ANCORA AMATO, ANCORA DISCUSSO, ANCORA LE SUE OPERE E IL SUO PENSIERO PROFETICO AFFASCINANO ANCHE LE NUOVE GENERAZIONI.
di Stefano Salvioni
Il 2 novembre 1975 veniva assassinato all’idroscalo di Ostia Pier Paolo Pasolini.
La sentenza emessa dal giudice Carlo Alfredo Moro, fratello dello statista Aldo Moro, condannava Giuseppe Pelosi, alias Pino la rana, a nove anni di reclusione in concorso con ignoti. Il 5 novembre si svolsero i funerali a Roma con enorme partecipazione da parte del popolo e moltissimi rappresentanti del mondo della cultura e del cinema.
Parteciparono anche due grandi esponenti del mondo della politica (i soli), Aldo Moro ed Enrico Berlinguer. Pasolini, poeta, scrittore, regista ha dedicato tutta la sua vita alla cultura e alla speranza di una emancipazione del popolo italiano e lo metteva in guardia dai gravi pericoli dai quali era minacciato, primo su tutti quella che lui chiamava la civiltà dei consumi. Durante l’arco della sua vita ha dovuto subire 33 processi giudiziari, sottoposto quindi a un linciaggio e a una persecuzione continua. Pier Paolo Pasolini, come tutti i grandi poeti, sosteneva che l’opera letteraria dovesse avere un ruolo di utilità nella sua diffusione, così come il linguaggio espressivo, amava i dialetti, e soprattutto il ruolo dell’intellettuale nella società.
Conformismo, omologazione, acculturazione, linguaggio del corpo, che adesso viene usato a sproposito anche nel mondo del calcio di cui era un grande appassionato, sono concetti che vengono usati dal poeta per dimostrare il livellamento di gran parte delle classi sociali del nostro paese che stanno subendo a causa del consumismo sfrenato.
La civiltà dei consumi porta gli individui allo sfrenato consumo di beni superflui e il consumo di beni superflui rende superflua la vita. Nulla è più pericoloso della banale televisione con questa espressione il poeta metteva in guardia la società dal pericolo dei media, e ancora Le parole che cadono dall’alto, cioè dalla tv, sono antidemocratiche perché parlare dal video e come parlare da ex cattedra, anche se parlasse un individuo che non abbia fatto neanche la quarta elementare il risultato non cambierebbe.
La chiesa è il cuore spietato dello stato il poeta critica il comportamento dei vertici del Vaticano riguardo l’indifferenza della chiesa nella strategia della tensione e delle stragi di Stato (Piazza Fontana, Piazza della Loggia a Brescia, il treno Italicus). I tentativi di colpo di Stato (Piano Solo, cioè dei soli carabinieri, Golpe Borghese, Golpe Bianco).
E’ in quest’epoca di tempesta che ha vissuto il poeta e che ha combattuto con le sole armi che aveva, la cultura e una la straordinaria intelligenza, da solo contro tutti, dimostrando coraggio nonostante i pericoli che correva quotidianamente, criticando le ingiustizie del sistema e la società in cui viveva. Io ogni notte scendo all’inferno, ma state attenti l’inferno sta salendo da voi “Non ho più speranze, che sono alibi, vedo in futuro un mondo sempre più triste e doloroso”. Come dagli torto visto quello che sta succedendo nel mondo e in Italia.
Il suo amico fraterno Alberto Moravia nella sua orazione funebre disse: “Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo. Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe esser sacro”.
Il poeta e regista premio oscar Bernardo Bertolucci ha sostenuto che “Pier Paolo Pasolini è stato l’ultimo grande profeta dei nostri tempi”, amato e studiato in tutto il mondo.