REPORT, COSA AGGIUNGERE SUL 5G

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SU RAI TRE L’INCHIESTA TELEVISIVA HA CONFERMATO QUELLE CONDOTTE DA ANNI SU L’ORTICA. MA È MANCATO QUALCOSA.

di Maurizio Martucci

A distanza di cinque anni, Report è tornata a parlare dei lati oscuri del 5G. L’ultima volta fu quando nel novembre del 2019 andò in onda il servizio di Lucina Paternesi intitolato Dammi il 5.

La scorsa domenica, nella puntata del 26/05/2024, su Rai Tre è andato in onda il servizio Drizza le antenne, un’inchiesta ben fatta (ma fuori tempo nei 120 giorni dell’iter legislativo appena concluso) nell’assordante silenzio del restante mainestream, colpevole di un’imbarazzante ‘copertura’ all’operazione di Governo che, per la prima volta nella storia dell’aria pubblica italiana, ha innalzato per legge l’elettrosmog: in sole tre settimane, per Arpa Piemonte l’inquinamento invisibile è già aumentato del 300% nella densità di potenza rispetto a prima.

Ne avevo già scritto sul Fatto, la posta in gioco è altissima, non solo in termini di effetti sanitari e Report ha televisivamente chiarito come non c’è stata alcuna esigenza tecnica né tecnologica dietro lo smantellamento dei cautelativi 6 V/m, bensì un clamoroso favore di Giorgia Meloni e Adolfo Urso alle multinazionali straniere del 5G che coi 15 V/m (camuffati 60 V/m nella truffaldina rilevazione delle 24 ore) gioiscono nel risparmio di 4 miliardi di euro nella reingegnerizzazione delle antenne tra i ricatti ai proprietari di terreni privati, esautorati i poteri dei Sindaci.

Report ha detto questo ma non fatto vedere altro, altrettanto imbarazzante. Ecco, in sintesi:

• Alla fine di Aprile, l’iter di legge sullo tsunami dei limiti soglia s’è concluso senza che il Governo si sia degnato di ascoltare Regioni e Comuni nella prevista (per legge) Conferenza Unificata, nonostante oltre 100 municipi abbiano formalmente dissentito con delibere e ordinanze. Perché ANCI non ha battuto i pugni sul tavolo? E perché l’esecutivo non ha convocato ANCI? Una risposta nei 4.900 milioni di euro dietro la convenzione sul 5G sottoscritta da ANCI con Governo e lobby delle telecomunicazioni: ciclopico conflitto d’interessi!

• Sempre per legge, l’organismo preposto ad intervenire in tema di modifica dei parametri limite (6 V/m, 15 V/m, 30 V/m o 61 V/m) è il Comitato Interministeriale per la riduzione dell’inquinamento elettromagnetico (CIPRIE): non è stato consultato e, anzi, dal sito del Ministero dell’ambiente si apprende come l’ultima relazione CIPRIE risalga addirittura al 2019. Un bluff!

• Report ha poi sfumato su Salvo Pogliese, ex sindaco di Catania, dimessosi e condannato per peculato, poi senatore ma amico storico di Urso. Sua la mano dell’intera manovra elettromagnetica, ma soprattutto suo il collegio elettorale (Catania) su cui Urso ha girato da Bruxelles e Palazzo Chigi 200 milioni di euro per la costruzione dell’Etna Valley (migliaia di posti di lavori significano migliaia di voti). Una sorta di ricompensa, altro conflitto d’interessi: la prova del do ut des per il servigio di Pogliese nell’emendamento poi all’art. 10 della legge 214 del 30.12.23?

Il bello (anzi il patetico) del servizio TV è stato poi vedere un agitato Urso che attacca la collega di Report, accusata persino di lobbismo la redazione giornalistica di Sigfrido Ranucci. “Non ci fermerete, non ci condizionerete con le vostre lobby!” Da che pulpito, che faccia tosta! Adolfo.

 

IL DECRETO PRO ELETTROSMOG

Dal 30 aprile di questo anno è aumentato il limite soglia d’inquinamento elettromagnetico. In applicazione dell’art. 10 delle legge n° 214 del 30/12/23, voluta da Adolfo Urso, ministro delle imprese e del made in Italy, e delle multinazionali del 5G, è entrata in in vigore la norma che legittima picchi di densità di potenza del wireless anche di 100 volte in più rispetto a quanto fino ad oggi e da circa 30 anni consentito, nonostante gli appelli alla prevenzione del danno e le richieste dalla comunità scientifica indipendente per scongiurare il salto nel buio. A farne le spese cittadini, salute pubblica e territori presi d’assalto.