PANORAMICA SUI CALCOLI BILIARI

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E’ più frequente nelle donne (rispetto ai maschi il rapporto, è 4 a 1) la colelitiasi, ossia la presenza di calcoli nella colecisti, nella via biliare principale e, molto più raramente, nelle piccole vie biliari che scorrono dentro il fegato. Questa patologia, chiamata calcolosi o litiasi biliare, è assai subdola potendo decorrere per anni del tutto senza sintomi.

Quali sono i fattori di rischio perchè si formino calcoli nelle vie biliari?
Elevato introito calorico soprattutto a base di grassi animali, sesso femminile (come già detto), obesità, diabete, ridotta alimentazione a base di fibre e vegetali, utilizzo di estrogeni, dislipidemia di tipo IV con aumento del colesterolo LDL (quello “cattivo”) e dei trigliceridi, fumo, periodo postgravidico, ridotta motilità della colecisti.

La bile è soprassatura soprattutto di colesterolo con conseguente formazione di cristalli, agglomerazione e formazione di un calcolo unico oppure di calcoli multipli. I calcoli di colesterolo puro non sono affatto quelli che si riscontrano più frequentemente(10 – 15%). Sono grandi, lisci, più o meno rotondeggianti, lisci, di colore grigio – giallastro. Ancora meno frequenti sono i calcoli di bilirubinato di calcio (5 – 10%) che, al contrario dei primi, sono di assai piccole dimensioni, di colore scuro, multipli, di forma varia e radiopachi all Rx diretto dell’addome. I calcoli più frequenti sono quelli detti misti (80%) , a base di colesterolo, bilirubina e carbonato di calcio. Sono multipli, di forma variabile, cosi come il loro colore. Sono costituiti da un nucleo centrale di diversa composizione circondato da stratificazioni a base soprattutto di colesterolo ma anche di bilirubinato di calcio.

Nella stragrande maggioranza dei casi sono, a differenza dei calcoli renali, radiotrasparenti all’Rx.

Qual è la loro sintomatologia? Quale il quadro clinico?
La diagnosi è assai facile quando c’è la colica biliare classica, con segno di Murphy positivo (dolore alla pressione nella parte centrale dell’ipocondrio destro). La sintomatologia dolorosa più irradiarsi talvolta alla scapola destra o alla schiena. La colica può provocare dolore non sempre all’ipocondrio destro ma anche all’epigastrio (ossia a livello dello stomaco) creando problemi di diagnosi differenziale con l’ulcera peptica e con il reflusso gastroesofageo. Il dolore insorge all’improvviso, “a ciel sereno”, spesso 30 – 90 minuti dopo i posti e perdura diverse ore. La colica è provocata da calcoli di colesterolo misti, radiotrasparenti, di diametro inferiore ai 15 mm, immersi in una colecisti normofunzionante. Tali calcoli, “sassolini delle bile”, causano un’infiammazione ed ostruzione del dotto cistico (collega la colecisti con il dotto coledoco) oppure del coledoco stesso. La colica è spesso accompagnata da nausea e vomito.

Come già detto all’inizio la gran parte dei soggetti portatori di calcoli biliari è senza sintomi oppure presenta una sintomatologia aspecifica, paucisintomatica: malessere post prandiale, sensazione di gonfiore gastrico, addome meteorico con saltuarie eruttazioni e/o flatulenze. Sono pochi coloro che si recano dal medico fatta eccezione per coloro che avvertono una certa dolenzia, non intensa ma ricorrente, all’ipocondrio destro o all’epigastrio, talora associato ad un lieve rialzo termico in serata. Nella microlitiasi biliare costituita da calcoli piccolissimi (meno di 3 mm) costituiti da cristalli di colesterolo monidrato, bilirubinato di calcio ed altri sali, oltre alla colecisti acuta, si può andare incontro ad una ben più grave pancreatite acuta. Nei numerosi casi con sintomatologia aspecifica se non si esegue un’ecografia epatica non si può avere alcuna certezza di litiasi biliare.

La diagnosi differenziale va posto non solo con le patologie gastroduodenali e pancreatiche ma, molto più spesso, con l’intestino irritabile (specie il colon). La terapia della colica si avvale dell’uso di spasmolitici per via intramuscolare, metaclopramide nel vomito. E’ sempre raccomandabile una dieta adeguata evitando grassi e fritti, favorendo l’apporto di fibre vegetali. In tutti i casi è consigliabile un ciclo di sei mesi a base di acido ursodesossicolico (es. deursil 450 mg, una cpr la sera) ripetendo poi l’ecografia epatica. Secondo la mia esperienza solo nel 20% dei soggetti i calcoli si dissolvono completamente.