ONU, accordo raggiunto dopo quasi due decenni di colloqui. Il capo delle Nazioni Unite l’ha definito una vittoria per il multilateralismo, per la salute degli oceani e per le generazioni a venire. Oltre cinque milioni e mezzo di persone hanno già firmato la petizione di Greenpeace.
L’accordo, che vuole garantire la conservazione e l’uso sostenibile della diversità biologica in acque internazionali, dopo quasi vent’anni di colloqui, è stato raggiunto della Conferenza intergovernativa sulla biodiversità marina delle aree al di fuori della giurisdizione nazionale, più conosciuta con l’acronimo BBNJ.
Già denominato “Trattato sull’alto mare”, il quadro giuridico collocherebbe il 30% degli oceani del mondo in aree protette, destinerebbe più denaro alla conservazione marina e coprirebbe l’accesso e l’uso delle risorse genetiche marine.
L’accordo – ha detto il segretario generale António Guterres, tramite il suo portavoce – è fondamentale per affrontare la triplice crisi planetaria del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento. È anche fondamentale per raggiungere gli obiettivi e i traguardi relativi agli oceani dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e del Quadro globale per la biodiversità, afferma la dichiarazione, riferendosi al cosiddetto impegno “30×30” per proteggere un terzo della biodiversità mondiale – terrestre e marina – entro il 2030 realizzato dalla storica conferenza delle Nazioni Unite a Montreal lo scorso dicembre.
Indubbiamente, si tratta di una svolta storica al pari del protocollo di Kyoto per la protezione del clima, anche perché vuole conservare un ecosistema che produce la metà dell’ossigeno che respiriamo. Non si tratta solo di un momento storico per la protezione degli oceani, ma è anche un segnale che in un mondo sempre più diviso, la protezione della natura e delle persone può trionfare sui calcoli della geopolitica, dichiara Laura Meller di Greenpeace.
Per la storica organizzazione ambientalista adesso, però, è il momento di passare dalle parole ai fatti: “È necessaria una rapida ratifica che permetta al trattato di entrare presto in vigore e quindi cominciare a creare quei santuari utili a proteggere gli oceani di cui abbiamo bisogno.
Abbiamo poco tempo per raggiungere l’obiettivo 30×30 e non possiamo temporeggiare”. Adesso, afferma, è importante sfruttare questo successo per fermare vecchie e nuove minacce, come lo sfruttamento minerario degli abissi marini, il cosiddetto Deep Sea Mining, e mettere al centro la tutela del mare. Oltre cinque milioni e mezzo di persone hanno già firmato, globalmente, la petizione di Greenpeace che chiede un Trattato Globale forte in grado di proteggere almeno il 30% degli oceani entro il 2030, perché l’oceano è vitale per il pianeta e per tutti noi.
La petizione di Greenpeace: https://attivati.greenpeace.it/petizioni/proteggiamo-gli-oceani/#:~:text=RICHIESTE,degli%20oceani%20entro%20il%202030.
Rubrica a cura di Barbara e Cristina Civinini
Colonia felina del castello di Santa Severa https://gliaristogatti.wordpress.com