Luckey, fondatore di Oculus assorbita da Facebook per Meta: ispirato al cartoon Sword Art Online, il padre della realtà virtuale ha realizzato il casco VR, un visore per videogame dove in caso di game over, cioè di perdita nel gioco, delle piccole cariche esplosive possono realmente uccidere il giocatore nel più subdolo degli assiomi… se muori nel gioco, muori pure nella vita reale.
Elementare, no? “L’idea di legare la tua vita reale al tuo avatar virtuale mi ha sempre affascinato – dando appuntamento nel Metaverso, dal suo blog scrive il trentenne californiano inventore pure di droni autonomi – alzi immediatamente la posta in gioco al massimo livello e costringi le persone a ripensare radicalmente a come interagiscono con il mondo virtuale”. E già, facile, easy, ci dicono i visionari della Silicon Valley. Solo che, se avete capito bene, qui non siamo nei film di Spielberg, perché qui machina delinquere potest.
I robot, l’Intelligenza artificiale e la realtà virtuale hanno davvero licenza di uccidere. Però non ditelo al Vicepremier Matteo Salvini, euforico all’idea di offrire il Governo Meloni alle innovazioni di Elon Musk. In fondo… dopo Klaus Schwab, tanto Zuckerberg l’ha già ricevuto Draghi.