QUANTE MENZOGNE SUI COSTUMI DEGLI ETRUSCHI!

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“NON ERANO NÈ BISESSUALI NÈ PEDOFILI COME UN RECENTE ROMANZO VORREBBE FARCI CREDERE. BENSÌ SEGUIRONO COMPORTAMENTI SANI FIN DAI PRIMORDI. SOLO NEGLI ULTIMI SECOLI FURONO CONTAMINATI DAI LIBERTINI GRECI”.

di Aldo Ercoli

Può la storia del popolo etrusco essere romanzata, confondendo la fantasia con la realtà? Purtroppo siamo arrivati persino a questo. Un recente romanzo sui costumi e lo stile di vita dei nostri antenati afferma, non so su quali basi storiche, che l’omosessualità o meglio la bisessualità, come la pedofilia, erano accettate dagli Etruschi. Le prede di guerra, oltre agli schiavi utilizzati nei lavori dei campi, come domestici e guardiani divenivano schiavi sessuali nel caso di bambini e donne giovani. A me sembra assurdo.

I Rasenna sono sempre stati un popoli religioso, fedeli alle tradizioni, dai costumi sani sin dai primordi. Forse solo negli ultimi secoli di vita III-I sec a.C. furono contaminati da quelli più libertini dei Greci. Nel libro – romanzo si dice che ci sono testi, affreschi nelle tombe, sculture che parlano chiaramente. Ma quando mai? Di che testi di quali affreschi, di quali sculture? E’ semplicemente incredibile, surreale. Uno degli aspetti meno conosciuti all’interno della famiglia etrusca riguarda la vita e l’educazione dei giovani. Mi riferisco ai figli della “gens gentilizia”, queste benestanti che nei secoli aurei che vanno dall’VIII al V sec. a.C. La figura materna è un elemento centrale nell’educazione della prole.

L’amore filiale è notevole, documentato dalle numerosissime statue di madri che allattano i neonati e se ne prendono grande cura: sono le “Madri d’Etruria” in cui tutto ruota all’interno della casa. Artigiani specializzati realizzano dei giocattoli in ceramica per i piccini (Caere VI –V sec. a.C.), soprattutto oggetti che riproducono animali con cui poter giocare; nelle famiglie gentilizie persino “biberon” a forma di cerbiatto. Nelle case dei meno fortunati è sempre la madre, all’interno della famiglia, che realizza vasellame comune e anche giocattolini che, per la mancata acquisizione di tecniche progredite, dovevano rompersi con facilità. Le madri d’Etruria si prendevano cura dei piccoli in modo completo, a loro era affidato l’educazione in tenera età. Il padre aveva un atteggiamento più severo e distaccato verso la prole. Niente coccole, solo qualche regalo virile durante l’adolescenza.

Con l’introduzione della scrittura nel VII sec. a.C., soprattutto nel successivo, l’educazione e l’apprendimento scolastico si svolge in casa con tanto di maestro – precettore di “pariniano” memoria settecentesca. Molto spesso in questi casi è il nonno che, con la sua esperienza e cultura, prende letteralmente per mano l’adolescente con lezioni anche all’aperto. Una chiara testimonianza ci viene offerta dal particolare raffigurato sulla parte sinistra della “Tomba dei giocolieri” di Tarquinia. La persona anziana con capelli bianchi e barba scura si sorregge con un bastone con la mano destra mentre con la sinistra tiene per mano un ragazzo in nudità eroica. Può forse questo affresco essere considerato un atto di pedofilia? E le numerose, molteplici, statuette votive di terracotta, ritrovate in Etruria con delle madri che allattano al seno i loro neonati? Queste tenere madri sedute con i loro figlioletti in braccio possono essere considerate bisessuali? Tra le tante basta ammirare solo la “Madre” di Capua del IV sec. a.C., una donna, dai duri lineamenti che ostenta la numerosa prole di amorfi fagottini, i suoi tanti figli. Termino ricordandovi i famosissimi sarcofaghi degli sposi, una coppia teneramente abbracciata e distesa sul letto sepolcrale. Non vi basta? Andatevi a vedere i sarcofaghi vulcenti dell’amore eterno del IV sec. a.C. ora al Museo delle Belle arti di Boston. Qui c’è l’amore di due coppie di sposi. Volete vederci dei libertini vulcenti in atteggiamento erotico? E’ pazzesco