A cura del Dottor Professor Aldo Ercoli
La peste è dovuta ad un coccobacillo Gram-negativo, che solo sporadicamente, trasmesso dal morso della pulce dei roditori, si registra negli stati del Sud-Ovest degli Stati Uniti. Si osserva, anche se sempre sporadicamente, nelle aree rurali in tutto il mondo.
E’ endemica però (ossia è particolare di una regione, sia che vi resti costantemente, sia che ritorni ad epoche determinate) in India, cui segue il Sud-Est asiatico, soprattutto Giava, poi la Cina settentrionale. Questo flagello infettivo nel corso dei secoli ha determinato milioni di decessi in tutto il mondo (la più alta mortalità per epidemia che abbia registrato la storia). Ricordo quello del 1478 a Venezia, quello di Milano (peste di San Carlo 1576-1577) seguito, nel secolo dopo (1629-1639), da quella descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi.
La popolazione della città meneghina si ridusse da 250.000 a 60.000 unità. Le cose andarono meglio a Venezia grazie ad un rigido cordone sanitario, già sperimentato nelle prima epidemia, in virtù di una profilassi antipeste: lazzaretti, ispezioni, visite mediche, quarantene. Oggi ci fanno sorridere quei sanitari di allora con maschere (non carnevalesche) dal viso di volatile e grandi mantelli. Eppure furono proprio questi medici “mascherati” che sfuggirono alla grave forma della peste polmonare.
Questo può verificarsi sin dall’inizio o essere conseguenza della forma bubbonica (febbre alta, bubbone unico, molle e doloroso) che non sempre è letale perché può riassorbirsi od aprirsi. La forma polmonare inizia con una polmonite che da un lobo si estende ad altri del polmone. E’ grave perché qui non c’entra niente, il morso del topo o del ratto ma il contagio è interumano, contagioso poiché l’espettorato è molto ricco di bacilli pestosi.
La peste bubbonica può portare, anche alla forma setticemica che ha sì una febbre poco elevata ma comporta una grave compromissione dello stato generale con associate sempre emorragie cutanee, mucose (naso, bocca, retto…) o viscerali (organi interni). E’ questa la terribile “peste nera”, inesorabilmente mortale.
La differenza dell’evoluzione della forma bubbonica (o di quella primitiva polmonare) la fece solo il diverso sistema immunitario individuale, oltre, beninteso, alla quantità dei germi inalati stando a contatto con gli appestati. I monatti, basta rileggersi i Promessi Sposi, erano coloro che, sopravvissuti alla peste bubbonica, si erano immunizzati.
Erano pertanto addetti al trasporto e alla sorveglianza degli appestati. Né la peste si fermò qui: Napoli (1656); Londra (1665, descritta da Defoe). Anche in Egitto, Siria, Arabia Saudita nel 1799 durante la spedizione napoleonica. L’ultima epidemia si ebbe a Napoli nel 1815. Come già detto l’India registrò veri focolai endemici tanto che dal 1894 al 1912 furono attribuiti alla peste undici milioni di decessi.
Né fu risparmiata la Cina dove raggiunse, tramite le navi, la costa americana del Pacifico a San Francisco. Gli antibiotici efficaci per sconfiggerla non erano stati ancora scoperti. Solo tra il 1939 ed il 1943 il grande scienziato Waksman (e i suoi collaboratori) studiando numerosi actinomiceti provenienti dal terreno isolò, nel 1943, la streptomicina, una potente sostanza antibiotica.
Nell’anno successivo, questo farmaco, dimostrò di essere in grado, sia in vivo che in vitro, di inibire la crescita del bacillo tubercolare e di numerosi altri microrganismi Gram-positivi e Gram-negativi (compreso quello della peste, la Yersinia pestis). Anche se resta endemica in varie zone del Sud-Est Asiatico e sporadica nel Sud-Ovest Usa oggi la peste non fa più paura.
Ma da chi ci ha preceduto, dal tempo dei Filistei (1400 a.C.), a quella fiorentina del 1348 (testimoniata dal Decameron di Boccaccio) fino a quelle successive da me riportate? Di sofferenze ne ha patite? Lo scopo del presente articolo, non è quello di ricopiare il celebre collega Sterpellone (autore di tante storie di malattie nei secoli) ma solo di rievocare quella che, specie in Italia, è stata la peste.
Il vero scopo é anche quello di riabilitare quei tanto derisi medici con il becco di uccello e mascherina sul viso. E quello di sottolineare che non furono gli antibiotici a fronteggiare la peste quanto la profilassi e la medicina preventiva. Una branca medica, a mio avviso, esaltata più a parole che nei fatti.