Pausa pranzo all’aperto per i bambini della Melone

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Il direttore didattico Riccardo Agresti

Preside Agresti: “Il diritto alla salute, almeno alla “Melone”, viene prima di qualsiasi altro diritto”.

Riceviamo e pubblichiamo il messaggio del preside Riccardo Agresti sulle novità dell’istituto.
«Il testo del
Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità n. 4/2021 del 13 marzo 2021 riportando indicazioni sulle misure di prevenzione e controllo delle infezioni da SARS-CoV-2, in tema di varianti recita testualmente: <<Relativamente al distanziamento fisico, non vi sono evidenze scientifiche che dimostrino la necessità di un incremento della distanza di sicurezza a seguito della comparsa delle nuove varianti virali; tuttavia, si ritiene che un metro rimanga la distanza minima da adottare e che sarebbe opportuno aumentare il distanziamento fisico fino a due metri, laddove possibile e specialmente in tutte le situazioni nelle quali venga rimossa la protezione respiratoria (come, ad esempio, in occasione del consumo di bevande e cibo)>>.

Ora è ben evidente che l’indicazione non sia prescrittiva. Anche la vaccinazione non è prescrittiva. Tuttavia, sebbene nessuna altra Scuola sembra la abbia adottata, noi della “Melone” abbiamo deciso, su suggerimento del nostro RSPP, di non far consumare il cibo all’interno delle aule dove è rispettata solamente l’indicazione di tenere un metro di distanza gli uni dagli altri. Pertanto, dal rientro delle vacanze pasquali, bambini e ragazzi faranno le ricreazioni e la pausa mensa all’aperto, entro il recinto scolastico.

Noi la abbiamo adottata perché si tratta di una misura di sicurezza che garantisce maggiormente la limitazione della diffusione del Sars Cov 2 nelle sue varianti più aggressive in quanto teniamo, forse più di altri, alla salute dei bambini e soprattutto a quella dei loro genitori e dei loro nonni. Con le nostre misure, sempre rigorosamente applicate, molte volte il virus è entrato a Scuola, ma mai si è diffuso: abbiamo così protetto bambini, lavoratori e loro parenti e non abbiamo nessuno sulla nostra coscienza.

Dando per scontato, ma io ho speranza nel buon senso del Sindaco, che la sala polifunzionale, benché nuovamente richiesta, non venga concessa ai bambini, non nascondo che, fra il consumare cibo all’aria aperta agendo contro la diffusione del contagio e far mangiare in aula senza mascherina ad 1 metro di distanza e rischiare di condannare a morte un genitore o un nonno dei nostri allievi, io non ho alcuna titubanza nell’orientarmi verso la prima scelta: il diritto alla salute viene prima di qualsiasi altro diritto.

Non ha alcuna importanza che le misure di sicurezza che abbiamo adottate non siano prescrittive. Sono misure che, come recita il testo citato, potrebbero non essere applicate nel caso sia difficile o impossibile farlo (esempio in caso di pioggia). Tuttavia, con la bella stagione e le belle giornate di cui gode Ladispoli, queste misure non solo possono essere applicate facilmente, ma il consumare cibo all’aperto diventerà un momento di diversa convivialità e socializzazione in un periodo così triste, nel quale i bambini ed i ragazzi possono finalmente guardarsi in volto liberamente, mentre in aula, volgendosi necessariamente le spalle, sarebbe impossibile, anche senza mascherina. Potranno chiacchierare liberamente godendosi po’ di sole. Forse nemmeno in periodo pre CoViD questi ragazzi passavano un po’ di tempo su un prato e senza cellulare.

Un papà, particolarmente stizzito in quanto non vuole che la figlia mangi all’aperto, mi ha invitato a scrivere ad uno dei recensori del testo citato. Ovviamente non ho alcuna intenzione di disturbare un luminare il quale, presuppongo, sia impegnato in cose ben più serie che rispondere ad un dirigente scolastico che ha ben chiara la situazione (il testo è chiarissimo): il distanziamento di 2 metri non è obbligatorio, ma consigliato come prevenzione alla diffusione delle varianti del Sars Cov 2 e noi potendolo applicare (“laddove possibile” e quindi eccetto in caso di pioggia o più serie calamità naturali o umane), raccogliamo il consiglio di aumentare le distanze interpersonali. Noi non sindachiamo i consigli dei nostri medici o degli scienziati. Il diritto alla salute, almeno alla “Melone”, viene prima di qualsiasi altro diritto».

Riccardo Agresti