Quando una persona vi racconta di aver subito una violenza è importante…

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Nella settimana contro la violenza verso le donne credo sia importante e fondamentale passare il messaggio non solo di “semplice” speranza ma anche e soprattutto di risoluzione. Nella mia esperienza clinica molte sono le persone che raccontano episodi di violenza non solo sessuale ma anche di sottomissione psicologica e di controllo della loro vita. Sono spesso vittime di famigliari ma anche di persone “sconosciute” o di vicini di casa.

 

È difficile che le persone che hanno subito violenza raccontino subito ciò che è successo: spesso arrivano a nascondere l’evento per anni, talvolta per decenni.

Ciò è successo ad una signora di più di 50 anni che mi ha contattato anni fa per disturbi d’ansia. Come è mio solito, faccio raccontare qualcosa della vita: famiglia d’origine (composizione, rapporti vecchi ed attuali, ecc.), infanzia ed adolescenza, scolarità, amicizie, amori, ecc. Ad un certo punto la signora inizia a piangere in modo incontenibile; i singhiozzi si susseguono a cascata. Capisco che sta succedendo qualcosa di fondamentale per lei: lascio la penna e ascolto. La signora si copre il viso con le mani e continuando a piangere racconta in modo frammentato l’episodio di violenza sessuale che ha subito. Aveva 8 anni. Ad un certo punto la signora mi dice, sempre con il viso coperto dalle mani “lei ha capito vero?” e io rispondo “Si”. La signora, pur non avendo spiegato nei dettagli l’evento, lo ha raccontato ed insieme ha espresso dolore, rabbia, paura repressi per anni…

Un’altra ragazza viene inviata dal suo medico curante per attacchi di panico. I primi incontri vengono dedicati alla sua storia e alla descrizione dei sintomi. Sembra che sia tutto “semplice”. Si fanno delle manovre terapeutiche che, però, hanno tutte un esito negativo. Un giorno la giovane donna mi racconta di avere avuto, qualche anno prima, una relazione con un ragazzo: nei primi tempi era una bella relazione lei si sentiva coccolata, al centro delle sue attenzioni. Poi lui ha iniziato ad essere geloso; col tempo la gelosia è diventata sempre più forte tanto che lui controllava tutto ciò che la ragazza faceva. Lei si è sentita progressivamente limitata nella vita, nelle amicizie, nei contatti sociali. Ha dovuto lasciare un corso di teatro a cui teneva molto. Alla fine, con grande difficoltà, ha interrotto la relazione. Non era finita, però. Sobbalzava ogni volta che andando a piedi per strada sentiva una macchina con lo stereo a tutto volume: lui aveva questa abitudine. Aveva paura di prendere la metropolitana: spesso lui l’aveva seguita e lei si era sentita “in gabbia”. Lui le mandava messaggi cercando di riprendere la relazione. La aspettava sotto casa o nelle vicinanze della scuola. Dopo un po’ di tempo che sembrava tutto, calmo lui la segue, inizia ad insultarla poi a picchiarla. Per fortuna, intervengono i suoi amici che la salvano. Non lo ha denunciato. Non lo ha mai detto ai genitori. Ha chiesto ai suoi amici di stare zitti e si è preoccupata più per loro che per lei stessa. Ha cercato di dimenticare e di continuare la sua solita vita, sviluppando, dopo poco, attacchi di panico e costruendo altre relazioni amorose sbagliate. Ora sta bene.

Quando una persona vi racconta di aver subito una violenza è importante:
1- astenersi da giudizi,
2- evitare di chiedere i particolari,
3- esortarla a denunciare
4- convincerla a rivolgersi al medico o allo psicologo,
5- accettare reazioni di estrema rabbia,
6- Non cercare MAI contatti fisici!

Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta Psicologa Giuridico-Forense
Cell. 338/3440405

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