di Giovanni Zucconi
Quando mi chiedono di quale partito io sia, rispondo sempre indicando che l’ultima volta ho votato quel tal soggetto politico. Trovo questa una risposta obbligata per chi ha la pretesa di considerarsi una persona libera. “Appartenere” stabilmente e integralmente ad un partito o ad un’area politica, lo considero, parere personale, la tomba del libero arbitrio. Questo perché un partito, un movimento, ha necessariamente una sua propria piattaforma programmatica, elaborata da una classe dirigente, spesso politica di professione, che diventa un atto di fede per molti. E in queste condizioni è difficile fare dei personali distinguo dalla linea ufficiale. Per i soliti meccanismi che regolano l’appartenenza ad una fede, ad una linea politica, ad una squadra di calcio o a una contrada, è molto difficile smarcarsi con idee proprie. Alternative o semplicemente solo parzialmente critiche. Si finisce sempre per aderire in toto alla posizione dominante di quell’area politica. Se sei di destra, su determinati temi assumerai regolarmente una posizione allineata con i tuoi solidali politici. La stessa cosa se sei di sinistra. Lo si è potuto verificare su temi complessi come quello dell’immigrazione. Le posizioni che puoi trovare sulle pagine social, per esempio, sono sempre o bianco o nero. Ognuno che condivide solo i post che la propria collocazione politica impone. Con un meccanismo che non fa altro che aumentare la radicalizzazione delle rispettive posizioni. Il problema è che il mondo non è fatto sempre di bianco o nero. È pieno di sfumature. E soprattutto le differenze tra le varie posizioni su temi fondamentali, in assenza di interessi specifici e personali, sono, a mio parere, necessariamente differenze artificiose. Le risposte ai problemi più importarti per una popolazione non possono che essere univoche. Il bene non può che essere uno. Ci può essere qualche sfumatura dovuta all’appartenenza a specifici processi culturali o antropologici, ma non ci possono essere due soluzioni pienamente valide ad un importante problema sociale. Perché ho sentito la necessità di scrivere questo pippone? Perché sto assistendo ad un fenomeno curioso e, per me, irritante. Credo che pochi temi, come quello della difesa dell’ambiente, siano così oggettivamente universali. Ricco o povero, giovane o anziano, bracciante o professionista, uomo o donna, tutti viviamo sulla stessa Terra e respiriamo la stessa aria. Non mi verrebbe mai in mente che ci possano essere posizioni alternative su questo tema. Non è un tema da destra o sinistra. È come se in un appartamento la famiglia che lo abita si dividesse sul tema di stabilire se è meglio vivere nella sporcizia e con i vetri rotti, oppure in una casa ordinata e pulita. Eppure, è quello che si osserva leggendo i giornali o i post delle pagine dei nostri amici su Facebook. L’Ecologia è diventato improvvisamente un tema che divide la destra dalla sinistra. Giornali abitualmente schierati a destra stanno pubblicando in questi giorni articoli che denigrano la manifestazione ecologista organizzata dai giovani il 15 marzo scorso. Articoli regolarmente riproposti sulle pagine dei miei amici “di destra”. E non sono casi isolati. In questi giorni si stanno riproponendo, sui stessi giornali e sulle stesse pagine Facebook, dei vecchi interventi di noti scienziati che, con argomentazioni che andrebbero accolte con un sano spirito critico, minimizzano gli allarmi dei climatologi sulla deriva che sta prendendo il clima del nostro pianeta. Interventi che vengono esaltati per la loro provenienza. Addirittura, un intervento è di Rubbia, un stimato premio Nobel. Non voglio fare l’errore di entrare nel merito delle argomentazioni di questi scienziati. Non è questa la sede. Voglio solo sottolineare come questi vecchi interventi siano stati riesumati e ripubblicati solo da giornali di destra e da persone dichiaratamente di destra. Tutti insieme e tutti nello stesso momento. Palesemente in reazione alla manifestazione del 15 marzo, evidentemente considerata erroneamente di sinistra. Su questa linea c’è anche il tentativo di smontare la credibilità di Greta Thunberg, la giovanissima attivista svedese che sta combattendo per lo sviluppo sostenibile del nostro Pianeta. Che sia un personaggio molto particolare, forse troppo, trova d’accordo anche me. Ma la battaglia che sta portando avanti è veramente contraria agli interessi delle persone che si professano di destra? Respirano un’aria diversa? Quelli di sinistra sono più preoccupati perché mangiano pesci pescati in posti meno salubri, con più microplastiche? Quelli di destra continuano a vivere il clima dei loro nonni, con le quattro stagioni canoniche?O è soltanto il meccanismo di “appartenenza” dichiarata ad uno schieramento che costringe ad allinearsi, senza nessuno spirito critico, alle posizioni dominati della “propria” parte politica? Se sei della Roma, Totti non sbaglia mai. Qualsiasi cosa faccia. Trovo questo atteggiamento uno dei grandi mali che ci porterà alla rovina. Che ci impedirà di trovare, quando necessario, la soluzione giusta per tutti. Che sicuramente esiste, e sulla quale tutti potrebbero e dovrebbero trovarsi d’accordo. Ma purtroppo continueremo, imperterriti, a giocare su Facebook,o sui vari media, sulla pelle di tutti. Ognuno allineato al proprio pollaio.