Rilancio: la morte del diritto all’istruzione

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LA BOZZA DEL DECRETO LEGGE NON PIACE A GENITORI E DOCENTI: “METÀ IN CLASSE, METÀ A CASA, TRAMITE LA DIDATTICA A DISTANZA? LA SCUOLA È UN LUOGO DI SOCIALIZZAZIONE E DI VITA REALE, NON UN MERO LUOGO ASSISTENZIALE, NÉ UN ESPERIMENTO SOCIALE”

Per finanziare  il ritorno a scuola di oltre otto milioni di alunni e un milione di dipendenti nasce Rilancio, il decreto legge (per ora una bozza composta da circa 260 articoli)  che prevede lo stanziamento di un miliardo in due anni per l’istruzione, risorse da destinare alle misure di contenimento dell’epidemia negli istituti scolastici statali. Nel Digitale, negli immobili o in risorse umane?

Al momento si tratta di una prima bozza, modificabile. Se fosse confermata e parte della cifra andasse direttamente agli istituti solleverebbe gli animi dei docenti delle scuole superiori in apprensione per l’ingresso tra meno di un mese nelle aule. Parliamo dell‘Esame di Stato in presenza previsto per il 17 giugno senza che nessuno abbia comunicato un protocollo di sanificazione e di tutela della salute per tutti i lavoratori della scuola e degli alunni. Si parla di fare esami in presenza senza garanzie di sicurezza igienico-sanitarie, lamentano i docenti. E questo è solo un aspetto della lacunosa gestione del mondo scolastico da parte della Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Un progetto più ampio che mina il futuro dei giovani italiani.

Le misure sulla sicurezza per evitare contagi sono allo studio in questi giorni, sembra che la ministra ha presentato una prima bozza sul rientro ai sindacati e questi ultimi hanno  chiesto di “fissare un quadro nazionale di riferimento in base al quale ogni scuola, in ragione delle proprie specificità (tipologia di alunni, organizzazione del lavoro, strutture edilizie), dovrà definire indicazioni su dispositivi e norme di comportamento finalizzati ad una frequentazione sicura degli ambienti scolastici eliminando ogni rischio di diffusione del contagio”.

Una risposta la meritano anche i genitori che chiedono garanzie sul rientro a scuola in presenza: ingressi e uscite scaglionate, termoscanner, eliminazione delle pause collettive come la ricreazione, il pranzo e le assemblee scolastiche. La maggior parte delle famiglie boccia l’ipotesi di una scuola mista a settembre: metà a scuola, metà a casa, tramite la Didattica a distanza. Una parte degli studenti per metà settimana andrebbe a scuola, poi l’altra metà.

Le motivazioni del dissenso sono varie, in primis la gestione del tempo. I genitori dovranno organizzare il loro lavoro in base ai giorni della DAD e molti saranno costretti o a continuare il lavoro sopportando le spese di un baby sitter oppure decidere di occuparsi a tempo pieno dell’istruzione dei figli, sacrificando il lavoro. A rimetterci perlopiù le donne.

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Il diritto all’istruzione.

L’aspetto più grave di tutta la proposta però è legato al futuro dei ragazzi italiani, al loro diritto all’istruzione, che stando alle soluzioni ipotizzate, verrebbe negato. O fortemente compromesso. I pareri dei docenti sulla didattica a distanza, inizialmente contrastanti, dopo due mesi si unificano: un fallimento. I Docenti, nonostante il loro impegno, concordano sulla bassa qualità dell’offerta formativa, del confronto con gli alunni e dei risultati deludenti raggiunti.

Settembre. Immaginate un docente fare lezione in classe ed interagire nel contempo con i ragazzi che da remoto seguono la lezione. Ai quali viene chiesto di stare per 5 ore al giorno davanti al pc ad ascoltare insegnante e compagni. Immaginate che fatica sarebbe per i più piccoli mantenere la concentrazione? Sarebbe oltremodo frustrante.

É palese la discriminazione che la didattica a distanza ha innescato tra i ragazzi e continuerebbe a creare a settembre. Nessun intervento promesso per sanare le diverse possibilità economiche delle famiglie italiane, ha donato pari opportunità. Hanno annunciato soldi per l’acquisto e la distribuzione di strumenti, che come gli altri bonus non hanno raggiunto tutti gli aventi diritto.

La Azzolina ha chiesto e ottenuto, lo stanziamento di risorse per la scuola. La proposta di docenti, famiglie e studenti è quella di usare i fondi per modificare gli edifici scolastici, rimodulare gli spazi e assumere ulteriori docenti. Anzichè investire nel digitale. La scuola è un luogo di socializzazione, di didattica e di vita, non un mero luogo assistenziale, né un esperimento sociale, come lo scenario presentato dalla ministra porterebbe a pensare.

Ulteriori Ricerche:

Istanza al Ministro dell’Istruzione: ritorno a scuola con didattica “in presenza”
https://11marzo2018veronacittadinisovrani.wordpress.com/…/…/

Potete leggere tutta la lettera indirizzata al Ministro dell’Istruzione qui https://www.tecnicadellascuola.it/la-didattica-a-distanza-n…

di Barbara Pignataro