Nella stragrande maggioranza dei casi di riduzione di glucosio nel sangue ((ipoglicemia) la causa, nei soggetti diabetici in trattamento, è dovuta ad un eccesso di terapia antibiotica (soprattutto insulina ma anche ipoglicemizzanti orali).
In questi pazienti i sintomi di ipoglicemia (palpitazioni, tremori, ansia, sudorazione, senso di fame, parestesie, stato di confusione mentale con tendenza allo svenimento) si manifestano già per valori inferiori a 70 mg/dl. La forma più severa è solitamente caratterizzata quando il valore della glicemia è inferiore a 50 mg/ dl.
Ipoglicemia. Nei diabetici è una condizione che, seppur non rara, deve essere presa in considerazione pur non essendo semplice ne diagnosticarla ne gestirla.
In tutti i casi dovrebbe essere sempre presente la Triade di Whipple:
1) i sintomi sono compatibili con ipoglicemia
2) bassa concentrazione ematica di glucosio
3) scomparsa dei sintomi non appena ristabiliti i normali valori di glicemia
Di recente ho visitato un paziente con ipertensione arteriosa, pallore e sudorazione fredda. Pur non rientrando tutto nella Triade di Whipple mi sono insospettito. Si trattava infatti di una ipoglicemia secondaria ad un’altra patologia internistica (vedi altre). Credo che sia utile essere a conoscenza di tutti quelli che sono i meccanismi che un organismo mette in atto quando il glucosio si abbassa.
Le risposte fisiologiche, controregolatorie all’ipoglicemia, sono la soppressione di insulina (l’ormone è secreto dalle cellule Beta di Langherans del pancreas), il rilascio di catecolamine; l’aumento del glucagone (l’ormone è invece messo in circolo dalle cellule alfa del pancreas). Aumenta anche sia il cortisolo che l’ormone della crescita (GH). Se questa controregolazione non è sufficiente a riportare la glicemia ai libelli normali il paziente accusa tutta una serie di sintomi dovuti sia al sistema nervoso autonomo (simpatico e parasimpatico) che anche neuroglicopenici (dovuti alla carenza di glucosio a livello cerebrale). Non dobbiamo infatti dimenticare che il glucosio rappresenta una forma di nutrizione obbligata per l’encefalo, il quale risulta pertanto particolarmente vulnerabile all’ipoglicemia.
I sintomi si manifestano per valori inferiori ai 65 mg/dl con deterioramento cognitivo, cambiamento comportamentale, confusione . Nei casi più gravi anche anomalie psicomotorie fino alla comparsa di convulsioni, perdita della coscienza, coma.
Di Ipoglicemia si può morire. I sintomi dovuti al sistema nervoso autonomo sono sia adrenergici (rilascio di catecolamine) con tremori, palpitazioni, stato ansioso che colinergici con sudorazione, senso di fame, formicolii, parestesie. Vorrei inoltre segnalare che nel corso della mia esperienza professionale, oltre all’ipoglicemia severa oppure con sintomi lievi – moderati, mi sono imbattuto in situazioni peculiari:
1) un’ipoglicemia asintomatica non assolutamente accompagnata dai tipici sintomi dell’ipoglicemia (i valori glicemici erano attorno ai 70 mg/dl);
2) chiari sintomi ipoglicemici senza alcuni rilievo della glicemia ematica.
Ciò mi fa pensare che, in questa patologia, i soggetti non siano tutti equiparabili; esiste anche una biodiversità legata alla costituzionalità e all’ereditarietà. Un dato statistico riscontrato da tutti gli studiosi della materia, specie diabetologi, riguarda la forma di ipoglicemia lieve ma ricorrente, che si presenta ad intervalli nel corso del tempo. Vi è una sorta di spostamento della soglia nella comparsa della sintomatologia sopracitata (adrenergica e colinergica) e delle risposte controregolatorie verso livelli di glicemia inferiori lievi, portando al mancato riconoscimento della condizione ipoglicemica da parte del paziente stesso.
L’ipoglicemia seppur, come già detto, si riscontra più frequentemente nei soggetti diabetici per cause iatrogene (eccesso di terapia insulinica soprattutto), può comunque comparire in corso di molte patologie sia a digiuno che postprandiale (reattive) sia precoci che tardive. Una ridotta produzione di glucosio si può avere nell’insufficienza ipofisaria globale (ipopituitarismo), nelle gravi insufficienze epatiche e renali, nei difetti enzimatici congeniti, nell’ipotermia (sindrome da congelamento),nell’assunzione di alcuni farmaci quali i Beta – bloccanti oppure alcolici. Un aumentato utilizzo di glucosio si riscontra nell’iperinsulinemia endogena (tumore pancreatico delle cellule Beta del pancreas), nell’iperplasia pancreatica, nelle malattie autoimmuni per l’insulina, tumori extrapancreatici .
Un’ ultima nota voglio dedicarla al digiuno prolungato. L’ipoglicemia, in questi casi, non manca mai … e “non scherza”.