Reset e allontanamento dei ragazzi dalle famiglie

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Bambini proprietà dello Stato.

Non solo Forteto, in Italia 500.000 bambini e famiglie sono in carico ai Servizi Territoriali, possibili vittime dei nuovi Forteto di oggi? E le vicende di Bibbiano? Massa Carrara? Torino?

Roma. Grande partecipazione e punte altissime di ascolto dell’edizione speciale di Imagine, di Vincenza Palmieri, segnale che questa vicenda, emblematica per l’Italia a causa dei tanti bambini strappati e abusati, non si può considerare conclusa. L’insuccesso delle Commissioni che se ne sono occupate e le forti pressioni che tanti giornalisti hanno ricevuto, descrivono esaurientemente la situazione.
Nella puntata, la professoressa Vincenza Palmieri e il senatore Manuel Vescovi, già presidente della Commissione Forteto, con la conduzione dell’avvocato Emanuela Fancelli, corrispondente estero, si sono confrontati sul caso del Forteto e di tutti i Forteto d’Italia.

Il Forteto è stato un esperimento sociale, ma attualmente quell’esperienza appare essere una prassi nel sistema attuale come si evince dalle parole di Vincenza Palmieri: “Un tempo, ciò che stiamo raccontando rappresentava un esperimento. Non c’erano leggi che lo supportassero. Oggi si è compiuta un’opera di razionalizzazione. Per cui, invece di lavorare per aiutare le famiglie, si è istituito per legge un vero e proprio sistema, prassi normali. Dal Forteto in poi, quanti Forteto sono stati aperti in Italia? Quante strutture simili al Forteto sono sorte, non per l’improvvisazione di due guru, ma «a norma di legge»? […] Che cosa stavano facendo al Forteto? Stavano creando la più grande forma di potere. Attraverso l’ansia e la paura e quindi il terrore come massima espressione della paura, stavano immobilizzando le persone. […] Ora pensate alla paura dei 500.000 bambini e quindi delle 500.000 famiglie che sono in carico ai servizi territoriali e che potrebbero essere, non tutti certamente, sotto la mannaia di un possibile allontanamento per andare a occupare il posto libero creato da un bambino che fortunatamente è ritornato a casa. Ecco, io credo che questo clima di terrore debba essere visto per quello che è stato al Forteto e per quello che ancora è. E va combattuto in tutte le sue forme.”

Il senatore Vescovi ha ricordato quello che succedeva al Forteto: “Quello che mi ha fatto piangere il cuore più di tutti è un episodio da raccontare per far capire la gravità della cosa. Una mamma viene condannata, le tolgono i figli perché avrebbe abusato dei figli. In realtà era tutto costruito per togliere i figli alla mamma. Lei prima viene condannata, poi escono tutte le falsità per cui hanno ridato i figli alla mamma. Nel frattempo questi ragazzi sono passati per le violenze della comunità, dove venivano tutti violentati e abusati: è quello che succedeva all’interno di quella comunità. Non tutti, ecco solo alcuni, però capite bene se facevi parte di quegli “alcuni” non ne uscivi molto bene. Anche perché era un posto da cui era difficile uscire. Eri sperduto nella campagna. C’è una ragazza che ha cercato di scappare, poi ce l’ha fatta, ma anche scappare era difficilissimo perché, io ci sono andato, era sperduta nelle colline della Toscana, per cui anche uscire da lì non era proprio facile. Vedevi ‘sti ragazzi che erano ingabbiati lì con degli aguzzini, tra virgolette, cioè persone che facevano fare loro delle cose contro la loro volontà, degli atti sessuali. E pensate a quanto hanno sofferto. Perché poi quando le hanno raccontate, siamo rimasti veramente addolorati. […] Pensate a questi bambini che già avevano dei problemi e non potevano abbracciarsi con le mamme. Questi due soggetti li affidavano a delle persone non conosciute tra di loro. Tu sei mamma, tu sei babbo; così, in base ai loro piaceri.”

Un dato importante è che la Commissione verrà riaperta e molte informazioni potranno essere rese pubbliche: “Adesso sia l’onorevole Giovanni Donzelli sia il senatore Patrizio La Pietra hanno dichiarato pubblicamente che riprenderanno i lavori sul Forteto, oppure facendo una Commissione più ampia che riguarda la difesa dei minori. […] Ecco, dal punto di vista penale non si può più far niente perché è stato tutto prescritto. Però si potranno rendere pubblici determinati nomi e cognomi che magari tuttora lavorano. Perlomeno sai chi ha fatto quella cosa lì, anche se non lo puoi processare.”

Ma il Forteto ci ha lasciato un’eredità che tutt’oggi influenza i professionisti, i servizi, le strutture e le famiglie come ha spiegato Vincenza Palmieri: “Io mi auguro che venga riconosciuta l’operazione che nel Forteto trovava proprio la massima espressione. Ti allontano, ti deprimo, ti deprivo e ti riprogrammo attraverso una serie di azioni chiamate addirittura educative, di elevazione spirituale. […] È stata un’esperienza di riprogrammazione, quindi di reset. Esattamente come avviene oggi. Quindi dobbiamo riconoscere il fatto che questa riprogrammazione, questa manipolazione, il reset, è una costante che attraversa l’esperienza dell’allontanamento dei ragazzi dalle famiglie. Abbiamo, ad esempio, i fratellini di Verona che sono all’interno di una comunità. Per loro è stata chiesta la separazione. Dal momento che sono molto uniti, molto legati tra di loro, e le loro azioni di rifiuto dell’istituzionalizzazione sono un po’ più forti, essendo in due, allora l’azione è quella di separarli. […]

E perdonatemi se vado a concludere ricordando tutte quelle mamme e quei papà, insieme ai nonni, che ogni giorno lottano per riavere i propri figli. A volte, inascoltati, sono costretti a fare banchetti per strada, a fare sit-in davanti ai tribunali, alle case comunali, nei giardini pubblici. Sono costretti ad andare sui social a dire aiutatemi, ridatemi mio figlio. Ecco, io credo che i veri eroi che noi abbiamo in questo momento siano questi genitori, queste mamme e questi papà, perché si espongono sapendo bene che potrebbero essere penalizzati. Io vorrei, e spero di raccogliere il consenso anche vostro e di tutti, abbracciare queste mamme e questi papà che non possono abbracciare i propri figli e che stanno facendo una battaglia per le strade che nessun altro fa.”

INPEF