Recuperare le proprie radici culturali

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A distanza di 38 anni dal primo allestimento datato 1985, l’attrice Caterina Costantini, torna a vestire i panni di Cesira ne La Ciociara.

 

Mai come oggi si sente la necessità di recuperare le tradizioni per ripristinare quel processo identitario così importante per dare sicurezza all’individuo e stabilità alla società.
Alcuni manipolatori delle masse vorrebbero far credere alla gente che la “società fluida”, in cui la persona apparentemente non “conosce limiti” per sviluppare quel “senso di libertà” morale per accelerare il progresso di cosa? Una società dissoluta? Ma la storia ci insegna che le società ben organizzate, con un sistema giuridico funzionate, regole certe, diritti e doveri ben definiti, consentono all’individuo di crescere bene sfruttando le proprie potenzialità nell’ambito di ciò che la comunità ritiene giusto e buono per tutti. Una società che dà sicurezza alla persone, e ai vari gruppi che la compongono, funziona bene e il progresso della comunità è garantito dallo “stato di diritto” che permette a tutti di giocare con regole precise che sono una garanzia per i propri ed altrui diritti e spazi di libertà. Ripercorrere la storia del teatro e del cinema italiano dell’ultimo secolo, ci aiuta a comprendere quali sono stati i temi dominanti che hanno consentito l’Italia a superare la crisi post bellica e quali temi sono stati importanti per far diventare l’Italia, fino agli anni ’80, la quarta potenza industriale nel mondo; purtroppo il declino della ns Nazione ha subito un’accelerazione dal 1992 in poi.

Anna Magnani è uno di questi personaggi del ventesimo secolo, che ha dato con la sua creatività, personalità e capacità professionale un impulso forte a far apprezzare il cinema e teatro italiano nel mondo.

Un settore, il cinema e il teatro italiano, che negli ultimi trent’anni ha perso un po’ del suo “fascino” e ruolo di avanguardia culturale nel mondo, ma c’è l’attrice Caterina Costantini, che periodicamente risveglia con le sue performance le coscienze assopite.

La Planet Production e il Teatro Massimo di Palermo, che ha organizzato un cast straordinario per offrire nel Teatro, Ghione  (Via delle Fornaci 37 a Roma), dal 9 al 12 novembre alle 11.23, uno spettacolo molto interessante che certamente merita le attenzioni del grande pubblico, a proposito dichiara il Regista Reggiani: “La Ciociara, un romanzo, un film: la madre, la figlia, lo stupro… Tutto questo è diventato memoria collettiva. Riproporre oggi La Ciociara in teatro per me significa ripercorrere la memoria di un incubo che al risveglio lascia l’amaro in bocca, un senso di solitudine; lo spettacolo inizia con un “Dopo” e finisce con un “Dopo”. Dopo, quando l’acutezza delle sensazioni che si provano durante l’emergenza finisce e la piccola vita tutti i giorni frantuma l’esistenza in mille piccole fastidi, chi ha come Cesira vissuto un ritorno alle origini solide e contadine della propria cultura, non potrà più adattarsi e sarà condannata alla solitudine.”

Nella splendida cornice del Teatro Ghione, in anteprima nazionale, a distanza di 38 anni dal primo allestimento datato 1985, l’attrice Caterina Costantini, torna a vestire i panni di Cesira ne La Ciociara,

Tratto dal romanzo di Alberto Moravia con l’adattamento teatrale di Annibale Ruccello e la regia originale di Aldo Reggiani, la Ciociara è la storia della bella vedova Cesira che ha un negozio di alimentari in vicolo del Cinque, nel quartiere romano di Trastevere, lasciatole in eredità dal vecchio marito, e di sua figlia, la tredicenne Rosetta, con cui decide di lasciare Roma per la Ciociaria, sua terra d’origine, quando, dopo la caduta del fascismo e l’armistizio dell’Italia con gli Alleati, la città è occupata dai tedeschi e oggetto di ripetuti bombardamenti.

Dedita alla borsa nera, semianalfabeta, Cesira arriverà attraverso le vicissitudini del viaggio, l’esperienza di sfollata, l’amicizia con l’intellettuale antifascista Michele e l’evento drammatico dello stupro su sua figlia da parte di soldati marocchini, se non a una vera e propria coscienza sociale a una più adulta consapevolezza della propria responsabilità personale.

Riproporre oggi la Ciociara in teatro significa ripercorrere la memoria di un incubo che al risveglio lascia l’amaro in bocca ma soprattutto un senso di profonda solitudine. Perché è “TUTTA COLPA DELLA GUERRA”.

Raffaele Cavaliere