In mostra a Palazzo della Penna di Perugia dal 1° giugno
di Andrea Macciò
Sabato 1° giugno a Perugia a Palazzo della Penna sarà inaugurata la mostra “Psichedelia. Un viaggio nella cultura visiva degli anni 60″. Esposta da dicembre 2022 a marzo 2023 nella suggestiva cornice del Museo Caos di Terni, dopo un passaggio bolognese la mostra curata da Carlo Terrosi e prodotto dalla Cooperativa Macchie Celibi e BoArt, con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Perugia, torna in Umbria.
La mostra racconta, con oltre 100 manifesti, dischi, video, foto e rare riviste d’epoca la rivoluzione hippy che nel 1967 da San Francisco dilaga velocemente in tutti gli Stati Uniti, e poi in Inghilterra e in Europa.
Il movimento hippy, erede della beat generation, si ritrova in grandi raduni passati alla storia, come quelli di Woodstock, o dell’isola di Wight.
La mostra indaga a tutto tondo il fenomeno della “Psichedelia”, emerso nella San Francisco della rivoluzione hippy, e che ha caratterizzato tutta la cultura della seconda metà degli anni Sessanta, esercitando influssi su varie aree artistiche come la musica, la poesia e la grafica. Una rivoluzione che parte dall’arte grafica, con i coloratissimi manifesti che mescolano art nouveau e optical art che diventano da subito oggetti di culto, staccati dai muri per collezionarli.
Psichedelia è una parola composta che deriva dal greco e significa “rivelare l’anima” ossia ampliare la mente oltre gli stati di coscienza.
Teorico della cultura psichedelica fu Timothy Leary, professore all’Università di Harvard.
L’arte psichedelica trova un corrispettivo letterario nell’opera di Jack Kerouac e della cosiddetta “beat generation” e nel fenomeno sociale degli “hippy” emerso in tutta la sua forza nella cosiddetta Summer Of Love di San Francisco del 1967.
La cultura hippy era caratterizzata dalla critica alla società del consumo, e coniugava l’ecologismo radicale e la pratica della liberazione sessuale con un afflato spirituale a trascendere la realtà, con una particolare attenzione alle filosofie orientali e alle interpretazioni comunitarie del cristianesimo come quella dei “Diggers”, gli Zappatori, che diedero un grande supporto logistico alla Summer Of Love.
Era un’epoca nella quale molte delle sostanze che oggi sono considerate droghe erano in libera vendita, non vietate, e non se conoscevano ancora appieno gli effetti a lungo termine.
L’arte “psichedelica” coniuga l’Optical Art con una riscoperta dello stile estetizzante della Belle Époque: in mostra troviamo le opere di uno dei maestri dell’Art Nouveau, Alfons Mucha, a confronto con le rivisitazioni “psichedeliche” dei grafici americani degli anni Sessanta e Settanta ispirate al suo manifesto delle sigarette Job.
La grafica psichedelica è stata influenzata anche dalla Pop Art, alla quale è accomunata dalla forte saturazione dei colori e dallo stile affine a quello del fumetto.
Nella mostra sono esposti oltre 70 manifesti dei principali autori della grafica psichedelica, molti originali dell’epoca, alcune riedizioni dagli archivi americani.
In mostra sono presenti artisti del calibro di Wes Wilson, che può essere indicato come uno degli ideatori del nuovo stile, Stanley Mouse, Alton Kelley, Rick Griffin e Victor Moscoso, che realizzarono i manifesti per i concerti nei locali di San Francisco per le prime esibizioni di Jimi Hendrix, Janis Joplin, Grateful Dead, Jefferson Airplane, The Doors, Frank Zappa, Pink Floyd e tanti altri nomi entrati nella storia.
Esposti anche manifesti psichedelici originali dei Beatles, realizzati dal fotografo Richard Avedon e dal grafico Allen Hurlburt, e 40 LP legati alla genesi e alla storia della musica psichedelica.
Una rivoluzione visiva che arriva persino alla comunicazione politica, con il famoso manifesto del 1971 del Partito Socialista olandese che raffigura una donna nuda con sullo sfondo un prato e una mucca, un’immagine simbolo degli ideali ecologisti, “bucolici” e di liberazione sessuale ed estetica di quella generazione.
La mostra ha anche un interessante carattere di documentazione sociologica, ricostruendo come la spinta eversiva dell’arte psichedelica si sia progressivamente normalizzata: alcuni anni dopo la comparsa dei primi manifesti questo nuovo stile ritorna in qualche modo alla grafica pubblicitaria dal quale aveva avuto origine, usato dalla ditta astigiana Cora per pubblicizzare i propri spumanti e vermouth.
Con la “Summer Of Love” nasce anche la categoria sociale dei “giovani” rivoluzionando l’approccio di marketing della moda: non più dal’alto verso il basso, ma dal basso verso l’alto, ispirato alle tendenze nate fra i giovani.
La Psichedelia arriva anche in Italia, con la rivista ‘Pianeta Fresco’ edita a Milano da Ettore Sottsass, Fernanda Pivano, Allen Ginsberg, e con ‘Le Stelle’, il gruppo musicale di cui Mario Schifano fa l’impresario, sulle orme di Andy Warhol con i Velvet Underground, che si esibisce il 28 dicembre del ’67 in un memorabile concerto/happening al Piper di Roma.
Negli anni Ottanta all’afflato spirituale e positivo della Summer Of Love si sostituisce progressivamente lo spirito nichilista e disperato del movimento Punk, ben rappresentato dalla canzone No Future dei Sex Pistols.
Il movimento psichedelico cerca nuove forme di “ampliamento della mente” nell’interazione con le nuove tecnologie, sostenuta dallo stesso fondatore del movimento Timothy Leary.
In questo modo il movimento psichedelico si allontana progressivamente dallo spirito originario, lo spirito della Summer of Love si perde in una cultura dello “sballo” fine a sé stesso e la sua parte letteraria si incarna ora nel movimento cyberpunk, che nei romanzi distopici degli anni Ottanta prefigura una società del controllo basata sulle nuove tecnologie e sull’ibridazione uomo-macchina.
Uno scenario in qualche modo profetico della realtà nella quale siamo immersi attualmente.
Tra le ultime manifestazioni del movimento psichedelico i cosiddetti “free party” convocati in genere in spiaggia e pubblicizzati attraverso flyers realizzati con programmi di grafica, un fenomeno simile a quello degli attuali rave party, manifestazioni ancora fortemente intrise dall’afflato libertario e sovversivo delle origini.
In campo artistico, tra i nomi italiani più interessanti dell’arte psichedelica il fumettista e grafico spezzino Gianluca Lerici alias Professor Bad Trip, che ha cercato nel suo lavoro di applicare lo stile della psichedelia con un uso creativo delle nuove tecnologie. In mostra la versione illustrata da Lerici de “Il pasto nudo” di William Burroughs. A Gianluca Lerici, scomparso nel 2006, è stata dedicata una grande retrospettiva nella sua città natale nel 2009.
Una mostra di grande interesse sia per le opere esposte che per la puntuale ricostruzione sociologica dell’evoluzione della cultura hippy e psichedelica.
Quale è oggi l’eredità della “cultura psichedelica”? Si può parlare poi di una permanenza dei temi della psichedelia nei decenni successivi, tra realtà virtuale, cyberpunk, e musica elettronica?
Questa cultura e questa estetica hanno ancora lo spirito libertario ed eversivo che la caratterizzavano nella Summer of Love?
Un’eredità musicale ed estetica nello stile della musica Techno, nella moda, nella grafica pubblicitaria. Più difficile affermare se in queste manifestazioni contemporanee sia ancora ravvisabile lo spirito della Summer of Love: come molte forme di arte contemporanea che alle origini erano “rivoluzionarie” (si pensi alle opere di Land Art, i cui artisti negli anni settanta venivano denunciati per danni ambientali, mentre oggi questi interventi sono spesso commissionati dalle istituzioni) anche quelle della psichedelia hanno perso in gran parte lo spirito “eversivo” senza però prima aver lasciato un segno indelebile nell’arte, nell’estetica e nei rapporti personali e sociali.
Informazioni
Sabato 1° giugno alle ore 16 visita guidata gratuita (compresa nel biglietto) per la quale è necessaria la prenotazione, con il curatore della mostra Carlo Terrosi. La mostra resterà aperta fino al 15 settembre.
info.perugia@lemacchinecelibi.coop
tel. 389 1116152 – 075 3745273
“Psichedelia. Un viaggio nella cultura visiva degli anni ’60”
Museo di Palazzo della Penna, via Podiani 11, Perugia
Orario: tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00 – lunedì chiuso
Biglietti: intero 10/ridotto A 5/ ridotto B