SALVO D’ACQUISTO
Visto con gli occhi di una mamma
Ci sono esperienze che ci cambiano per sempre, in meglio. Come è successo a Rita Pomponio accettando di scrivere la biografia di Salvo D’Acquisto. Nessuno prima di lei si era preso la briga di conoscere la famiglia, nonostante i fiumi d’inchiostro e le pellicole a lui dedicate, il telefono del fratello Alessandro D’Acquisto, che all’epoca della tragedia aveva solo 3 anni, non ha mai squillato. Ma i tempi erano maturi e la curiosità alta dato l’avvio del processo di beatificazione e Rita la persona capace di dare voce alla mamma di Salvo che voleva si sapesse chi era il figlio, oltre la divisa.
“Tanto più siamo capaci di amare e donare noi stessi, tanto più significativa sarà la nostra vita” nelle parole del Nobel della letteratura Hermann Hesse, l’agire del giovane eroe fucilato a Palidoro il 23 settembre 1943 nel corso della Seconda guerra mondiale.
«Non si è svegliato un giorno pensando di fare l’eroe, era così fin da piccolo». Un episodio in particolare a dimostrazione di chi fosse: intervenuto contro le prepotenze subite da una bambina che vendeva i fiori in strada da parte di alcuni coetanei, buttò i libri a terra urlando verso dei ragazzi che oggi chiameremmo bulli. Dicevano che la bambina, segnata da Dio, portava male. Una superstizione ancora radicata verso la diversità: la bambina aveva un occhio di vetro, che Salvo bacio davanti a tutti.
Lo sapevate che…
Aveva l’abitudine di andare la domenica mattina negli ospedali con lo zio Peppino per portare dolciumi e compagnia ai malati incurabili, aveva smesso di studiare Salvo per aiutare la famiglia, costruiva bambole, dipingendone il volto fatto in cartapesta. Una bambina in particolare a cui lui si era affezionato un giorno gli chiese una bambola dai capelli neri come i suoi, ma la settimana dopo quando tornò con il dono trovò il letto vuoto con il materasso piegato in due. Alla notizia della sua morte – racconta lo zio – Salvo pianse a lungo seduto sulle scale con la bambola accanto.
Così Rita Pomponio :“Dai racconti dei generali, discutibili, non emerge chi fosse Salvo. Per esempio, c’è quel quadro con lui che apre la giacca e si fa sparare, mentre lui era in borghese, indossava una camicia celeste e pantaloni grigi quel giorno. Solo le scarpe e la cinta erano della divisa. Ciò che resta delle scarpe, in parte consumate, si trova al museo storico e non solo quelle. C’è un sacchetto di velluto, lo vidi durante una visita speciale al museo. Cosa nasconde il velluto è tutt’ora un mistero, per paura di perdere il cimelio non è stato mai toccato. Perplessa e curiosa pensai che utilizzando i raggi X sarebbe facile e senza rischi scoprirne il contenuto. Penso ancora sia possibile e continuo a chiedere di procedere in tal senso. Lo sto dicendo a tutti, invano.
Il motivo di tanta curiosità? Mi torna in mente la nonna, a cui Salvo era molto legato, per il giorno della Prima Comunione gli donò una corona facendosi promettere di non separarsene mai. Infatti, il nipote è morto con il rosario tra le mani, da testimonianze dirette ho appreso che le donne del borgo il 12 ottobre del ‘43 disseppellirono il corpo da sotto la sabbia per onorarlo. Lo trovarono ancora intatto con in mano la corona: e se fosse nel sacchetto di velluto conservato al museo? Mi piace pensarlo.
Dicono che procederanno, era il 2019. Confido nel prossimo direttore del “Museo Salvo D’acquisto”.
Come nasce tanto amore?
L’avventura iniziò incontrando il fratello Alessandro. Era il 2006 e passai la giornata ad ascoltarlo parlare di Salvo, dei genitori, nonni, della loro casa. Una forte esperienza fu la visita a Santa Chiara per incontrare il rettore. Nel suo studio abbiamo avuto l’occasione di vedere foto inedite e, con mio stupore, i resti del corpo: denti, frammenti di ossa e capelli prelevati per la ricognizione canonica necessaria per la causa di beatificazione. Provai un forte dolore in quel momento: quello di una madre”.
Un’altra verità sul vicebrigadiere dei Carabinieri, molto diverso da come è stato rappresentato nel film di Sironi interpretato da Beppe Fiorello nel 2003, basato sulle dichiarazioni di un generale oggi in pensione dove Salvo è quasi dipinto come un donnaiolo quando invece era tutt’altro. Nutriva un profondo rispetto per la figura femminile. In una lettera dall’Africa esorta la mamma a far studiare le due sorelle “per essere donne libere e autonome”.
Questi e tanti altri episodi sono presenti nel libro “Salvo D’Acquisto il Martire in Divisa” di Rita Pomponio, portavoce della famiglia D’Acquisto.
RITA POMPONIO
Scrittrice e autrice della biografia “Salvo D’Acquisto, il Martire in Divisa”.
È presidente e fondatrice del Premio Jean Coste, per promuovere la ricerca storico-archeologica tra gli alunni delle scuole romane.
Sabato 23 settembre, in occasione dell’80° anniversario del sacrificio del Vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, avrà luogo, in località Torre di Palidoro (Rm), la commemorazione solenne, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del fratello del decorato Alessandro.
Il Capo dello Stato, riferisce una nota dell’Arma, deporrà una corona d’alloro ai piedi della stele commemorativa e, al termine della cerimonia, visiterà il Polo Museale firmando il Registro d’Onore. Presente alla cerimonia la dottoressa Pomponio.
Intervista di Barbara Pignataro
Le foto di Salvo D’Acquisto
una gentile concessione di Rita Pomponio