Più che un ospedale un poliambulatorio, quasi una residenza sanitaria assistita.
di Graziarosa Villani
L’emergenza sanitaria sta dando l’ultimo ennesimo colpo al presidio ospedaliero del Padre Pio di Bracciano che sta mutando forma. Salvato grazie alla mobilitazione popolare e dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha ordinato il rispetto della cosiddetta “golden hour” salva-vita, il Padre Pio sta perdendo progressivamente la sua veste di ospedale.
In principio fu il taglio della neonatologia. Il reparto imputato di non raggiungere i 400 parti l’anno venne chiuso. Ma i bambini al Padre Pio di Bracciano continuarono a nascere malgrado tutto in situazioni di emergenza. Venne poi il tempo della chiusura di ostetricia e ginecologia, struttura un tempo di riferimento di molte donne del territorio. Degli 80 posti già residui al tempo della presidente regionale Renata Polverini che non si fece scrupoli di tagliare la sanità del territorio a favore dei grandi poli di Roma, oggi il Padre Pio di Bracciano conta solo 36 posti letto. Anche i 16 posti del reparto diviso tra chirurgia ed ortopedia ed “inaugurato” a marzo, con grave disappunto dei chirurghi in organico, in queste ore hanno dovuto soccombere all’emergenza Covid-19. Ma il direttore sanitario dell’ospedale di Bracciano Antonio Carbone prosegue nel dichiarare che non c’è alcuna volontà da parte dell’azienda sanitaria di chiudere l’ospedale, anzi. Intanto, in questi giorni a Bracciano non si effettuano operazioni chirurgiche se non per interventi salva vita. Le operazioni già programmate sono state dirottate, con un ordine di servizio, al San Paolo di Civitavecchia (mai viceversa), mentre le prossime potrebbero essere indirizzate verso la Clinica Silicato di Civitavecchia. “Faremo – spiega Carbone, da noi ascoltato – un accordo per noleggiare le loro sale operatorie. Lì opereranno i nostri chirurghi”.
Con comunicati rassicuranti l’azienda taccia come fandonie le notizie del progressivo depauperamento del nosocomio. Ma a parlare sono i numeri, 36 posti di medicina non Covid, non di più. Si ricorda che l’ospedale di Bracciano aveva un tempo vari reparti: medicina uomini e donne, chirurgia, ortopedia, ginecologia/ostetricia, neonatologia oltre a letti per assistenza dializzati. Il presidio, malgrado le dichiarazioni contrarie, non ha mai smesso di sentire sulla pelle, nell’ambito di uno scellerato accorpamento delle ex Unità Sanitarie locali nell’ambito della grande Asl Roma F (oggi Roma 4), la pressione di Civitavecchia in termini di svuotamento di mezzi e competenze. Il direttore sanitario Carbone, ci tiene a precisare che “sono in corso i lavori per 30 posti di lungodegenza”.
Una dichiarazione che conferma la mutazione dell’ospedale verso caratteristiche più vicine ad una residenza per anziani. Altre novità delle quali parla Carbone e l’avvio dell’ambulatorio di oncologia, prima assente e di una struttura di riferimento per la cura del piede diabetico. Di ordine di servizio in ordine di servizio, tra un’emergenza e l’altra, il nosocomio di Bracciano ha cambiato faccia. Una trentina di posti letto in tutto, i 30 di lungodegenza dovranno arrivare.
“Quando?” Chiediamo a Carbone. La risposta: “almeno un anno”.