Reggae, patrimonio dell’umanità Unesco

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Nel 2018 l’UNESCO, United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura), ha iscritto nella lista degli elementi immateriali dichiarati “Patrimonio della umanità” e quindi da tutelare e valorizzare, la musica reggae.

di Pamela Stracci ©

Come tutti sanno la musica reggae è uno stile, un ritmo, un modo di essere, un genere musicale nato negli anni ’60 e originario della Giamaica, la cui massima espressione e fama mondiale è stata ad opera del cantautore, chitarrista e attivista giamaicano, Bob Marley (1945-1981).  La Organizzazione spiega che, “Mentre nel suo stato embrionale il reggae era la voce degli emarginati, la musica ora è suonata e amata da un’ampia e trasversale porzione di società, inclusi vari gruppi etnici e religiosi”, senza comunque perdere il contatto con le sue origini. Su questo punto il ministro della Cultura dell’isola caraibica, Olivia Grange, ha precisato comunque che “Il reggae è unicamente giamaicano. E’ una musica che abbiamo creato e che poi è penetrata in tutti gli angoli del mondo”. 

Questo genere musicale ha infatti passato i confini di quella piccola isola caraibica, per espandersi negli USA e poi in tutto il resto del mondo dove ha ispirato anche di altri ritmi musicali come, per esempio, il punk e il rap in Gran Bretagna. Per l’Unesco le motivazioni di questa tutela  sono determinate dal fatto che il reggae ha “contribuito al dibattito internazionale su ingiustizia, resistenza, amore e umanità, sottolineando la dinamica dell’elemento che nello stesso tempo è cerebrale, socio-politico, sensuale e spirituale”.