Il Cairo, Egitto. Accompagnato da mio fratello Rawi mi recai all’Istituto Salesiano, un edificio che copriva un intero isolato nel quartiere di RodElfarag, per il primo giorno di scuola, rimasto memorabile per ciò che successe quando mi presentai al preside. In quella scuola, dalla terza elementare in poi, oltre a italiano, francese e inglese era obbligatoria la lingua araba. Fortunatamente noi, residenti in Egitto non eravamo completamente estranei a queste lingue perchè li si concentravano cultura franco italiana, occupazione britannica e l’arabo. La memoria di quel giorno riaffiorò prepotente vent’anni dopo, in Israele. Era il 1970- e avevo saputo dai salesiani che il preside di allora Don Baudo, già avanti negli anni, si trovava in una casa di riposo non lontano dal lago Tiberiade. Decisi di andarlo a trovare. I pensionati passeggiavano in un bel giardino, e una suora mi indicò un vecchio sacerdote seduto all’ombra di un sicomoro. Pareva essersi addormentato. “Buon giorno padre. È sveglio? Mi Sente?” lui mi scrutò in viso. “Sono un ex allievo degli Istituti Salesiani del Cairo ed Alessandria”. Don Baudo mi fissava in silenzio cercando di ricordare- “Forse riuscirà a ricordare il primo giorno di scuola dell’ottobre del 1941” Il suo viso si illuminò – “Quel giorno le porsi una lettera di mio padre contenente un assegno firmato ma senza importo.”- “E mi pregasti di farti chiamare da tutti non con il tuo nome, ma con un nome orientale!” gridò quasi Don Baudo- “Il nome era Kadri! Si padre, sono Kadri!”
-“Oh, buon Dio mi é bastato quel particolare per farmi ricordare tutto!” disse con gioia, prorompendo in una sonora risata che fece avvicinare gli altri sacerdoti. “Come posso dimenticare quel caso unico: un assegno firmato ma senza importo, e poi a quei tempi!” Mi abbracciò, invitò gli altri sacerdoti a sedersi e iniziò a raccontare: “Era il 1941 e da Torino inviarono al Cairo un novizio: mai fu fatta scelta peggiore! Don Pier Paolo Grassi, nato in Germania, aveva un forte accento tedesco: alto e magro, occhi piccoli e vivaci, aveva modi sbrigativi. Era presente nel mio ufficio quando ricevetti due ragazzi, che mi porsero una lettera. Uno era biondissimo, naso aquilino e occhi azzurri. L’altro, leggermente più basso, bruno e abbronzato, occhi castani e il sorriso di uno che la sa lunga! Il biondino disse in arabo “Onorevole padre, questo è il ragazzo che desidera entrare a scuola” lessi la lettera ad alta voce: “Gentilissimo signor preside, mio figlio desidera frequentare la vostra scuola, la stessa mia di molti anni orsono. Io e mia moglie non abbiamo potuto accompagnarlo. Le allego uno chèque da me firmato in bianco sul quale vorrete apporre l’importo della retta scolastica per i primi tre mesi, aggiungendo anche cinque sterline quale obolo per la vostra cappella. Mio figlio é vivace e desidera apprendere, oltre ad essere estremamente indipendente.” E poi i soliti saluti.
“Sei molto alto per i tuoi sei anni, sembri un bambino di otto o nove anni”- disse padre Grassi
“Mio padre è alto quasi due metri! Se volete verificare ho qui il mio passaporto; me lo fece fare mio zio che è greco. Siamo stati a Beirut, Damasco, Gerusalemme ed Istambul”
-“Molto interessante, e lui chi è?”
-“E’ mio fratello Rawi, ha circa undici anni. Mio padre è spesso nel deserto, lo ha trovato lì da qualche parte. Lo ha adottato e lui capisce benissimo l’italiano, ma preferisce parlare arabo e inglese!” Mi trovavo di fronte a un piccolo enigma, ed era palese la nostra curiosità. -“Come mai tuo padre sta nel deserto, è forse un eremita?” Chiese padre Grassi con un sorriso ironico.
-“Mio padre costruisce strade e ponti per il Governo. Voi siete molto curiosi! Sono italiano, cattolico e voglio studiare qui! Allora è possibile? Se non è possibile ridatemi la chèque”
Il Grassi si infiammò “Ma che caratterino!” Chèque in italiano si dice assegno!”
-“Molte grazie é la prima parola che imparo, allora mi volete qui o mi ridate l’assegno?”
-“Scusami figliolo, forse nella fretta tuo padre ha dimenticato di dirci il tuo nome”
-“Mi chiamo Adriano padre, ma tutti mi chiamano Kadri. É il nome che mi ha dato mio fratello quando sono nato. E gradirei che mi chiamaste con questo nome!”
-“È questo il modo ed il tono con il quale ti rivolgi agli adulti, ed in questo caso ai tuoi superiori?”
-“Mio padre mi ha insegnato a difendermi specialmente quando non è con me!”
-“Comunque grazie per l’assegno, quando rivedrai tuo padre lo ringrazierai: è stato molto generoso, ma tuo fratello, debbo includere pure lui qui a scuola?”
-“Non vi preoccupate per lui. Va già a scuola da quattro anni. L’Iman ha detto che è molto bravo- Lui va alla scuola egiziana vicino casa, dietro la moschea. Da quando il babbo l’ha trovato lui ha sempre pregato come i musulmani, e così va alla scuola della moschea. Rawi tornerà a casa in tram, e Milly passerà a prendermi verso mezzogiorno.” “Chi è questa Milly?” -chiese incuriosito il Grassi. “E’ una signora, è la mia tata!”
-“A noi piace comunicare con qualcuno di famiglia; io parlo inglese oltre all’arabo. Beh, non ha importanza, ora segui padre Marco che ti accompagnerà alla tua classe.”
Al termine del primo giorno di scuola venne a trovarmi la signora Linetti. “L’ho fatta chiamare per sapere come è andato questo primo giorno di scuola.”
“In prima elementare ho trenta alunni: oltre agli italiani ci sono quattro egiziani,due yougoslavi, tre francesi, due armeni, due greci ed un turco. Erano tutti molto timidi all’eccezione di Kadri. Ha detto di avere zii e cugini cattolici, maroniti, greci ortodossi, protestanti ebrei e mussulmani. Pioveva e non lasciato i ragazzi in classe. Kadri ha tirato fuori un pacco di caramelle e si è fatto subito molti amici.” Ignorando il Grassi, la Linetti continuò: “Kadri mi ha detto che è ansioso di imparare a leggere e scrivere- Conosce già le tabelline aritmetiche in arabo fino al tre. E questo è tutto, signor preside.” Una campanella nel chiostro mi riportò al presente. “E l’ora del pranzo”. Don Baudo si alzò “E stato un piacere rivederti e ricordare quell’ottobre del 1941.”
Fu così che terminai la mia visita “Ogni tanto, caro Kadri, magari una cartolina, vero?”. Circa due anni dopo quel viaggio in Israele ricevetti una cartolina con la notizia che Don Baudo ci aveva lasciati.