Prosegue la nostra inchiesta sul Parco degli Angeli, interviene l’avvocato Chiocca, legale del titolare del terreno dove è la struttura per disabili di Giovanni Zucconi
Riprendiamo il tema della vicenda dell’Associazione che conoscevamo come Parco degli Angeli. Come era prevedibile, l’articolo della scorsa settimana ha suscitato molte reazioni. Dai protagonisti della vicenda, pur rimanendo su posizioni contrapposte, sono da segnalare solo precisazioni a sostegno delle loro tesi, e un deciso disconoscimento delle proprie responsabilità. Responsabilità che sono indubbiamente di peso sostanzialmente diverso, e diversamente condannabili. Chi, senza un motivo valido, spacca una comunità di sole 30 famiglie con ragazzi disabili per creare una propria associazione, con gli stessi obiettivi e gli stessi servizi offerti ai ragazzi, non può naturalmente avere le stesse responsabilità di chi, probabilmente accecato dall’indignazione, ha accettato lo scontro, a colpi di comunicati e avvocati, senza avviare una concreta azione “diplomatica” e conciliatoria tra tutte le famiglie dei ragazzi disabili. Famiglie, lo ribadiamo, anche per conoscenza diretta della tematica, dovrebbero avere problemi più importanti e seri da seguire. Famiglie che dovrebbero mettere in cima a tutte le loro priorità il benessere dei loro ragazzi, e non accettare una guerra che, probabilmente, non avrà vincitori, ma che ha già dei perdenti: i ragazzi disabili che non hanno più un luogo sereno dove, tutti insieme, crescere e fare esperienze formative. Una guerra fatta nel loro nome, senza che nessuno di loro, gli unici che dovrebbero avere voce in capitolo, abbia mai espresso il loro parere. Reazioni dalle istituzioni dopo l’articolo? Almeno pubblicamente nessuna. In privato, gli addetti ai lavori, ci hanno manifestato un comprensibile imbarazzo per una loro presa di posizione. Dopo molti anni di rapporti e collaborazioni con l’Associazione che conoscevamo come “Parco degli Angeli”, di cui rimangono indelebili l’ammirazione e l’affetto per quello che di straordinario è stato fatto, gli stretti rapporti di amicizia e di stima con tutti i protagonisti della vicenda, impediscono una facile e neutra presa di posizione. Li posso capire, e rispetto la difficoltà di intervenire in una situazione così complicata. Ma, sempre in privato, tutti, hanno espresso una posizione identica a quella del nostro giornale: è in corso un’assurda e inutile battaglia sulla pelle dei ragazzi disabili. Battaglia che poteva e doveva essere evitata con un comportamento più responsabile. Ma non avremmo ripreso il tema se non avessimo avuto la possibilità di parlare con il rappresentante di un protagonista importante della vicenda: il generoso proprietario del terreno ceduto, anni fa, in comodato d’uso, all’Associazione originaria. Un protagonista che, almeno è questa l’dea che mi sono fatto, è guidato nelle sue decisioni, come tutte le persone del suo stampo, più dal suo grande cuore che dalla ragione. Un’ammirevole caratteristica di altri tempi. Ripercorriamo velocemente la vicenda che, recentemente, è stata anche oggetto di articoli di cronaca, con tanto di picchetti ai cancelli e intervento dei Carabinieri. Diversi anni fa, il signor Mario Frazzetta, con encomiabile generosità, affidò un suo terreno, in comodato d’uso, all’associazione “Nuove Frontiere”, costituita da 30 famiglie con ragazzi disabili. Questo diede vita a quella straordinaria esperienza che era “Parco degli Angeli”. Negli anni seguenti non abbiamo nulla da segnalare, se non un curiosissimo ordine del giorno proposto dall’allora Presidente, approvato a maggioranza, con il quale si chiedeva, a mio modesto parere inspiegabilmente, di permettere anche ad altre associazioni simili di utilizzare lo stesso terreno per le proprie attività. Inspiegabilmente non per la generosità della posizione, ma perché non conosco nessuno che farebbe una cosa del genere. Che decidesse, senza che nessuno lo chiedesse, di condividere un suo spazio, che gli spetta di diritto, con altri soggetti che, tra le altre cose, non mi risulta che nemmeno esistessero. Sulla base di questa decisione, è stato poi chiesto al proprietario del terreno di adeguare il contratto di comodato d’uso, in modo che potessero utilizzare quel terreno anche altre associazioni che ne avessero fatto richiesta. Magari sono io un po’ troppo lontano da certe generosità, ma non riesco a capire, e trovo tutto molto inspiegabile. E’ come se ad un certo punto, un componente di una famiglia, diciamo il marito, proponga al proprietario di casa di cui è affittuario, di inserire nel contratto di locazione una clausola che preveda l’utilizzo del proprio appartamene anche ad altre famiglie. Naturalmente il proprietario, che ha un grande cuore, accetta volentieri questa richiesta inaspettata che potrebbe permettere ad una altra famiglia di avere un tetto sulla testa. Da questo momento passano alcuni anni, e in seguito a questioni che appaiono assolutamente insignificanti, il Presidente che aveva proposto quella curiosa clausola, fonda una nuova associazione, portandosi dentro 12 soci dell’associazione originaria. E sulla base della clausola contrattuale chiede che la sua nuova associazione possa utilizzare il terreno per le sue attività. Iniziative, per la cronaca, identiche a quelle dell’associazione originaria. In altre parole, il marito che aveva proposto al proprietario di permettere l’utilizzo del proprio appartamento anche ad altre famiglie, si separa dalla vecchia moglie e, forte di quella clausola, chiede di poter abitare nella stessa casa con la sua nuova compagna. E’ naturalmente una semplificazione, ma non siamo molto lontani da quanto è effettivamente successo. Almeno è quello che ci risulta, e che potrà essere smentito in qualsiasi momento se non corrisponde nella sostanza, alla verità. Nella sostanza ripeto, perché poi i cavilli e gli atti formali legalmente validi contano, a mio giudizio, molto meno. La storia che poi segue è molto più articolata di questa. Ci sono, per esempio, contratti di comodato d’uso annullati verso l’Associazione originaria, con tanto di ingiunzione di sgombero, e riscritti a favore della nuova associazione nata dalla scissione. A favore del solo marito, tanto per riprendere la nostra semplificazione. Ma non vogliamo complicare il ragionamento con i particolari, considerando che i tratti generali sono più che sufficienti per costruirsi un giudizio sulla vicenda. Concluderemo quindi questo articolo, con l’intervista gentilmente concessa dall’avvocato del signor Frazzetta. Una lunga e pacata chiacchierata nella quale mi sono formato l’ottimo giudizio sul proprietario del terreno che vi ho anticipato prima. Un uomo generoso e con un grande cuore, ma che non ha, proprio per questo, a mio parere, la necessaria malizia di per discernere situazioni solo apparentemente a unico vantaggio di chi ha bisogno. Non la riporteremo tutta, anche se è stata molto interessante. Riporterò solo i passaggi più utili, anche per una composizione della vicenda.
Avvocato Chiocca, che ne pensa il suo assistito di tutta questa vicenda?
“Il proprietario vuole solo il bene dei ragazzi, ed è molto amareggiato per tutto quello che sta succedendo. Non capisce come si possa litigare sulla pelle dei ragazzi. Lui ha concesso il terreno per permettere ai ragazzi disabili dell’Associazione di avere uno spazio dove poter svolgere sereni le attività di cui hanno bisogno.”
Ma non gli era sembrata strana questa situazione nella quale un’associazione chiede, di sua spontanea volontà, di dividere i sui spazio con altri?
“Qualunque cosa sia successa, chiunque abbia ragione, al signor Frazzetta non interessa. Lui vuole solo che tutti i ragazzi disabili abbiano le stessa opportunità di avere uno spazio. Non devono esistere disabili di serie A e disabili di serie B. Lui non vuole cacciare nessuno. La lettera di novembre scorso, con la quale veniva disdetto il comodato a tutte le associazioni, era stata inviata solo per forzare un accordo tra le due parti in lite. Ma sembra però che nessuno delle due l’abbia capito, e hanno continuato con il loro atteggiamento”
Ma adesso ha redatto un nuovo contratto di comodato d’uso a solo favore della nuova associazione
“Anche in questo caso è stato fatto per forzare l’accordo in una situazione che vedeva una dura contrapposizione e serrature cambiate ai cancelli. E comunque gli atti di comodato d’uso, così come si scrivono si possono annullare. Se questo serve per facilitare un ricomposizione è bene che venga fatto. L’importante è che nessun ragazzo rimanga fuori.”
Ma la situazione sembra ora troppo compromessa, e la parola è stata lasciata ai giudici. Non credo che fosse proprio questo che il signor Frazzetta avrebbe desiderato. Lui cosa consiglierebbe per risolvere la questione?
“Decisamente era l’ultima cosa che il signor Frazzetta avrebbe voluto. A lui interessa solo il bene dei ragazzi. Tutto il resto non gli interessa. Lui chiede un passo indietro da parte di tutti. Vuole che si trovi un accordo che tenga conto solo del bene dei ragazzi. Al proprietario che i genitori litighino fa solo amarezza, e non lo comprende. Che cosa poi voglia dire praticamente “passo indietro” non sta al signor Frazzetta indicarlo. Ci sono due Presidenti, e tutte le parti interessate, che dovrebbero pensare più ai ragazzi che alle contrapposizioni che provocano solo disagi ai propri figli. Sono loro, per il bene dei ragazzi, che dovrebbero, tutti, fare un passo indietro. Aspettiamo con fiducia degli atti concreti da parte loro.”