Pascucci futuro segretario del Partito democratico?

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Inaugurazione nuova stazione Cerenova
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di Giovanni Zucconi

Inutile negarlo, quello del PD di Cerveteri è stato un disastro annunciato. Un disastro che è sbagliato circoscrivere al fallimento nelle ultime amministrative. Una sconfitta elettorale ci può sempre stare, fa parte del gioco. Ma in questo caso non siamo solo in presenza di una sconfitta, ma di una e vera e propria dissoluzione. Il PD a Cerveteri, come soggetto politico, non esiste più, sfido chiunque a negarlo. Il problema è che non credo che ci sia nessuno che sappia veramente come farlo resuscitare. Premetto che ho le mie opinioni sul perché sia successo tutto questo, e che le esprimerò, senza troppi giri di parole, in questo articolo. Risulterò quindi fazioso per una parte dei lettori, ma questo è inevitabile. Ma, questo ci tengo a dirlo, non dirò cose nuove rispetto a quanto già da me scritto in passato. Il disastro, ripeto, era annunciato. Era evidente a tutti, almeno a quelli che non avevano interesse a negarlo, che il partito era in mano a dirigenti che stavano ragionando solo in termini personali, e non di strategia politica. Era evidente che un cerchio magico di giornalisti influenti e di personaggi in grado di creare un seguito (virtuale e autoreferenziale) su Facebook, aveva contribuito, in modo determinante, al mortale arroccamento su posizioni suicide di una parte molto significativa del PD di Cerveteri, che si riconosceva nella corrente denominata Unidem. Personaggi e giornalisti che, è importante sottolinearlo, almeno per la parte più influente, erano lontanissimi politicamente dal PD, o che non hanno “militato” nelle file del PD nelle ultime elezioni amministrative. Siamo stati alla presenza di una dirigenza senza una strategia, se non quella di creare il solco più profondo possibile con l’amministrazione Pascucci, anche quando da Roma l’indicazione evidente era invece quella di cercare di costruire una coalizione di centrosinistra, che potesse esplorare la possibilità dell’appoggio ad una candidatura del Sindaco uscente. Anzi, più queste indicazioni dal PD provinciale e regionale erano esplicite, quanto più la dirigenza del PD cerite ha cercato di utilizzare ogni mezzo per minare questa strategia, e ha scoperto il fianco, cercandone una mortale alleanza, a chi aveva interessi a indebolire e spaccare il PD. A chi aveva interessi a reggere il gioco di una strategia suicida che era destinata a fare implodere il partito e a spianare la strada ad un centrodestra che non ha saputo cogliere l’occasione. Vi ricordate la telenovela della candidatura di Pietro Tidei alle primarie? Unidem e i suoi “alleati sicari” avevano affermato, fino a oltre il tempo scaduto, che Tidei sarebbe stato il prestigioso candidato alle primarie del PD di Cerveteri, e quindi, presumibilmente, il forte sfidante di Pascucci alle elezioni. Peccato che Tidei, in ogni sua intervista, aveva sempre affermato che lui non era candidato. Sua figlia, l’Onorevole Marietta, aveva sempre dichiarato che Cerveteri non aveva certo bisogno di candidare suo padre. Sua moglie, anche se è solo un gossip divertente, aveva escluso categoricamente la candidatura di suo marito. Lo stesso segretario Falconi, in una famosa intervista all’Ortica, aveva svelato che la candidatura di Tidei era solo un bluff. A tutti era evidente che si trattasse solo di una manovra tattica per bloccare l’avvicinamento, auspicato e cercato da Roma, del PD a Pascucci. Eppure la dirigenza del PD, appoggiata dal cerchio magico, è riuscita a portare avanti fino alla fine questo bluff, condannando il PD ad un isolamento mortale e a un misero 5,2% alle ultime elezioni. Vi ricordate gli articoli dove si diceva: “Tidei ha detto che non si è candidato alle Primarie? Forse. E’ vero che ha detto no, ma che cosa c’è dietro questo no?”. Che ci può essere dietro ad un no? Io e Scialacqua di TerzoBinario stiamo ancora aspettando di sapere che cosa ci fosse dietro questo “no”, oltre la volontà di indebolire e spaccare il PD, e l’incapacità di capire che si stava perseguendo una strategia suicida e senza prospettive. Anche per questo mi aspetto le dimissioni, non formali e definitive, di tutta la classe dirigente che ha portato alla spaccatura prima, e al dissolvimento del PD poi. Ai fallimenti, quando sono di queste entità, non possono che seguire atti di assunzione di responsabilità senza attenuanti, e conseguenti dimissioni irrevocabili. Così come va riconosciuto ha già onorevolmente fatto Juri Marini, forse il meno colpevole di tutti. Una classe dirigente di un partito nazionale deve sempre costruire una strategia vincente, che abbia l’obiettivo di governare, e che non si limiti, quando sia necessario, a fare un’opposizione pura e dura. La Politica, soprattutto per un partito nazionale, deve essere sempre l’arte del possibile, e governare deve essere sempre un obiettivo primario. Portare avanti a testa bassa una sterile lotta, palesemente di natura personale, non è tollerabile in un grande partito, soprattutto quando appariva chiarissimo che questa avrebbe portato ad una inevitabile scissione interna. Per questo bisogna azzerare l’attuale direttivo del PD di Cerveteri ed eleggerne uno nuovo. Valorizzando quei personaggi come Franco Caucci che hanno tentato in ogni modo di salvare la barca dal naufragio, pur consapevoli che fosse una impresa improba. Si riparta da chi si sa rimboccare le maniche, faccia un passo indietro la segreteria ed i vari triumviri che hanno perduto malamente le elezioni, si scelga un traghettatore che possa compiere quel processo di riavvicinamento naturale tra il Pd e l’amministrazione comunale.

Quello descritto fino ad adesso è la parte facile dell’intero processo di rinascita del PD di Cerveteri: le dimissioni dovrebbero arrivare velocemente. Ma dopo che cosa potrà succedere? Chi si potrà candidare al prossimo direttivo? La risposta non è per niente semplice, perché se la maggioranza si dimette, la minoranza non è più nel Partito. Alessandro Gnazi ha partecipato alle ultime elezioni, con un notevole successo personale, con una lista civica, e quindi è formalmente fuori del PD. E allora chi potrà ricostruire il PD di Cerveteri? A questa domanda potranno rispondere solo il PD provinciale e regionale. Dovranno loro elaborare una strategia, sicuramente non banale, per rimettere insieme i pezzi che sono attualmente sparsi qua e là. Speriamo che stavolta i dirigenti superiori siano all’altezza del loro compito, e che possano velocemente dare le linee guida per una solida riconciliazione tra le ex minoranza e maggioranza. Magari riuscendo a portare il PD, attraverso il riassorbimento di “Futuro democratico”, la lista di Alessandro Gnazi, nella maggioranza che governerà Cerveteri nei prossimi 5 anni. Se si riuscirà in questo intento di ricostruire il PD a Cerveteri, e addirittura farlo partecipare al governo della città, rimarrebbe solo da definire chi potrà essere il futuro leader del Partito. Chi dovrà guidarlo nelle prossime elezioni nazionali del 2018? Considerando che la Politica è l’arte del possibile, io un nome ce l’avrei da suggerire. Un politico che è ben visto dal PD provinciale e dal Governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e che ha dominato le ultime elezioni comunali di Cerveteri, stracciando tutti gli avversari: Alessio Pascucci. Fantapolitica? Forse. Ma aspettiamo qualche mese prima di scartare completamente questa ipotesi. Si accettano scommesse…