Affrontiamo l’estate con qualche certezza in più. La campagna vaccinale qui da noi, grazie alla marcia del “figliol militare” e della nuova regia “curcio – protezione civile”, sta procedendo spedita pur se con alcune incertezze riguardo al futuro, al prossimo autunno – inverno.
Basterà una vaccinazione al 60%, soprattutto contro le nuove varianti, a farci ritornare tutti nelle condizioni di prima? Di pre-covid? La doppia vaccinazione non si sa quanto tempo di immunità consenta. Si sparano numeri “a casaccio”. Prima sei mesi, poi otto, ora 12. Né sull’immunità acquisita, conquistata “sul campo di battaglia”, avendo avuto e superato la malattia, nessuno ci da certezze. Si dice sei mesi, poi vaccinarsi? Ma su quali basi scientifiche se non si contano gli anticorpi specifici nel sangue? La variabilità. Non viene presa in considerazione.
Si fa “di tutta un erba un fascio”. Dal mio pur minuscolo osservatorio (ma di medico che ha combattuto, essere colpito e guarito dal Covid-19) di qualche centinaia di soggetti vi rispondo con numeri non univoci. C’è chi dopo un anno dalla malattia ha ancora un alto tasso di protezione anticorpale e chi, dopo solo sei mesi, no. Lo stesso posso dire per i vaccinati. Ho osservato che con la sola prima dose di Astrazeneca (oggi chiamate Vaxzevria) sono molti che dopo 8 mesi hanno un eccellente tasso anticorpale, anche talora superiore alla doppia dose dei vaccini mRNA (Pfizer – Moderna). Ma che succederà dopo l’estate? Sarà diverso dallo scorso anno oppure le varianti virali tornarono a “metterci all’angolo”? In Cile è già autunno inoltrato e, nonostante una robusta vaccinazione di massa, il virus torna con una certa sfacciataggine a fare capolino. Terza dose, terza dose! Questo è il “richiamo” delle case farmaceutiche. E poi? Dovremmo vaccinarsi all’infinito? E quanto ci costa? E chi paga? Chi ci guadagna?
Ragioniamo in base all’esperienza, unica vera onesta maestra di vita. Perché vengono trascurate se non del tutto ignorante le terapie domiciliari da applicare ai primi sintomi virali? Costano troppo poco? Non convengono? Non si trova un accordo su esperienze semplici, dati certi di chi, con coraggio, ho visitato e curato a domicilio i pazienti malati? L’ho scritto un infinito di volte: quando il “business”, il soldo, il guadagno sovrasta i tempi etici, ippocratici, medici entrano in un’altra dimensione? Chi scrive non è assolutamente contrario ai vaccini, nemmeno a quello “sperimentale” mRNA.
Vi chiedo però, se la pandemia perdurerà, nelle stagioni fredde, non c’è un alternativa meno costosa da utilizzare in prima battuta? O dobbiamo ricorrere ai costosi monoclonali (pur utilissimi in ospedale)? O dobbiamo aspettarci la scoperta di un farmaco antivirale anticovid dal prezzo esorbitante? <Voglio proprio vedere … si … voglio proprio vedere … come va a finire> (Vasco Rossi).