PIAZZA ODESCALCHI: DA GIARDINO AUTOGESTITO A PARCHEGGIO IRRILEVANTE PER LA MOBILITÀ CITTADINA

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L’amministrazione comunale, per bocca dell’assessore ai lavori pubblici Veronica De Santis, ha annunciato, circa un mese fa, che i giardini di piazza Odescalchi (zona via Roma) diventeranno un parcheggio, regalando al quartiere niente popò di meno che quarantuno parcheggi in più rispetto agli otto attuali, compensando così i posti auto obliterati dalla tanto vituperata pista ciclabile che collega Torre Flavia al centro cittadino. Ma qual è la storia di questo fazzoletto di terra (800 mq scarsi)?

Lasciata per anni in stato di abbandono, nel 2011 è oggetto di una riqualificazione estetica e sociale: un comitato di cittadini partecipa al percorso di bilancio partecipato, detto “Sbilanciamoci con il verde”, promosso dall’allora amministrazione Paliotta. Il comitato vince l’omonimo bando e ne prende la gestione, con tanto di delibera e atto amministrativo: nasce Verdemarino. Nell’arco di quasi dieci anni, in totale autofinanziamento, si mettono a dimora oltre duecento piante, si costruisce un forno in terra cruda, si installano panchine e una rastrelliera per le bici, si realizza l’impianto di irrigazione e una casetta per il book crossing, ma soprattutto si organizzano eventi, concerti, momenti di aggregazione, dialogando con svariate associazioni del territorio.
Chi si ricorda questo bell’esempio di cittadinanza attiva?

Bene. Se l’atteggiamento del sindaco Paliotta era incerto, quello dell’amministrazione Grando si rivela subito indifferente. A dispetto della mail con cui, durante la prima campagna elettorale, risponde alle richieste del comitato, elogiando l’esperienza di Verdemarino, il sindaco non riceve i volontari di Verdemarino, mentre l’assessore De Santis li informa che il bando per dare in gestione ai privati le aree verdi di Ladispoli resterà tale e quale e comprenderà anche piazza Odescalchi.

Da questa decisione nascerà la vergognosa privatizzazione dei giardini di viale Europa (in cambio di una mano di colore ai giochi della residuale area pubblica), mentre le scarse prospettive di lucro della piccola area autogestita non riescono ad accendere lo spirito caritatevole di nessun privato. La volontà dell’amministrazione, tuttavia, appare chiara.

L’atto amministrativo scade, il comitato si scioglie. Arrivati a questo punto, è necessario allargare lo sguardo, lasciare la piccola piazza Odescalchi e abbracciare il panorama dell’intera Ladispoli: che cosa vediamo? Grigio, innanzitutto.

Dal 2017 ad oggi, è evidente che l’amministrazione Grando ha puntato sull’estensione dell’area urbana (nuove palazzine di via Caltagirone a nord e nuovo quartiere di Punta di Palo a sud) e sulla sua intensificazione (innumerevoli le palazzine sorte nei vari quartieri su aree libere). Aggiungiamo qualche dato.

Ladispoli: 26 kmq; oltre 42.000 residenti; un numero esorbitante di vacanzieri estivi; altissima la densità veicolare (oltre 27.000 mezzi a motore, dati ACI 2017); Eppure, 2,7 sono i km da via delle Folaghe a via dei Delfini; 2,5 quelli dalla rotatoria sulla via Aurelia al lungomare. A Roma, per intenderci, la sola via del Corso è lunga 2 km.

Una domanda allora esplode nella mente e sulle labbra: quale visione della città guida le scelte dell’amministrazione?

E ancora…
Sa l’amministrazione che i parcheggi sono in realtà un fortissimo attrattore? Che il 30% del traffico veicolare è costituito da automobilisti in cerca di posteggio? La notizia di 41 posti auto in più, nel caso di piazza Odescalchi, quanti automobilisti attirerà?

Qual è l’alternativa al mezzo di spostamento motorizzato privato? Un autobus ogni ora. E le piste ciclabili che tanto sembrano soffocare il povero automobilista?
Eccole: via Caltagirone (solo disegnata), viale Europa e via Settevene Palo (ottenute riducendo il marciapiede), via Claudia (dentro i giardini) e via Roma.

Torniamo a chiederci come l’attuale amministrazione immagini Ladispoli tra dieci anni. Non è chiaro.

È sotto gli occhi di tutti, invece, il risultato delle scelte compiute finora: una città brutta, ingolfata in una mobilità immobile, caotica e insicura, in primis per bimbi e anziani, smarriti nella giungla di lamiere quotidiana.

Come si può sostenere la famosa vocazione turistica cui tanto deve la storia (e l’economia) della nostra città senza prendere in considerazione questo aspetto?
La mobilità intelligente, sostenibile e accessibile resta una questione di fatto non affrontata, a dispetto della scandalosa pista ciclabile.

Quante storie e quante riflessioni dietro una notizia, per molti forse trascurabile…Eppure è importante sapere. Ad esempio che la piazza in questione è intitolata a Innocenzo Odescalchi, non a Ladislao, suo nipote e fondatore della città, come riportato erroneamente persino sul progetto di trasformazione in parcheggio divulgato dal Comune. Partiamo da questa cosa semplice semplice.

di Giada Laganà