Deterioramento del tessuto osseo? Monica Bertoletti e Roberta Raffelli, autrici di Menopausa, il tempo ritrovato, ci svelano i segreti della prevenzione naturale offrendo soluzioni concrete.
Moltissime donne sono terrorizzate dall’osteoporosi. In effetti, leggendo i numeri ufficiali, l’ansia potrebbe essere più che giustificata: in Italia sarebbero circa 5.000.000 le persone colpite, di cui l’80% sono proprio donne in post menopausa. Si tratta dunque di una problematica molto diffusa, su cui però occorre fare chiarezza facendo piazza pulita di pregiudizi e false credenze. Non a caso è uno dei temi ampiamente trattati dalle autrici di Menopausa, il tempo ritrovato, in un’ottica illuminante ed innovativa capace di coniugare in un perfetto equilibrio di antichi saperi di medicina naturale con le più avanzate ricerche scientifiche. E soprattutto offrendo soluzioni concrete ed efficaci, che spaziano dall’alimentazione, agli esercizi, ai rimedi naturali, agli ormoni bioidentici, agli integratori, fino a toccare gli aspetti emozionali e le dinamiche psicologiche più profonde.
Qui di seguito un piccolo estratto sull’argomento:
OSTEOPOROSI E ACIDOSI
«Per quanto riguarda […] la prevenzione dell’osteoporosi, l’ortodossia medica continua a ribadire l’importanza di un adeguato apporto di calcio tramite latte e derivati. Importanti studi pubblicati nell’ultimo decennio hanno finalmente chiarito che l’assunzione di latticini non solo non è correlata con una riduzione del rischio di fratture, ma è anzi associata a mortalità più precoce. […] è evidente che il problema all’origine dell’osteoporosi non è la carenza di calcio, che è di solito introdotto in grande abbondanza con l’alimentazione, anche se può non essere correttamente trattenuto per problemi di malassorbimento o carenza di vitamina D. In realtà l’osteoporosi è soprattutto una problematica infiammatoria, ed è il controllo dell’infiammazione quello a cui dobbiamo mirare con un’alimentazione adeguata.
La prevenzione dell’osteoporosi implica evitare l’acidificazione dei tessuti, che rappresenta una parte delle cause di infiammazione di basso grado. Acidosi significa eccesso di ioni idrogeno nei tessuti extracellulari, derivanti da varie cause: alimentazione, scarsa ossigenazione, stress, fumo, attività fisica eccessiva, alcool, farmaci per citare i principali. Poiché il pH del sangue deve rimanere in un intervallo ristrettissimo, fra 7,35 e 7,45, al di fuori del quale non è compatibile con la vita, l’organismo possiede alcuni sistemi chimici tampone, rappresentati dal sistema acido carbonico/bicarbonato, dal sistema fosfato e da quello delle proteine del sangue (principalmente emoglobina), con il compito di intervenire in caso di variazioni di tale valore.
Attraverso la respirazione viene eliminata CO2, che porta ad aumento del bicarbonato e quindi a una riduzione dell’acidità del sangue. Per esempio, in caso di intensa attività muscolare con produzione di acido lattico, la frequenza respiratoria aumenta in modo da compensare il pH attraverso l’eliminazione di CO2. Il sistema respiratorio rappresenta la risposta rapida, ma il rene controlla quella a lungo termine mediante il sistema dei fosfati. Se l’alimentazione è prevalentemente acida, come nel caso di una dieta ad alto contenuto proteico, il pH urinario sarà ricco di radicali fosfato acidi e di conseguenza avrà un valore basso, viceversa nel caso di una dieta alcalina a base soprattutto vegetale.
In condizione di eccesso cronico di idrogenioni, condizione peraltro quasi costante nella vita contemporanea per il tipo di alimentazione, la scarsa ossigenazione dovuta alle lunghe permanenze in ambienti chiusi, lo stress e l’inquinamento ambientale, il sistema tampone può raggiungere i suoi limiti e non riuscire più a provvedere a una adeguata eliminazione per via renale. Uno dei meccanismi che il corpo possiede per ovviare a questa situazione è il deposito momentaneo degli acidi in eccesso nella matrice extracellulare, cioè nel tessuto fra le cellule, da cui dovranno essere poi smaltite, normalmente durante la notte. Non sempre questo processo si verifica in modo efficiente e i radicali acidi permangono, creando uno stato di infiammazione cronica che si manifesta per esempio con tendenza ai crampi muscolari. A questo punto interviene un ulteriore sistema tampone di supporto, rappresentato dalla liberazione di bicarbonato e fosfato di calcio dalle ossa. Quindi, una situazione di acidosi oltre a creare una situazione proinfiammatoria finisce per causare una depauperazione di minerali dallo scheletro.
L’acidosi va affrontata da vari punti di vista che includono una corretta attività fisica, preferibilmente all’aperto, l’abbandono di abitudini quali il fumo, l’utilizzo di farmaci solo in caso di assoluta necessità ma anche la riduzione degli alimenti acidificanti, cioè zuccheri, cereali raffinati, latticini, salumi ed eccesso di proteine animali.
Già nella medicina cinese si diceva che per mantenere le ossa forti vanno evitati i cibi dolci e quelli freddo-umidi, quindi i latticini e gli zuccheri. Questi ultimi, considerati sapori tossici, hanno un’azione particolarmente sfavorevole sul Rene, andando a ledere l’energia dell’organo, il cui apparato osseo è componente fondamentale. Inoltre, essi vanno a indebolire direttamente la Milza, contribuendo all’accumulo di umidità. Vanno pertanto proscritti tutti dalla dieta, inclusi gli alcolici che generano anche calore. Latte e latticini inducono ulteriore umidità, aggravando la condizione già presente a causa del deficit di Rene e Milza, e devono essere evitati. Come abbiamo visto, si tratta anche di alcuni fra gli alimenti più acidificanti.»
Tratto da: Bertoletti M, Raffelli R. Menopausa, il tempo ritrovato. Cerveteri (RM): Universo Editoriale, 2020 pag. 73