“Parco Archeologico”, lavori in corso a Marina di San Nicola

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Procedono a Marina di San Nicola condotte dal Consorzio le operazioni di bonifica della vasta area verde in cui troneggia la Villa Romana. Seguiranno recinzione, illuminazione e videosorveglianza. A lavori ultimati l’antico sito verrà aperto alla pubblica fruizione anche attraverso visite guidate e altre iniziative culturali e didattiche.        Proseguono senza sosta da parte del Consorzio i lavori di bonifica della zona archeologica di Marina di San Nicola, zona dominata, com’è noto, dalla grandiosa Villa di Pompeo.

La firma della Convenzione tra Soprintendenza e Consorzio di San Nicola

Firmata a settembre scorso la Convenzione con la Soprintendenza, che ha conferito all’ente guidato dal presidente Roberto Tondinelli la gestione e la manutenzione del prezioso antico sito di epoca romana, l’assemblea dei consorziati, in occasione della recente riunione annuale, ha approvato a larghissima maggioranza, dopo il bilancio consuntivo 2018, anche il preventivo di spesa per il 2019 dove, in aggiunta agli stanziamenti per le attività correnti, figura la realizzazione di alcune opere di miglioria del comprensorio.

Quindi, nelle pieghe del bilancio di quest’anno, effettuando lavori in economia ovvero eseguiti dalle maestranze consortili, si prevede di completare, prima della stagione estiva, almeno la pulizia di tutta la zona interessata dalle storiche vestigia, che ora riemergono mano a mano dopo essere state per lunghi anni occultate, oltre che dall’incuria, da una marea di rovi e sterpaglie infestanti.

Queste operazioni si sono rivelate, anzi si stanno rivelando oltremodo complesse e prolungate sia per la fitta e incolta vegetazione e sia per i cumuli di rifiuti di vario genere che nella vegetazione stessa, per colpa della inciviltà imperante, hanno trovato nel tempo facile accoglienza.

Ultimati i lavori di bonifica, l’area dovrà essere al più presto recintata, poi ben illuminata e anche videosorvegliata: ciò per difenderla dagli assalti dei “barbari” di turno che la utilizzano come discarica a cielo aperto e dalle incursioni di chi illecitamente asporta pietre dai muri e tessere dai mosaici ancora presenti in vari angoli della Villa Romana.

Andrà presto valorizzato, anch’esso dopo una radicale bonifica, il “criptoportico”, al cui interno si intende in futuro ospitare mostre d’arte e concerti di musica da camera.

Verrà anche verificato il rispetto della linea di confine tra la zona archeologica a suo tempo definitivamente vincolata dalla Soprintendenza e il terreno liberato dal vincolo che da quella stessa linea si estende fino a via Venere e dove da alcuni anni campeggia un centro residenziale: confine imposto dalla Soprintendenza oltre il quale non solo fu vietata la edificazione ma anche la realizzazione di giardini privati.

La Convenzione tra il Consorzio e la Soprintendenza prevede altresì la rimozione del cosiddetto “osservatorio – belvedere” che, da anni abbandonato a sé stesso come del resto tutta la zona, è oggi ridotto a un rottame, rifugio e latrina per vagabondi nonché luogo di discutibili frequentazioni… senza qui scendere in ulteriori squallidi particolari che comunque è facile immaginare e che i rifiuti abbandonati nei paraggi hanno chiaramente e sempre reso evidenti.

L’osservatorio Belvedere

Una corrente di pensiero vorrebbe tuttavia risparmiare la struttura, che – lo ricordiamo – fu realizzata nel 2008 dal Comune di Ladispoli con il contributo statale dell’8 per mille nel quadro di un più ampio progetto di risanamento dell’intera area. Essa venne posizionata in modo tale da consentire, una volta saliti al piano rialzato, la visione delle sottostanti antiche testimonianze e anche del mare, che da quel preciso punto non è distante. Una adeguata ristrutturazione del manufatto ligneo, operazione tutt’altro che proibitiva, lo restituirebbe alla collettività e agli scopi per i quali fu progettato e costruito, con denaro pubblico.

Tutte operazioni preliminari e propedeutiche, queste, per poter accedere alla fase vera e propria di riqualificazione del patrimonio culturale a fini di pubblica fruizione, arrivando il Consorzio ad organizzare visite guidate all’interno dell’area – sempre sotto la direzione scientifica della Soprintendenza – il cui ricavato verrebbe incamerato dal Consorzio stesso per la sostenibilità delle attività didattiche e informative, per laboratori di ricerca e studio e per tutte le altre attività, anche rivolte alle scuole dell’obbligo, che dovessero rendersi necessarie per la valorizzazione del sito che, allora, sarà più che legittimo denominare “Parco Archeologico”.

                                                                                                   ROBERTO TURBITOSI