Ladispoli da ieri pomeriggio ha ufficialmente voltato pagina con l’insediamento del sindaco Alessandro Grando a capo di una amministrazione di Centro destra. In attesa della convocazione del primo Consiglio comunale e della nomina degli assessori, crediamo che una sintetica analisi sul pensionamento di venti anni del Centro sinistra sia quantomeno giornalisticamente doverosa. Da tre giorni ne stiamo leggendo di tutti i colori, ognuno legittimamente snocciola il suo pensiero sulle ragioni della sconfitta, probabilmente il crollo del Centro sinistra nelle urne e soprattutto nelle simpatie degli elettori ha tante motivazioni. Dunque, i concetti espressi da molti osservatori e colleghi hanno sovente fondamento. L’Ortica non si vuole unire al coro del de profundis, preferiamo ricordare soltanto alcuni passaggi che hanno visto il nostro giornale da circa un anno e mezzo puntare l’indice contro una marea di sciocchezze amministrative, per non dire idiozie, commesse nell’era Paliotta. Sia chiaro, non solo l’ex sindaco ha le sue colpe nella sconfitta del Centro sinistra, molto hanno pesato anche le nefandezze degli inadeguati yes man che lo hanno circondato per cinque anni. Il Centro sinistra, oltre che per la sagacia strategica di Grando, è andato a casa perché aveva perso il contatto con la realtà. La gente si lamentava di strade sporche e rotte e dal comune parlavano di teatro e di cinema. La gente chiedeva interventi drastici per il verde pubblico e la viabilità e da piazza Falcone rispondevano propalando che costruire nuove case in una città che scoppia di traffico era la soluzione migliore. I giornali come L’Ortica segnalavano che non c’era più rapporto con i mass media, stufi di sentirsi dire che tutto andava bene, e dal municipio si minacciavano solo querele e denunce. E poi alcune chicche che hanno segnato l’inizio della fine della fallimentare amministrazione Paliotta. Su tutte, l’idiozia colossale di mettere i varchi elettronici su viale Italia, sottraendo di fatto 97 mila euro alle casse comunali per mancato introito della tassa sulla pubblicità. Impianti ridicoli, brutti, che si sono rotti quasi subito, difesi a spada tratta dal Centro sinistra per motivi sui quali preferiamo non formulare ipotesi. Quando una classe politica non ammette di aver commesso una sciocchezza e persevera nell’errore nonostante una città intera chiedesse la rimozione dei varchi, beh poi inutile lamentarsi se gli elettori ti mandano a casa. Per non parlare della raccolta differenziata e della scarsa pulizia di molte strade di Ladispoli. Per due anni L’Ortica ha scritto della presa in giro del passaggio delle spazzatrice meccanica in vie dove c’erano le auto parcheggiate. Abbiamo chiesto multe e rimozioni forzate per i trasgressori, ci hanno risposto che da piazza Falcone qualcuno aveva consigliato di non fare contravvenzioni per non far arrabbiare i cittadini. Che infatti non si sono arrabbiati, si sono tenuti le strade sudice, ma hanno votato per il Centro destra. Sulla differenziata ci sarebbe da scrivere un libro, sui soldi pagati extra appalto dai contribuenti si potrebbe disegnare il perfetto sperpero di denaro pubblico, sulla incapacità di alcuni personaggi chiamati a dirigere quel settore è meglio calare un velo pietoso. Personaggi talmente arroganti da negare la realtà, da non accettare nemmeno la proposta di raddoppiare la raccolta della plastica visto che i bidoni traboccano in tutti i palazzi. E che dire delle due mini isole ecologiche costruite in via Palo Laziale e via Settevene Palo, costate fior di quattrini, e poi demolite? Avevano ragione sempre loro. Adesso forse comprenderanno che la stampa sovente esprime il sentimento popolare e che andrebbe ascoltata. Tornando ai commenti, il problema, che forse ad alcuni colleghi è sfuggito nel corso delle analisi sul post voto, è che alla gente è venuta a mancare anche la simpatia nei confronti di un Centro sinistra che alla fine aveva presentato nomi normali nelle proprie liste. Non è stato il diavolo dei nomi ad allontanare gli elettori, bensì la stanchezza di una città che non ha mai avuto risposte dall’amministrazione Paliotta. Gente che non veniva più ricevuta da anni, che doveva parlare con segretari e subordinati, che non otteneva mai risposte concrete, che si sentiva solo dire “bambole non c’è una lira”. Oppure, “vediamo”, “parliamo”, “parliamone ancora”.
Alla fine il conto lo ha pagato Marco Pierini che ha avuto la sfortuna di essere travolto dalla voglia di cambiamento espressa nelle urne da meno della metà della gente, visto che il 55% degli elettori se ne è bellamente infischiato di andare a scegliere il sindaco. In pratica, nelle urne i cittadini hanno bocciato Pierini ma di fatto hanno mandato a casa tutto ciò che negli ultimi cinque anni aveva rappresentato l’amministrazione Paliotta. Il Centro sinistra, e soprattutto il Partito democratico che ha colpe pesanti come macigni, hanno sbagliato tutto sin dalle primarie quando hanno allestito una competizione di facciata, dall’esito scontato, dando impressione di aver apparecchiato tutto. Poi hanno sbagliato nel non ricucire con la componente di Giuseppe Loddo che, forse, come candidato a sindaco avrebbe attirato più simpatie di Pierini per i motivi che abbiamo spiegato in precedenza. Loddo contro Grando sarebbe stata una sfida aperta. E poi errori in campagna elettorale a profusione, una informazione insufficiente da parte di persone venute da chissà dove ma palesemente poco a conoscenza del territorio. Perfino la mancanza di coraggio nell’effettuare accordi ufficiali con la lista Si può fare, sperando che Loddo e soci si spendessero per far votare Pierini. L’esito del voto ha sancito il fallimento totale di un Centro sinistra che se avesse staccato la spina a Paliotta un anno e mezzo fa, dimostrando di riconoscere gli errori, forse non sarebbe stato spazzato via. Perché la morale è una sola: la gente di Ladispoli ha affondato la coalizione di Pierini ma in realtà era avvelenata e delusa dall’amministrazione Paliotta.