PIÙ ELETTROSMOG PER TUTTI, APPROVATO

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CAMERA DEI DEPUTATI: LA COMMISSIONE APPROVA DI ALZARE I LIMITI DI 110 VOLTE PER FAVORIRE IL 5G.
CONTRARI MEDICI E SCIENZIATI

di Maurizio Martucci

Esattamente come ordinò Vittorio Colao al Governo Conte lo scorso anno. Adesso che nell’esecutivo Draghi è diventato ministro, il top manager delle multinazionali del 5G (ma pure ex capo della task force giallo-rossa) avrà di certo benedetto col massimo dei favori la Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza appena approvata dalla IX Commissione (Trasporti, poste, telecomunicazioni) della Camera dei Deputati: innalzare l’elettrosmog fino a 61 V/m, cioé al massimo finora consentito nel mondo senza uno straccio di prova scientifica sugli effetti sanitari. «Si valuti l’opportunità di adeguare gli attuali limiti italiani sulle emissioni elettromagnetiche a quelli europei», si legge nel testo licenziato da Montecitorio, dando pieno sostegno alle TELCO che, se mai un dubbio ce ne fosse stato, troveranno spianata la strada in Parlamento, come auspicato dal tandem Draghi-Colao. Che ora potrebbe passare all’incasso, cioè riformare la legge quadro del 2001 (tra le più cautelative d’Europa sugli effetti sanitari), facendo schizzare di ben 110 volte (rispetto ad oggi) il valore di campo elettrico irradiato dalle antenne telefoniche.

Ma non solo. Questi gli altri passaggi nel testo approvato. Tutti, ovviamente, in favore di interessi privati: «Si assumano le necessarie iniziative per garantire un pieno ed efficace sviluppo delle reti 5G, incoraggiando l’integrazione tra fornitori e soggetti committenti di servizi innovativi al fine di consentire il pieno dispiegamento delle enormi possibilità di sviluppo che tale nuovo paradigma tecnologico offre al nostro Paese e assicurando un adeguato sostegno, anche finanziario, per accelerare tale processo; si valuti l’opportunità di destinare maggiori risorse per le infrastrutture digitali, in particolare le reti mobili 5G, unitamente alla previsione di risorse ad hoc per il superamento del digital divide».

Bocciata la mozione per la moratoria 5G promossa con prima firmataria l’On. Sara Cunial, nessuna forza politica parlamentare s’è opposta all’idea di far schizzare l’irraggiamento del campo elettrico dagli attuali 6 V/m ai 61 V/m. Una nota di disappunto è stata diramata da Europa Verde: «Chiediamo un’accurata analisi scientifica indipendente circa l’innocuità della innovativa tecnologia, per scongiurare rischi ben più gravi per la salute della popolazione esposta». Netto però il commento del medico Agostino Di Ciaula, guida del comitato scientifico dei medici ambientali di ISDE Italia e autore di una ricerca sui pericoli socio-sanitari delle radiofrequenze non ionizzanti del 5G.: «Da tempo gli operatori hanno definito apertamente la normativa italiana un “limite” all’avanzamento del 5G. Ora, come previsto, arriva la proposta di “adeguamento” dei limiti italiani (6 V/m) “a quelli europei” (61 V/m). Questo consentirebbe di rimuovere ogni ostacolo residuo, anche grazie all’ulteriore “semplificazione” delle già ridicole procedure autorizzatorie. Vengono ancora una volta ignorati i rischi sanitari dell’esposizione, i richiami internazionali alla prudenza, i vuoti della normativache dovrebbe regolamentare il 5G e le difficoltà ad eseguire monitoraggi utili a verificare le reali esposizioni individuali in presenza del nuovo network. Ancora una volta si sta decidendo di far pendere pesantemente la bilancia delle necessità di tutela dalla parte dell’industria e non da quella dell’ambiente e della salute pubblica». Sulla questione si era già espressa anche la scienziata Fiorella Belpoggi: «mantenere i limiti a 6 V/m», aveva chiesto la direttrice dello studio dell’Istituto Ramazzini sulla cancerogenesi delle radiofrequenze.

Ma già nel 2019 due diverse mozioni presentate in Parlamento spingevano per i 61 V/m, ora approvati in Commissione. Più elettrosmog per tutti, così politica e Governo vogliono. Ma a che prezzo sulla pelle dei cittadini?