Novembre, mese dei defunti, piuttosto che pace porta alla luce le tante criticità che affliggono i complessi cimiteriali.
di Christian Scala
I molti cittadini che si recano nei cimiteri della città per omaggiare i propri cari trovano nei luoghi del ricordo tutt’altro che quiete. Ma il Comune che fa? É una domanda banale e triste, la cui risposta è evidente nelle condizioni in cui versano i cimiteri romani:
Verano, il viaggio della speranza
Il cimitero del Verano è il camposanto più antico di Roma: fu costruito a inizio ‘800, con apertura avvenuta nel 1812. Riconosciuto con il passare degli anni come luogo monumentale, ospita al suo interno tombe storiche e monumenti architettonici di rara bellezza. Una delle prime problematiche che salta agli occhi è il percorso per arrivarci: essendo iniziati nell’agosto i lavori per lo smantellamento della tangenziale, non sono pochi i problemi per chi si muove coi mezzi. Una volta scesi dai bus, per arrivare a piedi all’ingresso del cimitero,bisogna percorrere un lungo tratto di Tiburtina, visto che i lavori interessano proprio il suo tratto più breve. Manca infatti l’indicazione per un tragitto secondario che conduca al camposanto. Una volta entrati , ci si rende immediatamente conto di un altro problema: la conservazione dei monumenti. Molti sembrano abbandonati e mostrano i segni del tempo. Prede dell’incuria anche alcune tombe, semidistrutte da decenni di indifferenza. Il maltempo di questi giorni ha causato ulteriori danni, provocando la caduta di due pini, fortunatamente durante la notte, che hanno compromesso alcune lapidi. Critico anche l’aspetto dell’illuminazione, coi lunghi viali completamente al buio. Alcuni dei complessi più strutturati sono illuminati solamente dai ceri presenti sulle tombe, e c’è pure il rischio di non riuscire a identificare i cari estinti, facendo un viaggio a vuoto.
Prima Porta, tra buche e rapine
Nel 1941 viene inaugurato a Roma il cimitero Flaminio, comunemente chiamato Prima Porta. Una volta varcato l’ingresso, ci si rende subito conto che il problema delle buche e delle radici non è prerogativa della sola Capitale: spostandosi con la macchina si è costretti a effettuare manovre per evitare di compromettere il semiasse. Criticità legate a infiltrazioni d’acqua hanno reso necessaria la chiusura di alcuni complessi, rendendo impossibile a chi ha i propri cari lì sepolti l’omaggio di un fiore, un semplice saluto, una preghiera. L’aspetto più grave della scarsa cura del sito è una banda di ladri che agisce indisturbata ormai da anni, specialmente nelle ore più tranquille della pausa pranzo, approfittandone per rubare fiori o quadretti o addirittura rapinando i visitatori. Nei pressi di Viale dei Cipressi dal rubinetto l’acqua non scorre bene e innaffia tutt’intorno causando spechi. A una manciata di metri dal nasone è pure sparito il cartello con le informative Acea riguardanti le luci perpetue.