Ridiamo dignità alla strada delle tombe!

0
1143

Grazie ad un comitato cittadino potrebbe tornare a nuova vita la famosa “autostrada” dei cinquecento tra pini e cipressi, ridotta oggi ad un ammasso di piante ammalate e di tronconi di alberi abbattuti e mai sostituiti

di Angelo Alfani

Se ne parla da un anno. Il Messaggero, a metà maggio, titolava:” Cerveteri, agonia del sito Unesco” Cito la giornalista: “Il bookshop è chiuso, niente bar ristoro, scarso personale alla biglietteria persino le tombe parlanti vanno a singhiozzo. Una fatica insomma! Uno stallo che va avanti da quasi sei mesi” La ragione dipende dall’essere scaduta la concessione, all’Etruria Musei, dei sevizi sopra elencati che impiegava una decina di persone. In attesa di nuovo bando tutto chiuso, tutti a casa. Ho sempre provato e ne ho scritto, un acuto senso di imbarazzo, direi di vergogna, sullo sperpero di più di due milioni di euro pubblici per fare una pista per un trenino elettrico che ha funzionato, forse, quarantadue mezze giornate; per un doppione poco bello, pomposamente definito bookshop nonostante i quattro libri, piazzata in un luogo in cui era considerato sacrilegio piantarci anche un chiodo per terra; per fare staccionate che si sono fracicate nell’arco di pochi mesi; per impianti che costringono ad ascoltare la soporifera voce del Quark nazionale. Ma visto che i quattrini sono stati sperperati che almeno tenessero in vita qualche posto di lavoro, in un paese in cui l’unico settore in espansione è la monnezza. Non ci resta che consolarci con quanto scriveva negli anni settanta l’erudito Georges-Henri Riviere: “Il successo di un museo(sito) non si valuta in base al numero dei visitatori che vi affluiscono, ma al numero dei visitatori ai quali ha insegnato qualcosa. Se non possiede tali caratteristiche, è solo una sorta di “mattatoio culturale”. E la Banditaccia è così carica di significati e di miti che, nonostante iniziative in nome e /o per conto Unesco inutili e/o dannose, ogni amplificazione del fascino che emana è superflua. Parafrasando Mario Praz : “Credi di essere tu a visitare le Tombe, ma, se guardi bene, sono loro, i tumuli ed i tumuletti che ti scrutano, misurano il fondo della tua anima; e quassù in questo vento d’eternità, l’anima tua non vale più di un pappo di cardo”. La scelta della foto (17 luglio del 1930) che apre questo breve articolo, vuole dare un messaggio preciso: mettere in risalto l’importanza nazionale di questo ben di Dio, pervenutoci a gratis, che la presenza del Duce e del valore dato dalla piantazione di alberi in un luogo altrimenti tufaceo e desolante, a fronte dello stato di degrado colpevole in cui versa il sito e soprattutto la strada che porta noi vivi alla città degli avi.

La famosa “autostrada” dai circa cinquecento tra pini e cipressi, decantata da mamme, nonne e zie cervetrane, da grandi scrittori italiani e stranieri, che ha tenuto a battesimo nuovi amori e effusioni clandestine, è ridotta ad un ammasso di piante ammalate irreversibilmente ed a decine di altre prese ad accettate e mai rimpiazzate.

Costruita sul finire degli anni venti, se ne parla già in un documento comunale della fine del 1928, per volere di Mussolini, si dice per la sudataccia a cui fu costretto per raggiungere a piedi le Tombe in quel torrido luglio, è oggi piena di infestanti robinie, originarie del Nord America, manco buone per far funghi. Lungo la strada, oltre al polverame che scende dagli scivoloni, ad un misero cimitero di auto, si è avvolti a tratti da miasmi puzzolenti e conseguente assalti di tafani e noiosissime mosche. Nel tratto che porta dal piazzale della Fiera poi, fino al ponte sotto cui alloggiava Dante Guberti, i cinquanta pini marittimi che stringono ai due lati il rettifilo, sono o tagliati o irrimediabilmente ammalati. Stessa sorte l’alternarsi di pini e cipressi che ti accompagnano fino al piazzale delle tombe.

Da cervetrano mi sento in dovere/diritto di invitare i poltronari a Villa Giulia, a ripiantare i pini ed i cipressi o, non avendo disponibilità, a non interferire più dell’umano raziocinio, lasciando ad un Comitato cittadino onere ed onore di farlo. Già nel 1949 si costituì un Comitato che raccolse soldi per la nuova chiesa di Santa Maria. Settanta anni dopo, ritengo possibile ripetere stessa esperienza e ridare dignità alla strada più famosa di Cerveteri.