Parola al Cittadino: appuntamento con Pio De angelis

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Pio De Angelis

È arrivato il momento di un nuovo governo. Un nuovo governo non voluto, non richiesto e soprattutto non votato.

«Un nuovo colpo di stato, un nuovo abuso che mette di nuovo e ancora di più la nostra nazione in mano agli europeisti e ai sistemi di centralizzazione internazionale del potere.

Il governo Draghi sarà un governo concentrato sulla risoluzione di problemi causati dagli stessi soggetti che oggi lo chiamano a risolverli. Sarà un governo fatto da ministri e forze che gli italiano non vogliono. Chiamato a risolvere problemi che agli italiano adesso non interessano. Già perché il sig. Draghi prima di pensare ai rapporti con l’Europa, dovrebbe pensare a come dare da mangiare a tutti gli italiani messi in scacco dalla pandemia.

Come sistemare le imprese che non possono pagare gli stipendi.
Come tutelare le fasce più deboli della popolazione.

A volte mi chiedo perché ancora mi stupisco, visto che so bene da dove la nostra situazione attuale. Ma una cosa mi sento di dire: “Viva l’Italia e un augurio sincero al nuovo governo Draghi. Che Dio li illumini.”
Riprendendo quanto esposto nel mio precedente articolo e proseguendo lungo la linea di un tanta amara quanto inevitabile analisi dello stato attuale della nostra nazione, trovo presto e semplicemente le cause di quanto ci sta accadendo. Ci eravamo fermati al periodo post-bellico con la politica del fiammifero che i nostri “alleati” americani avevano condotto in Italia.

Quanto finora esposto permette di comprendere come siamo arrivati a essere governati dalla attuale classe politica, caratterizzata da atteggiamenti tanto inutili quanto dannosi. Una classe politica fatta di “rimandatori seriali” a momenti migliori, di “accusatori compulsivi” delle precedenti gestioni e di “approfittatori spietati” del momento economico.  Tutto nasce dall’allora intervento dei nostri presunti alleati. E ora mi chiedo come possiamo non essercene accorti.

Una nazione che si lancia in guerre assurde camuffate con l’appellativo di “interventi di pace”, solo per dare linfa alle proprie lobby delle armi, come può essere una nazione con cui instaurare una partnership. Una nazione che, per vivere il “suo sogno”, ha bisogno di consumare quelli delle nazioni vicine attraverso lo sfruttamento delle risorse e il monetarismo, come si può considerare una nazione amica.

Come possiamo avere fatto questo errore non lo comprendo. Visto che i segnali erano chiari già tempo. Visto che i nostri presunti alleati ci hanno nell’ordine: bombardato, poi sfruttato a livello economico, poi a livello politico e infine a livello militare.

A aumentare il rammarico per il nostro attuale stato c’è il fatto che la nostra nazione, a differenza di altre, è stata sfruttata per più tempo e in più modi. Perché da essa di più e più allungo si poteva prendere. Pur di acquisire e mantenere il controllo del mediterraneo, acquisendo il controllo globale sulle risorse petrolifere dei paesi di quell’area, i nostri alleati non hanno esitato a massacrare la nostra nazione. In questo il nostro destino e la nostra gestione non è molto diversa da quella di tanti paesi del medio oriente avvicinati dallo sfruttamento e dall’essere consumati da una nazione grande e forte, ma debole senza avere qualcosa di altrui da cannibalizzare.

In  questa ottica va rivisto e ripensato il nostro boom economico degli anni 50  e 60 del 900. In Italia il processo di industrializzazione, sovradimensionato rispetto alla capacità reali di penetrazione del mercato internazionale, ha generato un “effetto doping” sulla nostra economia grazie, come dicevamo, al basso costo della manodopera, alle minime condizioni di sicurezza per i lavoratori, alle inesistenti precauzioni a tutela dell’ambiente. L’Italia non sarebbe mai riuscita a mantenere il suo status di paese trasformatore senza queste aberrazioni gestionali. E, seppur suggerite e fortemente volute dai nostri alleati, è nostra la responsabilità di avere seguito questi “suggerimenti” e permesso queste nefandezze verso il nostro popolo e la nostra terra.

Avremmo dovuto impedire questo smisurato sacrificio a fronte dell’esser annoverato fra i paesi industrializzati e avremmo dovuto farlo 20 anni. Ma siamo il paese degli italietti e ogni pensiero serio e analitico, in merito a questi problemi, è stato offuscato prima e liquidato poi con i soliti stratagemmi in attesa che qualcosa di imponderabile ma positivo succedesse.

Quello che fino a qui è evidente è che la nostra indolenza e la nostra ingenuità ci ha ucciso economicamente, socialmente, finanziariamente e politicamente. Forse non abbiamo compreso, o forse ci ha fatto comodo non comprendere, le origini del boom economico italiano e quando la bolla produttiva è esplosa, non abbiamo fatto altro che attendere un miracolo mentre, nazioni uscite dalla seconda guerra mondiale molto peggio di noi, come Germania e Giappone, ci raggiungevano e superavano a livello politico e di sviluppo sia interno che internazionale. Il nostro tanto decantato boom economico, altro non era che l’effetto dell’overdose di liquidi statunitense e da quel momento siamo andati in caduta libera. L’orrore che abbiamo permesso fosse perpetrato a nostre spese ci ha portato a avere l’attuale classe politica.

La nostra nazione, sempre più vicina al collasso sociale e economico oltre che politico, continua a rimandare senza alcuna giustificazione soluzioni che invece sono ormai tanto necessarie quanto dovrebbero essere drastiche. Il perché il nostro paese sia afflitto dalla attuale classe politica è figlia di quegli anni. Figlia di quella orrenda condotta che ha portato in 20 anni, dagli anni 70 agli anni 90, alla sistematica decapitazione della classe politica italiana di eccellenza. A questa si è sostituita una classe di politicanti per professione, attenti più al loro tornaconto che non alle necessità della propria nazione.

Come detto più volte, credo fortemente che la politica debba tornare a essere una cosa seria. La politica non si può riassumere in battibecchi davanti a una telecamera.

Il cittadino italiano deve rispettare circa 6.000 leggi che non ammettono ignoranza. Inoltre deve rispettare conoscere e perpetrare circa 3.000 regolamenti oltre che combattere con l’apparato burocratico più complesso del mondo. Siamo la nazione che, in proporzione all’estensione del territorio, in sede di parlamento ha il numero più alto di rappresentanti al mondo. E al mondo sono i più pagati.

Quanto finora detto, sia rispetto alla storia passata che alla nostra attuale situazione, spero spieghi il mio rammarico quando vedo una nazione ricca e potenzialmente florida, tanto come nazione tanto per i singoli cittadini, ridotta alla stregua di un comprimario su una scena dove dovrebbe invece essere protagonista.

Vi aspetto al prossimo appuntamento, il terzo dei quattro di questa rubrica».

A Presto,
Pio De Angelis
Socialista-Populista-Sovranista-Patriottico