Paolo Romano, da calciatore ad attore di successo

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Artista duttile e poliedrico, ci parla di teatro, televisione e del futuro delle produzioni italiane di Felicia Caggianelli

Voleva fare il calciatore, si è ritrovato ad essere uno degli attori più interessanti del panorama artistico italiano grazie alla sua duttilità. Una dote che permette a Paolo Romano di calarsi con disinvoltura nei personaggi che interpreta sia a teatro che al cinema e soprattutto in televisione. Dove è notissimo al grande pubblico soprattutto per ricoprire da 5 anni il ruolo di Eugenio Nicotera nella celebre soap opera di Rai 3 Un posto al sole. Paolo Romano è un artista che peraltro conosce molto bene il nostro territorio, ci ha rivelato che spesso viene a Ladispoli a trovare amici di vecchia data. Lo abbiamo incontrato al Teatro Stabile del Giallo di Roma dove fino al prossimo 11 dicembre è il protagonista del thriller In linea con l’assassino. Un noir ad alta tensione remake di un film del 2002 che nella versione teatrale è ancora più incalzante, coinvolgendo lo spettatore in un vortice di forti emozioni, fino al clamoroso finale.

Attore di cinema, teatro e televisione. Dovendo scegliere quale è il vero amore artistico di Paolo Romano?

“Senza pensare nemmeno un secondo, non posso che rispondere il teatro. Nasco come giovanissimo attore teatrale amatoriale in una piccola compagnia di Cantù, la mia città, poi andai a studiare a Milano per perfezionarmi. E debuttai nel 1992 con Il genio buono di Carlo Goldoni”.

L’attore era dunque la professione che avrebbe voluto sempre fare o da bambino sognava di fare altro?

“Confesso che da bimbo volevo fare calciatore, ero anche bravino. Poi sognai di essere pilota di corse rally. Ho capito tardi che volevo fare l’attore, da adolescente andavo a teatro ed al cinema con i miei genitori, sentendo di essere molto coinvolto. Inizia a leggere testi classici, fino ad arrivare a Pasolini. A 18 anni capii che dovevo seguire l’istinto ed accettare dove mi stava portando la vita. Certo, essere calciatore professionista non mi sarebbe dispiaciuto”.

Lei ha partecipato a fiction di grande successo come Un posto al sole, Maresciallo Rocca, Incantesimo, Don Matteo. A suo parere è vero che le serie tv italiane stanno tornando agli antichi splendori dopo anni di mediocrità?

“E’ una domanda difficile. Credo che ormai non esistano più mezze misure nella produzione di serie televisive sia in Italia che negli Stati Uniti. Ci sono fiction che hanno letteralmente preso il posto del cinema nel cuore del grande pubblico come Gomorra e Romanzo Criminale che rappresentano dei prodotti eccellenti. Poi esistono le serie televisive della grande distribuzione sia pubblica che privata che sono più che altro romanzi di appendice. O fotoromanzi in movimento che la gente comunque ama e segue con ottimi ascolti. Non mi sento di criticare o lanciare giudizi sulla loro qualità. Per fortuna in Italia la fiction si  risvegliata, esiste una vasta produzione sia nazional popolare che documentaristica, il pubblico ha la facoltà di scegliere”.

Da tempo lei è impegnato anche come regista. Quando ha deciso di passare dietro la telecamera e dirigere gli attori?

“In realtà è una passione che non riesco a conciliare con la professione di attore. Ho tanti progetti nel cassetto che non ho tempo di concretizzare, mi piace tantissimo l’idea di dirigere attori. Da grande farò il regista, del resto è un po’ come nel mondo del football. Dopo essere stato calciatore non pu diventi allenatore. Anche se confesso che il vero sogno nel cassetto sarebbe svegliarmi una mattina e scoprire di essere una rock star”.

Allo Stabile del giallo spesso lei mette in scena gialli classici e moderni che riscuotono un ottimo successo di pubblico. Non pensa che il teatro giallo, che vanta milioni di appassionati, meriterebbe maggiore attenzione anche dai grandi teatri?

“E’ una ferita sempre aperta. La situazione teatrale italiana è disastrosa. All’estero c’è fame di teatro, quando viaggio in Europa mi accorgo che il teatro è ritenuto una delle massime espressioni culturali ed artistiche. Il thriller ed il noir in particolare meriterebbero un circuito nazionale, in ogni città dovrebbe esistere un  teatro come lo Stabile del giallo di Roma. Che tiene in vita ed all’attenzione del pubblico sia i classici che testi più moderni. Il problema è che non tutti gli attori hanno il coraggio di cimentarsi con le rappresentazioni dei gialli, c’è anche molta gente che sa fare solo televisione e nemmeno conosce Agatha Christie. Manca la formazione culturale e professionale, anche la scuola ha le sue colpe per la scarsa conoscenza di alcuni generi teatrali”.

C’è un attore del passato a cui Paolo Romano si ispira?

“Nutro da sempre ammirazione e venerazione per artisti come Sordi Tognazzi, Gassman e Manfredi. Mi sono sempre imposto una regola professionale, mai tentare di imitare questi colossi, ma lavorare sodo per  apprendere la loro arte. Sul palcoscenico certo di essere me stesso, senza dimenticare gli insegnamenti di attori che hanno scritto la storia del cinema, della televisione e del teatro e non solo in Italia”.

Progetti futuri?

“Torno a recitare molto presto nella bellissima soap opera Un posto al sole, poi sarò impegnato in una serie per Rai Gulp nel periodo natalizio. Infine mi cimenterò in un’opera prima al cinema. Senza dimenticare il mio impegno teatrale”.