Quando conobbi Sean Connery
di Arnaldo Gioacchini
Se non sbaglio correva la primavera del 1970 ed era consuetudine famigliare, abitando allora a Roma, che la domenica ci si recasse a passeggiare in Centro(lasciando l’auto sui lungoteveri) con una particolare predilezione per la zona che si estende da piazza Colonna a Trinità dei Monti passando per via del Corso girando poi in via dei Condotti e facendo poi una sosta per il classico cappuccino e cornetto all’antico Caffè Greco prima di “sbucare” alla Barcaccia per bere la sua ottima acqua dai suoi zampilli laterali, quando, una domenica, dall’angolo della piazza, provenienti da via San Sebastianello ci vennero incontro due distinte persone ( un uomo ed una donna, con l’uomo decisamente molto più alto) dall’aria sicuramente straniera, nei quali, visto che all’epoca mi occupavo professionalmente di cinema, lavorando già (grazie a Sergio Leone) all’Ufficio Edizioni della Euro International Film con direttore generale Fulvio Frizzi padre di Fabrizio, riconobbi subito l’attore scozzese Sean Connery e sua moglie l’attrice australiana Diane Cilento. Al che girandomi con la massima discrezione nel mio modesto inglese, rivolgendomi ad entrambi iniziai con: “Sorry mister Connery e lady – ricordandomi che il padre era un Sir – Cilento …..” chiedendogli (banalmente) se Roma piaceva loro e da dove provenivano quella mattina. Al che con un garbo ed una educazione unica, accompagnati da due splendidi sorrisi, queste due gran belle persone, mi risposero che Roma era semplicemente meravigliosa e che scendevano dalla splendida Villa Borghese dove avevano visitato la Casina Valadier ed avevano goduto dell’incantevole affaccio su Roma. Alla signora Cilento dissi che l’avevo ammirata nel film Hombre mentre a Connery, dissi che, a parte il filmico personaggio di Bond, sapevo molto bene che era uno straordinario attore di teatro, al che mister Sean divenne “radioso” chiedendomi se ero romano e che lavoro facevo e quando seppe che lavoravo nel cinema e che ero molto amico di Sergio Leone si complimentò con me e mi disse ( e compresi che diceva il vero) che era un grande ammiratore di Leone e che sperava di fare un film da lui diretto. Questo rapido feeling fu “interrotto” dalla signora Cilento (che forse educatamente “comprendendo” il mio non brillante inglese) mi disse che, se volevo, potevo parlare anche in italiano visto e considerato che le sue origini famigliari erano italiane che eravamo nella capitale d’Italia e che lei capiva l’italiano ed era ben disposta a tradurre al marito quanto dicevo. Al che, in italiano, gli dissi che non volevo fargli perdere altro tempo e che comunque se volevano gustare un ottimo caffè o un altrettanto ottimo cappuccino bastava che girassero l’angolo per entrare nel Caffè Greco che era ed è anche una splendida galleria d’arte pittorica. Tradotto ciò da parte della moglie, Connery, stringendomi vigorosamente la mano, mi ringraziò tantissimo cosa che fece anche la Cilento chiamandomi per nome e salutandomi stringendo la mia mano fra le sue. Li seguii salutandoli con la mano sinistra ( sono mancino) alzata fino a che non entrarono dentro al Caffè Greco salutandomi e sorridendo con grande spontanea simpatia. Oggi apprendo che Connery ci ha lasciato (mentre la Cilento venne a mancare qualche anno fa) e mi è venuto alla mente quel breve ma simpatico e cordiale incontro, di molti lustri fa, con questo grande e riservato attore scozzese che tutto il mondo ha amato ed apprezzato per i suoi film, ma che nei miei confronti fu particolarmente cordiale e disponibile quando gli dissi che sapevo quale ottimo attore di teatro fosse.