PERCHÉ MI ARRABBIO TROPPO?

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rabbia

Come sappiamo la rabbia è un’emozione primaria, fa parte di noi esseri umani ed animali dalla nascita alla morte.

Sappiamo, ormai, che le emozioni non sono né buone né cattive ma sono la loro espressione, i comportamenti che la esprimono che possono portare a risultati poco adeguati. Facciamo ora l’esempio di una persona che si arrabbia spesso a cui viene detto “sei sempre arrabbiato/a” o “non ti si può dire nulla perché reagisci sempre male”.
Per riflettere su queste reazioni, è necessario pensare alla persona che si arrabbia ma senza l’assunzione sostanze (la cocaina può dare come conseguenza comportamenti “rabbiosi”).

Detto ciò, cosa c’è dentro la persona che si arrabbia spesso/sempre?
Se si va all’interno della storia personale, si possono individuare gravi e precoci esperienze di abbandono, perdita e rifiuto. Queste esperienze possono essere considerate, agli occhi degli altri, eventi di significato gravissimo o, al contrario, banale. È importante, però, considerare come la persona ha vissuto queste esperienze e/o come gli adulti di riferimento lo hanno aiutato a viverle. Spesso non è tanto l’evento in sé, ma come la persona (spesso il bambino) viene aiutato a superarlo. C’è molta differenza tra un abbraccio di consolazione dando il permesso di piangere e la frase svalutante e distaccata “è inutile piangere!”. Purtroppo o per fortuna, la storia passata si interseca con il presente.

Quindi, se osserviamo la persona nella sua storia attuale, si evidenziano altre caratteristiche:
1) la persona giudica troppo e pretende troppo da sé stessa e dagli altri per cui potrebbe proiettare la rabbia verso l’altro, piuttosto che verso se stessa; per esempio la persona potrebbe reagire in modo estremamente rabbioso ad uno sbaglio del partner o dell’amico/a. 2) la persona non accetta e/o non ha fatto pace con degli errori passati per cui è “pervasa” dai sensi di colpa. I sensi di colpa fanno sì che la persona consideri il comportamento dell’altro come quasi esclusivamente determinato dalle proprie azioni e modalità comunicative; per cui sorge sempre il dubbio “avrò fatto o detto qualcosa io?”. Ciò implica una visione molto parziale della natura umana che non considera che l’altro, dentro e dietro di sé, ha il suo mondo.
3) estrema insicurezza. L’insicurezza può essere considerata l’altra faccia del senso di colpa. Una persona molto insicura cerca le conferme di se (sia positive che negative) nell’esterno; per esempio: una persona manda un sms al partner che non risponde subito, perché non può. Allora la persona insicura può reagire pensando “ecco, non mi risponde perché non gli interessa nulla di me” e così la rabbia monta per poi sfociare in una litigata basata su convinzioni erronee.
4) un’educazione che ha soffocato l’espressione della rabbia. Come ho detto prima, sono le manifestazioni della rabbia ad essere esagerate, non la rabbia in sé. Spesso chi ha avuto un’educazione in cui chi è arrabbiato è “brutto e cattivo”, ha imparato molto presto a reprimere la rabbia. Purtroppo o per fortuna, la rabbia esiste ed è viva e la troppa irosità può essere un fenomeno contrario al suo eccessivo incapsulamento, tipo un vulcano che esplode dopo anni di silenzio.

Concludendo, è fondamentale evidenziare che la persona non è consapevole di ciò che c’è dentro di lei e che la fa reagire in modo iroso. Ciò non vuol dire “perdonarla” ma aiutarla a capire che la rabbia può essere manifestata e gestita (NON controllata) in modo più funzionale.

Dottoressa Anna Maria Rita Masin Psicologa – Psicoterapeuta Psicologa Giuridico-Forense Cell. 338/3440405

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