In questo articolo non voglio parlare dell’ipocondria, ossia di un’idea ossessiva di avere una determinata o una serie di malattie; voglio parlare, invece della paura che noi abbiamo quando emergono delle nuove malattie che possono mettere in pericolo la salute di molte persone.
Viene definita pandemia una diffusione rapida di una malattia contagiosa in diversi paesi del mondo. L’epidemia, invece, è la manifestazione di una malattia che si diffonde rapidamente ma in un territorio circoscritto.
È importante evidenziare le conseguenze psicologiche di queste manifestazioni nella nostra società e nelle persone singole. Nella storia si sono verificate una serie di epidemie (colera, influenza, ecc.) che hanno colpito certi rami della società.
Recentemente, come tutti noi ricordiamo, negli anni 1980 si è verificata la Sindrome da Immuno Deficienza Acquisita (AIDS) che ha terrorizzato il mondo intero. Chiunque abbia vissuto in quegli anni, ricorda molto bene che le persone inizialmente più colpite erano i tossicodipendenti e gli omosessuali. D’altra parte, sia i tossicodipendenti sia gli omosessuali sono state le prime persone che hanno avuto una serie di delucidazioni in merito all’adottare dei comportamenti protettivi sia per sé sia per le altre persone. Negli anni ‘90-2000 si parlava di progetti ministeriali mirati alla “riduzione del danno” in cui si insegnava al tossicodipendente ad usare la propria siringa e l’uso corretto del preservativo onde evitare di essere contagiato o di contagiare. Col tempo si è notato, purtroppo, che le persone sieropositive erano anche eterosessuali e non tossicodipendenti. Anche tuttora, purtroppo, molti sieropositivi sono adolescenti e non tossicodipendenti eroinomani. Fenomeno apparentemente molto strano, ma facilmente spiegabile.
Le persone tendono a vedere nell’altro, soprattutto nel diverso, la fonte dei suoi guai e dei suoi malanni. Ciò perché è più semplice mettere al di fuori di noi l’origine o una parte del problema. Questo è un meccanismo che si verifica quotidianamente nelle amicizie e nella famiglia. Nella pratica clinica questo è uno dei maggiori fenomeni con cui la persona, alla fine, si confronta. Quando si parla di “diverso” si intende qualcun altro di diverso da me; (in extremis) chi “non sono io”. Molto spesso è una persona che ha delle caratteristiche fisiche completamente diverse dalle mie e, che parla un’altra lingua oppure ha un colore di pelle diverso dal mio. Molto spesso l’altro è sia ciò che ci fa “paura” perché non si conosce ma può essere anche una persona che ci attira molto, proprio per le stesse motivazioni.
Solitamente le grandi epidemie hanno origine in un gruppo di persone conterrranee o straniere: nell’attualità, il coronavirus ha iniziato a diffondersi un una paese cinese, l’HIV ha iniziato a diffondersi tra gli omosessuali e i tossicodipendenti eroinomani. Attualmente, chi viene visto come pericoloso è l’asiatico; prima, chi veniva visto come pericoloso erano il tossicodipendente e l’omosessuale. Questa idea è irrazionale e può portare a dei preconcetti gravi ossia che solo “quelle categorie” siano a rischio, che portino la malattia mortale e che tutti gli altri siano sani ed innocui. È importante, invece, andare molto oltre a tali fenomeni irrazionali al fine di preservare la nostra salute.
Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta
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Cell. 338/3440405