Paola Gassman, classe e duttilità artistica

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di Felicia Caggianelli

Quando hai il cognome Gassman, già appena nata, sai quale professione ti aspetta. Perchè ti scorre nel sangue l’arte allo stato puro. E se hai i cromosomi del più grande attore italiano, tuo padre Vittorio, il palcoscenico è il tuo habitat naturale. Paola Gassman è una delle figlie d’arte che ha saputo affrancarsi dall’ingombrante ombra paterna, riuscendo a trovare una propria eccellente collocazione nel mondo dello spettacolo. L’abbiamo incontrata a Civitavecchia in occasione della rappresentazione della commedia “Tutte a casa”.

Paola Gassman e il teatro, possiamo dire l’amore artistico di una vita?

“Sicuramente è la mia professione da cinquant’anni quindi si vede che era quello che volevo fare e l’ho fatto”.

Con la commedia “Tutte a casa” portate in scena la forza delle donne e la difficoltà che hanno sempre avuto, sin dalla notte dei tempi, di rapportarsi con l’universo maschile nel mondo del lavoro . Un tema molto attuale. Com’è stato portare in scena questa tematica? “In realtà questa commedia fa un paragone. Questa è una vicenda che si ambienta nel periodo del ’15-’18 ovvero durante la prima guerra mondiale eppure tante cose non sono cambiate. Ci sono delle battute che parlano di certe problematiche che poi uno le può riscontrare ancora oggi e che fanno anche un po’ sorridere. Si tratta di una constatazione, un po’ amara di come le cose vadano un po’ a rilento. In quel periodo queste donne molto volitive, caparbie hanno ottenuto tante cose importanti, anche se poi il fascismo ha messo uno stop, e quindi è una constatazione di come le cose non si riescano a cambiare”.

Possiamo dire comunque che qualora le donne fossero veramente unite tra di loro conquisterebbero il mondo?

“Sicuramente noi in questa commedia lo dimostriamo. Soprattutto il mio personaggio un po’ preso da problemi molto fatui all’inizio si trova poi a dover affrontare i problemi di una fabbrica di autocarri e unita alle altre, quando inizia a capire che non bisogna farsi la lotta bensì collaborare tutte insieme, si riescono ad ottenere dei risultati importanti. Sicuramente l’unione fa la forza”.

Paola Gassman con il nostro vice direttore Felicia Caggianelli

Paola Gassman ha scritto anche un libro ‘ Storia di una grande famiglia alle spalle’ ecco, com’è stato vivere e convivere con un cognome importante come il suo e come  si è scoperta scrittrice?

“Posso dire che non si tratta solo di una questione di cognome. Io nella mia famiglia ho avuto tanti personaggi importanti. Io ho scritto proprio per ricordare gli altri più che mio padre e mia madre ai quali mi rivolgo affettuosamente da figlia. Non rivendico geneticamente nessun tipo di privilegio o successo perché tanto non si eredita. Per cui siamo salvi, se ce l’hai ce l’hai e per quello che puoi fare fai. Tuttavia mi sembrava doveroso ricordare chi non ha avuto la possibilità di farsi conoscere perché all’epoca non esisteva questo mezzo che è mezzo  infernale e mezzo giusto che ti fa ricordare anche troppo  ed esageratamente. È stata una promessa che avevo fatto un po’ a papà. Quando aveva scritto il suo ecco perché il mio libro si è chiamato ‘Una grande famiglia dietro le spalle’, perché il suo si chiamava ‘ Un grande avvenire dietro le spalle’. Ricordo ancora le sue parole: “Io nel mio libro non ho potuto citare tutti i componenti di questa famiglia e spetterebbe a te farlo”. Io per anni non ci ho pensato, poi , così di getto, quasi naturalmente è venuta fuori questa cavalcata e non nascondo che mi sono molto divertita a farlo. Come sempre si fa quando si scrive perché è un dialogare con se stessi, è un ricordare. Poi ho detto, chissà, per i nipoti potrà essere interessante  e così è stato; non a caso ha avuto due ristampe anche se è stato messo in una nicchia dall’editore proprio perché non voleva essere un libro di gossip, bensì un omaggio a tutti quelli che nella mia famiglia, prima di me sono stati importanti e poi per me molto cari e importanti essendo stati i miei bisnonni, i miei nonni, i miei zii e quant’altro”.

Con suo marito Ugo Pagliai si è avvicinata alla poesia, com’è nato questo amore?

“Mio padre scriveva poesie io e mio marito recitano poesie.  È successo tanti anni fa quando abbiamo deciso di fare dei recital ovvero si tratta di spettacoli comodi che si portano in giro più facilmente. Abbiamo iniziato insieme poi  abbiamo fatto parecchi recital, con la musica, anche separatamente. A me piace molto la poesia perché trovo che sia sintetica”.

Che consiglio darebbe a chi si appresta a diventare attore?

“L’unico consiglio che si può dare attenti agli esempi che oggi non sono dei migliori. Per i giovani che si apprestano a muovere i primi passi in questo settore non c’è molto spazio, non c’è molta possibilità per chi lo fa seriamente. Per chi lo fa solamente per raggiungere il successo ci soino molti modi e a me non interessano, facciano pure. Credo che confondano un concetto fondamentale ovvero credono che il successo stia nell’apparire, nel diventare un personaggio. Coloro che invece vogliono fare questa professione seriamente sono pochi e lo sanno che è difficile. Sanno che è sacrificio, sanno che il successo si deve ottenere alla fine di un percorso e non all’inizio Per cui consiglio proprio questo di prenderne consapevolezza quanto prima e di affrontarlo con questo criterio altrimenti diventa mortificante. Studio sì, ma deve trattarsi di uno studio serio e non in scuolette come ce ne sono tante in Italia. Si tratta solo di acqua fresca. Non si sa che cosa fanno. Ci son o i talenti , ma quelli devono venir fuori nel campo che scelgono e poi non è detto che se un attore è bravo deve saper ballare, cantare . Magari sapesse fare tutto. Nella società attuale, quando si diventa un personaggio, in modi anche arbitrari, poi dopo si pensa che sono bravi e a tal proposito credo che il pubblico stesso deve imparare. Il pubblico oggi crede che quello che appare merita, io invece credo che debba vagliare, deve vedere se quella persona è brava se nella sua professione sa fare, ma tutto questo è difficile perché siamo in un mondo dove si vive virtualmente , si va su questi meccanismi terribili , mostruosi e sono pericolosi per la vita. Perché spesso scambi per vero ciò che non lo è. Io faccio parte della vecchia scuola e la penso così poi tutti mi guardano come una povera matta ma non credo che sia quella la strada giusta. Lo spero per i miei figli e per i miei nipoti”.

Progetti futuri?

“Adesso siamo in tournee con questa commedia e nell’aria ci sono delle cose da valutare con calma”.

Com’è stato rapportarsi con le sue compagne d’avventura in questa commedia?

“Molto positivo. Questa commedia è nata perché è stata scritta per tre attrici,tra cui io, che hanno fatto lo spettacolo dal titolo ’La vita non è un film’ di Doris Day e di quel gruppo siamo io, Mirella Mazzaranghi e purtroppo Lidia Biondi che è scomparsa . Noi poi abbiamo ripreso quello spettacolo con un’altra attrice che però non è qui. Avevamo tra le mani questa commedia scritta per noi e abbiamo cercato altre collaborazioni, importantissima Paola e Tiziana  con le quali stiamo lavorando molto bene, le due ragazze che sono molto brave per cui si è formata una bella equipe tutta al femminile ed è molto piacevole lavorare insieme e quindi andiamo avanti. Adesso ci sono commedie rappresentate da cinque, sei e anche otto donne, noi siamo partite da tre, adesso siamo arrivate a cinque e in futuro chissà.”