PICCOLI PRODUTTORI COLPITI A MORTE: RIAPRIAMO I MERCATI CONTADINI!

0
1194
mercati contadini

SARA CUNIAL: “GRANDI FAVORI ALL’AGROINDUSTRIAE ALLA GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA, BRICIOLEAI PICCOLI PRODUTTORI COLONNA PORTANTE DELL’ECONOMIA LOCALE”.

Piccoli produttori colpiti a morte. A lanciare l’allarme è la parlamentare Sara Cunial, da sempre una voce indipendente e fuori dal coro, che il 2 aprile ha presentato una interrogazione al Ministero delle politiche Agricole e al Ministero della salute.

mercato contadino“Sono settimane terribili per i piccoli produttori italiani. Chiusura dei mercati, impossibilità di vendere direttamente da un lato e di spostarsi dall’altro, hanno fatto sì che le aziende agricole nostrane dopo alcune settimane di emergenza siano allo stremo”. Scrive sul suo profilo l’on, Cunial. Ed aggiunge: “Nel primo mese dall’inizio delle misure di quarantena sono emerse ancora una volta le diseguaglianze e le criticità che caratterizzano il settore agricolo italiano. Grandi favori all’agroindustria e alla Grande Distribuzione Organizzata, solo briciole e porte chiuse ai piccoli produttori, vera e propria colonna portante della nostra economia nazionale. Perché? Il 25% della produzione agricola nazionale è realizzato da circa 1.016.244 aziende agricole considerate «dedite all’autoconsumo». Realtà che riforniscono i mercati territoriali, praticano la vendita diretta e la trasformazione aziendale, sfamando milioni di persone e prendendosi cura dei territori in cui risiedono. A queste si aggiungono oltre 260 mila «imprese agricole attive» che hanno fino a un solo addetto sono riconducibili alla categoria precedente per un totale di 1.276.859 aziende. Non bruscolini insomma. Anzi, stiamo parlando della fetta più grande dei lavoratori agricoli.

Mentre le imprese agricole con più di 10 addetti sono circa 5.800 con un totale di occupati di poco superiori a 108.000 addetti, il totale degli occupati del settore supera gli 800.000. A loro dovrebbe andare tutto il sostegno da parte delle istituzioni impegnate a garantire il diritto al cibo e, magari, a un’alimentazione sana, visto che di questi tempi si ha tanto a cuore il tema della salute. E invece no. È essenziale proseguire con le attività industriali ad altissimo impatto ambientale, come l’Ilva, sono essenziali le grandi opere, per esempio i lavori svolti da Tap, il 5g e l’abbattimento selvaggio degli alberi, l’industria delle armi e dei veleni.Ma a quanto pare non è essenziale garantire una produzione alimentare locale, che salverebbe capre e cavoli, consumatori e produttori. Non ci sono misure specifiche per gli operatori del settore alimentare coinvolti nella produzione, manipolazione e lavorazione degli alimenti. Non ci sono deroghe per loro. Né tutele per i più piccoli. Figuriamoci per gli ultimi.

I tanti braccianti, immigrati, invisibili che continuano a crescere proprio per effetto dei decreti sicurezza. Ho chiesto al Governo e al Ministro delle Politiche agricole quali iniziative si intendano adottare per garantire la raccolta dei prodotti agroalimentari nei prossimi mesi e se vi sia l’intenzione di adottare iniziative per prevedere le misure elencate in premessa per i lavoratori stranieri; se si intendano adottare iniziative per spostare una parte delle risorse finanziarie impiegate verso le aziende di piccola e media dimensione identificabili in base all’ammontare di titoli Pac aziendali non superiori a 50.000 euro e, infine, in che modo si intenda sostenere la riorganizzazione dei mercati contadini locali all’aperto e/o le iniziative che si vanno sviluppando in tutto il Paese per consentire alle produzioni locali di essere messe a disposizione dei cittadini. Sui territori già in molti hanno capito la potenzialità di queste filiere, soprattutto adesso dove l’emergenza ci dovrebbe far riflettere sull’importanza di una sovranità alimentare reale, locale e sostenibile. Chi governa dovrebbe solo seguire queste buone pratiche già in atto”.

Mir. Alb.