IL GRASSO CHE FA BENE
Purché sia bio, extravergine ed estratto a freddo!
Del cocco non si butta nulla, tanto è prezioso!
Se ne ricava polpa, olio, latte e acqua. Ma ciò che ne fa un alimento straordinario è proprio l’olio.
La gran parte dei grassi della nostra dieta, che siano saturi o insaturi, sono acidi grassi a catena lunga, l’olio di cocco è composto invece da acidi grassi a catena media, che gli conferiscono straordinarie proprietà nutrizionali e curative. Sono circa 2000 gli studi scientifici riguardanti l’olio di cocco, 200 dei quali riguardano specificamente i benefici.
“La lunghezza degli acidi grassi è un parametro importante perché il nostro organismo metabolizza gli acidi in modo differente in base alla grandezza. – spiega la naturopata Monica Bertoletti (www.food4care.it), alias Monique Bert, nel gruppo fb Medicina Evolutiva, Naturopatia e Dentosofia e coautrice Tiroide Approccio Evolutivo, gruppo fb creato dal dr Andrea Luchi – Gli acidi grassi a catena media sono più digeribili e più idrosolubili, non necessitano di enzimi pancreatici e bile per la loro digestione, per cui non gravano sui sistemi enzimatici dell’organismo.
A differenza degli acidi grassi a catena lunga, che dopo i passaggi digestivi e intestinali vengono trasportati nel corpo e rilasciati in piccole particelle nel sangue, creando ostruzioni, gli acidi grassi a catena media pur seguendo un percorso analogo, son già completamente scomposti quando lasciano lo stomaco e quando arrivano nel tratto intestinale vengono immediatamente assorbiti nella vena porta e inviati al fegato, dove vengono utilizzati come fonte di combustibile per produrre energia. Per questa ragione non ostruiscono le arterie, non producono placche arteriose né grasso corporeo: sono utilizzati per produrre energia! L’olio di cocco migliora l’assimilazione delle altre sostanze nutritive, previene le carenze di vitamine del gruppo B (facilitandone l’assorbimento), migliora il metabolismo del calcio e la salute ossea. Anche il latte materno che è una buona fonte di acidi grassi a catena media, è più nutriente e offre maggior protezione antimicrobica dalle infezioni al neonato, se la madre consuma olio di cocco. Il latte materno aumenta in circa mezza giornata la percentuale di acido laurico e caprilico se si consumano 3 cucchiai di olio di cocco, potenziando la funzione protettiva del latte e migliorando la crescita e lo sviluppo del bambino, proteggendo dalle infezioni soprattutto nei primi mesi di vita, quando il sistema immunitario è in una delicata fase di sviluppo. Grazie all’utilizzo immediato da parte del fegato degli acidi grassi a catena corta, l’olio di cocco migliora il metabolismo, contribuisce a mantenerci vigili e ci offre una sferzata di energia pressoché immediata. E’ un’azione sottile e durevole, non crea dipendenza o assuefazione (a differenza della caffeina).
Per gli sportivi può coadiuvare le prestazioni riducendo la stanchezza e l’affaticamento.
Nell’antica visione medica cinese un fegato affaticato produce una serie di effetti corporei specifici, fra cui un rallentamento tiroideo. In realtà sappiamo che è proprio la tiroide a rallentare il metabolismo e quando il suo funzionamento si riduce, tutti i processi rallentano: digestione, guarigione e riparazione, risposta immunitaria, produzione di ormoni e degli enzimi, temperatura più bassa e così via. Tutto funziona più lentamente e iniziano a subentrare anche altri problemi di salute.
Se il malfunzionamento della tiroide non è legato ad altre patologie o a fattori genetici, l’olio di cocco può dare sollievo a diversi sintomi, soprattutto se si segue un’alimentazione adeguata a supportare il problema.
L’olio di cocco ha un effetto stimolante sulla tiroide, la rimette in moto a un livello di efficienza superiore, certo, come dicevo occorre riequilibrare la malnutrizione conclamata retrostante.
Un’altra importante caratteristica dell’olio di cocco, è che il suo utilizzo non richiede nemmeno l’intervento dell’insulina, alleggerendo così il sistema anche in caso di patologie come il diabete o insufficienza pancreatica e non dimentichiamo l’importante impatto che gli eccessi insulinici hanno sui quadri endocrini con predominanza estrogenica.
L’azione antimicrobica aggiuntiva che esercita sul latte materno citato più sopra è valida anche per gli adulti, agisce su germi, parassiti e malattie infettive, aiutando a debellare batteri, funghi, virus e parassiti.
Negli ultimi quarant’anni la ricerca evidenzia che gli acidi grassi a catena corta dell’olio di cocco uccidono batteri che provocano infezioni del tratto urinario, polmonite, gonorrea, sono letali per lieviti e funghi che causano fastidiose malattie come piede d’atleta e candidosi.
L’acido laurico che è l’acido grasso più importante del cocco (ne costituisce il 50% dei grassi), nel corpo umano e animale si trasforma in monolaurico che è un monogliceride ad attività antivirale, antibatterica e antiprotozoica nel tratto digerente, utilizzato dall’organismo per distruggere i lipidi che rivestono i virus come HIV, herpes, citomegalovirus, e altri batteri patogeni come quello che causa l’ulcera (Helicobacter Pylori), i virus che provocano influenza, morbillo, mononucleosi ed epatite C, streptococchi emolitici. La polpa e l’olio di cocco uccidono ed espellono parassiti come la tenia, i pidocchi e la giardia.
Si è dimostrato utile anche, grazie all’acido caprico, contro la clamidia e altri batteri a trasmissione sessuale.
Nessun rischio di assuefazione nell’utilizzo reiterato, non si sviluppa cioè resistenza come succede con gli antibiotici. Inoltre, a differenza di questi ultimi, l’olio di cocco lascia illeso il microbiota, ragion per cui anche le infezioni da candida di cui molti persone sono afflitte in forma subclinica, non diventano infestanti.
Nelle malattie croniche intestinali (IBS, morbo di Chron e coliti ulcerose) l’olio di cocco offre giovamento agendo sulle cause a monte delle lesioni, spesso create da microorganismi che danno origine a infezioni croniche localizzate di basso grado e febbre.
A differenza di altri olii che perossidano in cottura, l’olio di cocco contiene grassi saturi molto stabili e altamente resistenti alla perossidazione, che ne impediscono l’irrancidimento con la loro azione antiossidante, limitando tutti i danni che ne derivano, come l’alta produzione di radicali liberi altamente infiammatori.
In sintesi 40 anni di ricerche evidenziano i benefici succitati a patto di farne un uso sensato, in giusta combinazione e proporzione con gli altri acidi grassi.
Utilizzato a queste condizioni di equilibrio il rischio di aterogenicità è neutro. Anzi, la Chlamydia pneumoniae, è uno dei microorganismi sospettati di avere un ruolo importante nello sviluppo dell’aterosclerosi, attivando un processo infiammatorio che provocherebbe l’ossidazione delle lipoproteine con induzione di citochine e viene inattivata proprio dagli acidi laurico e monolaurico, così come caprico e monocaprico, presenti nel cocco.
La d.ssa Newport, medico USA, ne ha sperimentato l’efficacia sul marito affetto da Alzheimer, somministrando da 4 a 8 cucchiai al dì, sfruttandone l’effetto in combinazione con una dieta chetogenica, al fine di nutrire correttamente le cellule cerebrali in sofferenza, che non riescono a utilizzare correttamente il glucosio nelle malattie neurodegenerative. Ha osservato benefici dimostrati dalla risonanza magnetica, con diversi effetti degni di nota su deambulazione e funzioni mnemoniche. Tuttavia non vi consiglierei mai il fai-da-te in situazioni così complesse come la malattia di Alzheimer. Però è chiaro che si aprono nuovi scenari nella cura di malattie come AD, Parkinson e SLA.
L’azione dell’olio di cocco sul cancro è altrettanto interessante: interferisce nella replicazione cellulare, promuove un’azione antiossidante, protegge le cellule sane, inattiva molti fattori carcinogenetici come le aflatossine e altri contaminanti alimentari e cancerogeni.
La noce di cocco è considerata un alimento alcalinizzante e ha un potente effetto anticarie se utilizzata nell’oil pulling antica pratica della medicina ayurvedica, che consiglio a tutti.
Infine, l’olio di cocco è parte della formula del Monoi di Tahiti, un olio profumatissimo che mantiene la pelle setosa e giovane. Contiene numerosi acidi grassi dal potente effetto idratante, emolliente e nutriente. Viene usato anche come doposole. Applicato sul corpo aiuta a prevenire la secchezza, mantenendo la pelle morbida ed in condizioni ottimali. Applicato sui capelli ritarda l’incanutimento, lucida lo stelo, aumenta il volume e risalta lo splendore. Non filtra i raggi UVA -avendo un SPF intorno a 7.
E’ anche un ottimo veicolante per la preparazione di un oleolito miracoloso sulla circolazione linfatica con le essenze di arancio, cipresso e limone. Viene anche utilizzato in malattie come la SLA, sugli arti colpiti, con risultati molto interessanti.
La condizione FONDAMENTALE affinché possiamo ricavarne tutti questi benefici è l’utilizzo di olio di cocco o crema di cocco di origine certificata biologica, extravergine e spremuto a freddo. E’ davvero molto importante che non subisca alcun trattamento che ne alteri le preziose proprietà, evitare anche quelli deodorati.
Simbolicamente – conclude Monica Bertoletti- raffigura il nutrimento femminile e materno, sia per il latte, sia per la sua capacità di prendersi così ampia cura degli esseri viventi: ve ne consiglio caldamente un uso quotidiano!”