Stagionali: torna la cantilena sulla difficoltà di trovare camerieri, cuochi, baristi o bagnini. Ma gli imprenditori quanto offrono in cambio?
Inizia la stagione estiva e le attività commerciali legate al turismo partono alla ricerca di personale stagionale. Ebbene anche quest’anno, gli imprenditori lamentano la mancata risposta del personale specializzato e non, alle proposte. Nelle località più gettonate, come Toscana, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna segnalano dai 5000 ai 7000 lavoratori mancanti all’appello. Data l’impennata di disoccupazione post-covid la notizia incuriosisce. Viene da chiedersi i motivi di tale fenomeno. La risposta degli imprenditori, una costante oramai, sembra essere che i giovani non hanno voglia di lavorare, non sono disposti a fare sacrifici.
Intanto, dai centri per l’impiego veniamo a conoscenza che non sono presenti solo giovani nelle liste, anzi una grande fetta di disoccupati è rappresentata dalla popolazione tra i 40 ai 55 anni, sopratutto le donne. Il dato non stupisce, sono le prime a perdere il lavoro. Inoltre si scopre anche che sono rari gli imprenditori che si rivolgono al centro per l’impiego, preferendo la ricerca diretta o tramite agenzie interinali. Il motivo forse è legato alla realtà, che sembra essere diversa da quella che raccontano. La paga offerta è sproporzionata rispetto alle ore ed alle mansioni richieste. Cercano competenza, disponibilità immediata, orari flessibili offrendo mediamente 4 euro l’ora. Basta pensare ai tanti studenti che durante l’estate troviamo impiegati in spiaggia, nei bar, tra discoteche e ristoranti con turni anche di 10 ore.
Ma è sempre stato così il mercato del lavoro? É certo che la tendenza degli ultimi anni è quella di riversare la colpa sul reddito di cittadinanza, sul poco spirito di sacrificio dei cittadini anziché pensare che la stragrande maggioranza degli stagionali semplicemente difende la propria dignità. Lavorare 7 giorni su 7 oppure 6 è una scelta che molti giovani affrontano con il sorriso alla ricerca d’indipendenza, per prendere la patente, per un viaggio oppure gli studi. Chi offre un compenso poco rispettoso agisce approfittando della “fame” diffusa, si parla poco di questo aspetto sui media dando voce invece alle lamentele del settore turistico in crisi: gli inprenditori non trovano facilmente personale disponibile a farsi sfruttare.