Intervista esclusiva all’attrice romana.
di Mara Fux
All’apice di una carriera da protagonista di ruoli comici e brillanti, l’evergreen attrice romana, si mette in gioco affrontando per la prima volta un personaggio tragico, Ecuba, regina della sconfitta Troia, moglie di Priamo e madre di ben 19 figli che ad uno ad uno vedrà perire per volere impietoso del Fato.
Paola Quattrini, regina della commedia teatrale, interpreta la tragica vicenda di Ecuba. Sogno o rivalsa?
Nessuna delle due! Il grosso del pubblico mi ricorda soprattutto per i personaggi brillanti perché hanno avuto più risonanza. Ti racconto però un aneddoto. Mia figlia Selvaggia, che è stata attrice, alcuni anni fa interpretò Polissena, figlia di Ecuba, e mi invitò a vederla nel magnifico teatro di Siracusa dove era di scena diretta da Lorenzo Salveti al fianco di una meravigliosa Valeria Moriconi. Quando entrai nel teatro mi venne la pelle d’oca e prendendole la mano dissi a mia figlia “vieni via, non fare lo spettacolo, guarda la platea” perché la grandiosità del tutto era impressionante. Naturalmente invece assistetti allo rappresentazione e ricordo che mi emozionai così tanto che dentro di me dissi quanto mi piacerebbe interpretarlo. Un ruolo che da allora ho portato nel cuore certa che mai nessuno me l’avrebbe mai offerto proprio per questa mia fama, perché se anche negli anni ho fatto ruoli drammatici in Tennessee Williams o come in Affabulazione di Pier Paolo Pasolini, non ho mai toccato le corde della tragedia.
Non mi dirai che la proposta ti è parsa uno scherzo!
Questo no ma quando Fausto Costantini me ne ha parlato io gli ho risposto subito di sì senza sapere chi avrebbe curato la regia o dove sarebbe stata fatta la tournée. Ho accettato immediatamente perché era uno di quegli spettacoli che tenevo nel cuore, sbalordendo per la rapidità della mia adesione lo stesso Centro Teatrale Meridionale di Reggio Calabria che produce l’opera.
Con il cinema è andata diversamente?
Nel cinema ho avuto meno fama che nel teatro ma nel 1993 il Nastro d’Argento lo ho avuto per Fratelli e Sorelle di Pupi Avati. Sul palcoscenico sono salita la prima volta a 5 anni, oggi ne ho 78, fai tu il conto di quanto abbia di carriera alle spalle tenendo presente che ho lavorato davvero ogni anno. Però devo dirti che nonostante taluni personaggi siano stati molto forti e molti ruoli siano stati anche drammatici, l’esplosione di tragicità che è in Ecuba non l’ho mai interpretata.
Questa sua tragicità l’hai trovata positiva?
Incontrare un ruolo dove mettersi nuovamente alla prova dopo settant’anni di carriera è stato molto stimolante, significa che puoi dare al pubblico ancora delle cose. Tra l’altro non credevo di avere la voce per raggiungere certe corde ed invece, grazie anche alle indicazioni del nostro regista Livio Galassi, ho scoperto toni che non pensavo di avere. Certo, la controprova la darà il pubblico.
Interpretare Ecuba ti è stato utile?
Il teatro è terapia, l’elaborazione dei ruoli sono terapia. A me stessa è servito molto il teatro che è una forma di psicoanalisi potente. Ecuba è un personaggio dalle tantissime sfumature e, lavorando su di lei, ho lavorato molto anche su di me.
Avresti potuto far altro nella vita?
Io sono nata attrice, ho iniziato bambina e la mia vita privata la lego tutt’uno con quella professionale. Compleanni e debutti si intersecano.
Per tua figlia è stato lo stesso?
È curioso che mia figlia si sia trovata per la prima volta sul palco alla mia stessa età perché s’era addormentata su un baule di scena sul quale s’è svegliata praticamente davanti al pubblico. Per lei però è stato diverso. Lei l’ha fatto perché vivendo con me si è trovata quasi per caso sul percorso e le è stato naturale. Nel tempo però ha preferito tornare a casa la sera prediligendo il suo ruolo di madre.
Basta sangue! esclama Ecuba implorando i suoi dei di interrompere la scia di strazio che la dilania.
Il dolore di Ecuba è purtroppo a mio avviso estremamente attuale. In un contesto storico sociale che su uno sfondo di guerra, ricorda ogni giorno la misera morte in mare di chi giunge coi barconi o la violenta uccisione di giovani donne per mano di chi dichiara di averle amate, Ecuba dà voce alle madri che piangono questo strazio.
Lo spettacolo tocca meravigliosi siti archeologici.
Gli spalti delle arene di Ferento, Alba Fucens, Sarsina, Ascoli, Pescara oltre a quelli più moderni di Tor Bella Monaca sono certamente idonei per la stagione estiva ma confido su una ripresa invernale delle rappresentazioni.