SISTO V, ER PAPA RUGANTINO DI ROMA
Uno dei luoghi più conosciuti dai turisti è Piazza Navona, ma non tutti visitandola notano che in questo preciso punto del centro storico di Roma è presente una testa su un muro.
Esattamente al numero civico 34, su una delle facciate del palazzo Tuccimei (ex palazzo de Cupis) è incastonato un piccolissimo volto di marmo, quasi impossibile da notare per un occhio poco attento. Alcuni pensano che sia l’impronta del volto di un fantasma; tuttavia, la leggenda popolare vuole che a questo minuscolo reperto sia legato, in maniera del tutto singolare, alla figura del Pontefice che regnava nel ‘500: Papa Sisto V.
Papa Gregorio XIII morì nel 1585 lasciando la città nella totale anarchia; a lui succedette Papa Sisto V (1521-1590), il pontificato del quale durò solo 5 anni (1585-1590), ma che grazie alla sua indole tenace, che gli fece guadagnare il soprannome di «er Papa tosto», seppe riportare l’ordine. Le fonti ci tramandano che Papa Sisto avesse come abitudine quella di travestirsi da mendicante e di andare in giro a chiedere alle persone che cosa pensassero della sua politica. Un giorno gli venne riferito che in particolare gli osti manifestavano del malcontento nei confronti della sua politica sul vino: ai locandieri veniva infatti chiesto di pagare allo stato la tassa di un quattrino per ogni mezzo litro di vino che avrebbero venduto, in caso contrario era prevista la galera e il sequestro di tutti i beni del trasgressore. Subito «Er Papa de ferro» sotto mentite spoglie si introdusse in un’osteria di piazza Navona, ordinando una fojetta (brocca) di vino dietro l’altra, ognuna da mezzo litro, senza berlo e facendolo scomparire in una fiaschetta che scaltramente si era portato dietro, fino a quando l’oste, dovendo ogni volta andarla a riempire, cominciò a seccarsi e a bestemmiare contro il nuovo sistema introdotto dal Papa. Il mattino seguente, il povero bettoliere, sereno e ignaro di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, andò ad aprire la propria locanda, notando che era stato allestito un patibolo e, come era normale per l’epoca, l’esecuzione avrebbe portato molti guadagni aggiuntivi grazie alla mole di pubblico che vi avrebbe assistito. Quello che il malcapitato ancora non sapeva, fino a quando il boia non fece irruzione trascinandolo via, era che quella preparazione era destinata proprio a lui. Poco dopo lo sfortunato penzolava nel bel mezzo di piazza Navona, facendo da monito a chiunque altro avesse trasgredito alle regole del Papa.
Il piccolo volto marmoreo al civico 34 dunque sarebbe opera degli amici dedicata allo sventurato oste e anche in ricordo di chi, come si dice, è solito metterci la faccia e in difesa della libertà di espressione, ma anche un avvertimento a non parlare in modo avventato e senza riflettere.
Flavia De Michetti