Rieti, un auto elettrica si è incendiata

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IMPIEGATI OLTRE 37 MILA LITRI DI ACQUA PER SPEGNERLA.

I Tre Amici al Bar, Roberto Magri, Raffaele Cavaliere e Diego Corrao, nella riunione straordinaria odierna, hanno commentato saggiamente e documentalmente le politiche green disposte dalla UE, prendendo in esame la notizia dell’auto elettrica che si è incendiata il 24.01.2024 a Rieti.

Nel territorio di Ladispoli, per le auto elettriche notiamo che risultano essere state installate le relative colonnine per la ricarica delle auto elettriche. Passando a quanto appreso dalla stampa su  Fonti Aperte, a Rieti, un’auto elettrica si è incendiata, apparentemente per un guasto al motore, intorno alle 14 del  24 gennaio u.s.

Fin qui, la notizia risulta apparentemente normale, normale routine, ma poi entrando nel dettaglio, risulta che….per spegnerla è stato necessario consumare oltre 37 mila litri di acqua e applicare un particolare protocollo, che prevede l’utilizzo di teli ignifughi, specifico per questa tipologia di vetture!

Come è noto a Tutti i Cittadini, 1 metro cubo – MC – sono mille litri e, quindi, il totale dell’acqua utilizzata per spegnere l’incendio dell’auto elettrica sono serviti  37 MC ed anche fin qui, apparentemente normale. Se invece, si paragona con saggezza e buon senso con l’entità dell’ acqua per l’essere umano al quale è stata assegnata la quota di 60 MC con il Nuovo Gestore Idrico Acea ATO 2 S.p.A., scelta fissata e non concordata con l’Utente/Contribuente/Cittadino che in precedenza con il precedente Gestore Idrico Flavia Servizi Srl  aveva un impegno contrattuale annuo di 120 MC e che, peraltro non ha firmato/non ha sottoscritto alcun contratto, tutto ciò  è quantomeno privo del normale buon senso, altro che mondo al contrario, perché tra l’altro a Ladispoli ci domandiamo dove sono le colonnine antincendio e quante sono, visto che le colonnine elettriche sono state installate ! Ci domandiamo cosa potrebbe accadere se un’auto elettrica prendesse fuoco in centro, nella Città di Ladispoli cosa potrebbe accadere ? Difatti, il Cittadino/ Contribuente/Utente non è stato messo nelle condizioni di scegliere, nonostante il referendum sull’acqua del 2011 abbia dato il responso “di non privatizzare l’acqua ma di lasciarla pubblica”, ovvero senza aprire alle Multinazionali che peraltro ha ereditato in loco, un impianto di cui non si conosce la sua realizzazione, tenuto  conto delle notizie pubblicate soventemente dalla stampa in merito alle copiose perdite d’acqua, ove però apparentemente non si vedono colonnine antincendio in caso d’emergenza?

Ad esempio, per fare una saggia prevenzione sulla sicurezza nella Città di Ladispoli,  proponiamo per la sicurezza di Tutti i Cittadini/Contribuenti/Utenti,

l’ idrante a colonna soprasuolo a norma UNI EN 14384, ovvero l’installazione dell’

idrante antincendio soprasuolo che è un dispositivo connesso ad una rete idrica in pressione destinato a fornire acqua durante tutte le fasi di un incendio. L’idrante è costituito essenzialmente da una colonna che emerge dal suolo e sulla quale sono situati gli attacchi a cui vengono collegate le manichette e che permettono l’approvvigionamento dell’acqua da parte dei Vigili del Fuoco.

Gli idranti soprasuolo o a colonna vengono richiesti già in fase di progettazione di un edificio quando ritenuto al di sopra di una certa classe di rischio incendio. Più comunemente vengono posizionati all’esterno delle aree industriali o degli istituti scolastici, nei parcheggi dei centri commerciali e in tutti quei contesti in cui, in caso d’incendio, l’elevato numero di vite umane presenti sarebbero ad alto rischio .

Questi dispositivi vengono collocati ad una distanza consigliata tra 5 e 10 m dal perimetro del fabbricato a seconda della sua altezza e ad una distanza non superiore ai 60 m. Come per gli estintori anche gli idranti a colonna sono verniciati nell’inconfondibile colore rosso RAL 3000.

Per azionare questo tipo di idranti occorrono delle chiavi dette “chiavi di manovra”, che agiscono sull’albero di manovra di forma pentagonale.

Infine, con riferimento

al  Decreto Legislativo 23 febbraio 2023, n. 18 recepisce la Direttiva europea 2020/2184 sull’acqua potabile, peraltro vigente, disciplina la qualità delle acque destinate al consumo umano ed abroga il precedente D.Lgs. 31/2001 sulle acque destinate al consumo umano.

Gli obiettivi del Dlgs. n.18/ 2023, ricordiamo che  sono la protezione della salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque destinate al consumo umano, assicurando che le acque siano salubri e pulite, nonché il miglioramento dell’accesso alle acque destinate al consumo umano.

Di seguito alcune delle principali novità introdotte:

Art. 4 Obblighi generali. I gestori del servizio Idrico che forniscono almeno 10.000 m3 di acqua al giorno (o che servono almeno 50.000 persone) devono effettuare una valutazione dei livelli delle perdite e dei potenziali miglioramenti sulla riduzione delle perdite di rete idrica.

Art. 6 Obblighi generali per l’approccio alla sicurezza dell’acqua basato sul rischio. L’approccio basato sul rischio è finalizzato a garantire la sicurezza delle acque destinate al consumo umano e l’accesso universale ed equo all’acqua implementando un controllo olistico di eventi pericolosi e pericoli di diversa origine e natura. Definisce quindi i contenuti e le modalità di redazione del Piano di sicurezza dell’acqua tra cui una valutazione e gestione del rischio di ogni sistema di fornitura idro-potabile (che includa prelievo, trattamento, stoccaggio e distribuzione delle acque destinate al consumo umano fino al punto di consegna

Art. 8 Valutazione e gestione del rischio del sistema di fornitura idro-potabile.

Quanto sopra, ai sensi dell’articolo 118, quarto comma, della Nostra Costituzione della Repubblica Italiana che recita: “Stato, Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà “.

Tutto ciò, sempre a difesa della libertà di ognuno, occorre sempre assicurare l’effettività dei diritti civili e sociali, il rispetto delle libertà garantite dalla nostra Costituzione Italiana e della dignità delle persone è sempre la precondizione per la realizzazione di una vera Democrazia.

Roberto Magri, Raffaele Cavaliere, Diego Corrao