“Quando le volpi puniscono gli uomini”

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Carlo cuppini

DIECI ANNI DI POESIA DI CARLO CUPPINI. 

A dieci anni di distanza dalla precedente raccolta poetica   Militanza del fiore (prefazione di Adriano Sofri, Maschietto Editore), esce un nuovo libro di poesie di Carlo Cuppini, scrittore, libraio, promotore culturale fiorentino, intitolato Quando le volpi puniscono gli uomini (12 €, Ensemble Edizioni).

carlo cuppini

Le poesie di Cuppini sono uno sguardo abbacinato sulla realtà, brevi squarci dove interiorità ed esteriorità si scontrano su un unico piano: ogni composizione, a volte di soli quattro versi, è un ring in cui si svolge un duro corpo a corpo intorno al linguaggio, che è anche un’osmosi tra elementi viventi ed elementi inerti; uno spazio di conflitto pervaso da un soffio vitale che sospinge la violenza delle cose, le pulsioni di morte, la mercificazione delle relazioni, verso metamorfosi selvagge e allucinatorie.

 

 

Il libro si compone di cinque sezioni: Spillover (Trabocco), influenzata fin dal titolo dai temi e dal lessico che in questi mesi di pandemia si sono imposti nell’immaginario collettivo, talvolta con la forza di deformazioni cognitive simili a “poesie cattive”; Oracoli tascabili, cerca una virtù combinatoria e quasi divinatoria negli enigmi e negli ossimori del linguaggio; poi Grande proclama della vittoria nel parco, ispirato a un antico poema epico vietnamita di liberazione; Annunciazione, sperimentazione di un formato di poesie doppie, che si rispecchiano con un continuo scarto di significato attraverso la piega della pagina, come due mani aperte o due ali spiegate; infine Altrove, qui, che presenta testi più intimi, dove la parola emerge sussurrata dal silenzio in una forma meditativa.

Riccardo Manzotti, filosofo e professore di Filosofia Teoretica allo IULM di Milano, molto attivo in questi mesi nella critica delle politiche di gestione dell’emergenza e nella difesa dei diritti e delle libertà, firma la postfazione: “Cuppini ci picchia con le parole, combatte con le nostre certezze, ci porta dentro un mondo dove, come dice Al Pacino, l’unica verità è la rappresentazione, ma una rappresentazione che vuol unire esistenza e racconto. La bocca diventa verbo, gli angeli hanno i cellulari, le madonne piangono ai telegiornali. Il medium diventa l’unica sostanza, ma con una consapevolezza che lo fa diventare dramma. Santi e morti si scambiano i ruoli privi di sostanza reale. Cuppini è impaziente e non ha tempo per le parole usate come scusa e paravento delle nostre ipocrisie. Non ci sono mezze misure. Nelle sue poesie, le parole devono strappare di dosso le tante bugie in cui ci adagiamo per difenderci dalle asprezze del vivere.

Leggendo le sue poesie io trovo la tensione tra libertà e società, tra essere uomini liberi e vivere la sicurezza della vita “lurida” di Einaudi, tra la multidimensionalità della nostra esistenza e la monodimensionalità imposta dallo scientismo e dall’inganno della sicurezza a tutti i costi. Cuppini rompe con le convenzioni e ci fa entrare nella stanza dove conserviamo il nostro ritratto di Dorian Gray.”